Stati Uniti, l'economia continua a crescere nonostante i timori di una recessione

Bandiera Usa
Immagine concessa: Thomas Hawk (Flickr, Creative Commons)

La forte crescita economica registrata negli Stati Uniti prosegue in un momento di grandi timori per una possibile recessione. Guardando agli ultimi dati, nel 2023 la crescita economica nominale degli Stati Uniti è stata in media del 5,8%, in parte favorita dall'aumento dell’inventario.

Per contestualizzare questo dato, il grafico di DWS riportato qui sotto mostra la variazione nominale destagionalizzata del prodotto interno lordo (PIL) rispetto all'anno precedente e il saldo primario del governo statunitense corretto per il ciclo come percentuale del PIL potenziale.

Secondo gli esperti della società le prime letture del PIL per ogni trimestre tendono a essere soggette a revisioni, mentre molte delle stime e degli aggiustamenti sottostanti non sono sempre precisi. Tuttavia, è interessante notare che, con il 3,9% del PIL, il governo degli Stati Uniti ha registrato un deficit superiore di circa il 2,5% rispetto al 2022, anche dopo aver corretto per il ciclo economico. "Ipotizzando un moltiplicatore fiscale moderatamente efficace (diciamo, da qualche parte nell'ordine dello 0,5-0,75%), ciò suggerirebbe che una parte consistente della crescita dello scorso anno sia dovuta alla gestione di un deficit così elevato da parte dello Zio Sam", dicono da DWS.

Una questione di dati

Inoltre, gli impulsi fiscali non devono essere confusi con i moltiplicatori della politica fiscale. In questo caso, a detta degli esperti, il motivo dietro l’aumento del deficit sembra essere in gran parte dovuto a un calo delle entrate fiscali, piuttosto che all'aumento della spesa pubblica. "Alcuni di questi fattori si spera si invertiranno: in particolare, la riduzione delle imposte sulle entrate ha rispecchiato la debole performance dei mercati dei capitali nei primi dieci mesi del 2023", proseguono. In altre aree, ci sono anche ritardi temporali; ad esempio, vari aggiustamenti annuali dell'inflazione alle disposizioni fiscali sembrano aver temporaneamente ridotto le imposte sul reddito, per coloro i cui guadagni non si sono ancora adeguati all'inflazione.

"Il punto cruciale è che è troppo presto per dire quanto pesino gli ultimi dati di crescita del PIL", sostiene Christian Scherrmann, economista statunitense di DWS. "Non c'è da stupirsi che la Federal Reserve continui a sottolineare quanto le decisioni di politica monetaria siano dipendenti dai dati", conclude.