Lo afferma la co-fondatrice e presidente dell’emittente di ETP sulle criptovalute che registra un aumento considerevole dell’interesse per l’asset class dalla quotazione dei primi ETF su Bitcoin e Ethereum negli USA.
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Il 2024 è un anno che passerà alla storia per le criptovalute. A gennaio la SEC ha approvato il lancio degli ETF sul Bitcoin negli Stati Uniti e il mese scorso ha dato il via livera anche a quelli su Ethereum. A maggio c’è stata poi la quotazione dei primi ETN sulle due maggiori criptovalute nel Regno Unito per gli investitori professionali, mentre a Hong Kong il trading di sei ETF sul Bitcoin è iniziato già fine aprile. Infine, la ASX securities exchange ha garantito che anche in Australia presto sarà approvato un ETF spot sul Bitcoin.
Ma sono solo gli ultimi episodi dello sbarco delle criptovalute nella finanza mainstream. Un processo di accettazione che sta avvenendo anche dal punto di vista normativo: l’esempio più concreto si è avuto con l’approvazione in Europa nel 2023 del regolamento sulle cripto-attività MiCA. In questi mesi così effervescenti per il mondo delle criptovalute FundsPeople ha incontrato Ophelia Snyder, co-fondatrice e presidente di 21Shares, primo emittente al mondo di ETP sulle criptovalute nato nel 2018 a Zurigo, società rappresentata in Italia dal managing director e responsabile per il Sud Europa Massimo Siano.
“Tutti questi provvedimenti non sarebbero stati presi se gli investitori, sia istituzionali sia retail, non avessero mostrato un solido interesse per accedere a soluzioni per il trading di asset digitali”, spiega Snyder. “Abbiamo sempre pensato che esistesse una domanda per questo tipo di soluzioni e che la nostra società doveva essere al centro di quel processo che porterà le criptovalute a giocare un ruolo fondamentale nell’evoluzione dei sistemi finanziari, rendendole più facili, sicure e convenzionali da scambiare. Le recenti novità normative e la crescente accettazione di questi asset sembrano confermare che la nostra visione era giusta”, dice la manager.
Nascita e traguardi di 21Shares
“21Shares è nata con l’intento di colmare il gap tra finanza tradizionale e decentralizzata”, spiega Snyder. “Il primo dei nostri prodotti (che sono collateralizzati al 100%) è stato lanciato nel 2018 e sei anni dopo abbiamo la più ampia gamma di ETP al mondo, con oltre 40 soluzioni quotate su alcune delle borse più grandi e liquide al mondo, tra cui Nasdaq OMX, Euronext, Deutsche Borse and SIX”, spiega la manager. “In questo modo, offriamo a sempre più investitori la possibilità di investire in asset digitali semplicemente tramite la loro banca o il loro broker, eliminando le complicazioni legate alla fiscalità, alla custodia e i rischi operativi legati alla detenzione diretta di criptovalute”, dice Snyder. “Siamo orgogliosi dei traguardi raggiunti finora. Nel marzo di quest’anno, 21.co, la parent company a cui fa capo anche 21Shares, ha superato i 5 miliardi di dollari in masse gestite”, dice.
“Quando assieme a Hany Rashwan abbiamo fondato 21Shares il nostro obiettivo era risolvere un problema molto specifico: creare qualcosa che permettesse di acquistare e vendere criptovalute anche ai nostri genitori”, dice Snyder. “Io sono figlia di una donna nata e cresciuta in Italia, che nella sua vita ha avuto ruoli importanti nel business management e che si è interessata alle criptovalute da quando scoppiò la Grande Crisi Finanziaria”, prosegue. “Tuttavia, è sempre stata scettica nel dare i suoi dati e i suoi soldi a provider di portafogli digitali e a crypto exchange che non avevano una storia, un track record e nessuna trasparenza e così non ne ha mai acquistate”, dice la manager.
Alla conquista dei portafogli istituzionali
Ma l’universo cripto non è semplice da comprendere e, soprattutto, è in rapida e continua evoluzione. Per questo, secondo la co-fondatrice di 21Shares, la formazione e la chiarezza normativa saranno indispensabili per la diffusione degli asset digitali tra gli investitori. In particolare tra quelli istituzionali, dal momento che il fenomeno cripto è esploso per l’enorme interesse che Bitcoin e compagni hanno saputo suscitare tra gli investitori al dettaglio, lontano dal mondo delle grandi istituzioni finanziarie. “Da quando USA e Regno Unito hanno quotato ETF e ETN, di fatto hanno inquadrato le criptovalute sottostanti sotto una certa categoria di asset, incrementando la chiarezza ed eliminando il rischio normativo”, dice l’esperta. “Da quel momento abbiamo osservato che l’interesse degli istituzionali è aumentato in modo considerevole, dato che quegli asset erano diventati ‘improvvisamente’ più appetibili”, spiega. “Inoltre, notiamo anche come ci sia ancora tanto bisogno di formazione per questa categoria di investitori, i quali solo ora stanno iniziando a comprendere che questi prodotti non sono destinati solo ai retail e che le criptovalute possono avere un ruolo di rilievo anche in portafogli più ampi”, conclude Snyder.