Un modello replicabile, all’interno di un processo solido e “svincolato” dal singolo professionista che lo attua. È in questo modo che la squadra di fund selection di BCC Risparmio & Previdenza disciplina l’attività di selezione, con un’impostazione rigorosa e collaudata. A supervisionare il processo è Daniel Squindo, responsabile fondi di fondi e advisory della SGR del Gruppo BCC Iccrea, che nel team di fund selection conta otto componenti. “Io supervisiono il processo nella sua interezza”, afferma Squindo, specificando come la selezione si suddivida tra una parte quantitativa e una qualitativa affidate agli “gli owner dei peer group”. Per chiarire le figure di “owner” occorre fare un piccolo passo indietro a quanto già spiegato nel dialogo con David Karni, responsabile portafogli di investimento della società, che indica come ciascun componente del team sia a capo di diversi peer group di interesse (focalizzati sugli azionari o sugli obbligazionari, nell’esempio più classico) e a cadenze periodiche (mensili o trimestrali) sia incaricato di rivedere le posizioni in portafoglio. “Noi siamo una struttura matriciale”, afferma Squindo, sottolineando come i componenti del team non si limitino alla fund selection ma siano anche portfolio manager. La fund selection, tuttavia, non è a uso del singolo professionista ma dell’intero team: “Questo serve a ridurre al minimo un potenziale conflitto di interesse: un portfolio manager, ad esempio, del desk gestioni patrimoniali, seleziona fondi che saranno inseriti all’interno del portafoglio di un altro collega. Sono rari i casi in cui un portfolio manager è anche fund selector dei prodotti che detiene nel suo portafoglio: nella maggior parte dei casi si tratta di una scelta ‘terza’”.
Squindo (BCC R&P): “Una struttura ‘matriciale’ per una fund selection a uso dell’intero team”

E qui si introduce il tema dell’analisi, che parte dalla “comparazione dei fondi e dalla compilazione di una scheda: si tratta di un’attività di tipo ‘qualitativo’ in questo caso, ma nello sviluppo di questa analisi ci siamo dati delle regole di tipo quantitativo, in modo da riuscire a declinare in dati le valutazioni, e ottenere uno scoring finale del processo qualitativo”. L’obiettivo, sul fronte quantitativo è quello di “far girare il modello” e aggiornare le anagrafiche dei prodotti analizzati, “affinché emergano sempre risultati congrui. È un lavoro che richiede tempo: è importante che tutti gli ingredienti siano corretti affinché il modello restituisca output sensati”.
Da questa base di partenza si articola tutto il lavoro della squadra. “Siamo consci che è necessaria una forte esperienza professionale, tuttavia, se cambiano gli elementi della squadra, perché entra una nuova risorsa o qualcuno va a occupare un’altra mansione, il modello deve essere replicabile”. Ciascun professionista, ovviamente, lo declina con le sue esperienze e capacità “ma le linee guida sono ben tracciate”.
1/3Le linee guida determinano il lavoro, anche in termini “previsivi”, elemento palpabile nel momento in cui si fa il punto sulle strategie che, nel 2023, attrarranno l’attenzione del team. “Lo scorso anno abbiamo assistito a un aumento dell’attenzione per il value dopo un lungo periodo in cui i mercati erano dominati dai titoli growth”, sottolinea Squindo. “Anche nei nostri portafogli, negli ultimi anni era presente una forte allocazione growth, tuttavia, già da diversi mesi avevamo optato per un posizionamento più difensivo, con asset class un po’ più quality in alcuni casi, in altri più value, in questo modo siamo riusciti a fronteggiare quello che è stato il ‘tracollo’ dei fondi growth lo scorso anno”. Lo scopo di un lavoro previsivo, continua l’esperto, “è avere sempre lo strumento adatto per ogni situazione di mercato, analizzando anche peergroup magari non in voga in quello specifico momento, ma che lo potrebbero essere in un prossimo futuro, poiché il lavoro di fund selection deve essere meticoloso e, necessariamente, richiede tempo ed energie”.
2/3Certo è che un tema che resterà al centro degli interessi di BCC R&P (come delle altre società intervistate da FundsPeople) è quello della sostenibilità: “Puntiamo nei prossimi mesi ad allargare sempre di più la platea degli investimenti sostenibili, anche con l’introduzione di strategie total return ESG (il cui numero è aumentato in tempi recenti). Questo, però, sempre con una forte attenzione all’effettivo rating ESG, che è una componente ‘di peso’ del rating finale che assegniamo a un fondo”. Questo dettaglio, in un anno in cui molte strategie articolo 8 e 9 (SFDR, .ndr) hanno visto una ricollocazione (e in molti casi un downgrade) è determinante. “Fare una buona selezione dei fondi all’inizio – conclude Squindo – significa anche individuare prodotti che, alla prova dei mercati, non saranno downgradati”.
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