La responsabile della divisione multi-manager della società spiega a FundsPeople la “duplice sfida” a cui fa fronte il settore della fund selection, tra prevalenza dei fattori macro, e gestione attiva e passiva.
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La responsabile della divisione multi-manager della società spiega a FundsPeople la “duplice sfida” a cui fa fronte il settore della fund selection, tra prevalenza dei fattori macro, e gestione attiva e passiva.
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Una sfida duplice. Da un lato quella di un mercato guidato, in tempi recenti, “sempre più da fattori macro economici e sempre meno da fattori micro”. Dall’altro il settore stesso della fund selection che si confronta con un’altra bipartizione: quella della gestione attiva/passiva. Un’alternanza, la definisce Stefania Taschini responsabile della divisione multi-manager di Anima SGR, che si allaccia alla “forte crescita rilevata negli anni scorsi del numero di fondi passivi ed ETF”. Nel colloquio con FundsPeople presso la sede della società che si affaccia lungo Corso Garibaldi a Milano, la professionista collega questa alternanza alla prima sfida citata: la prevalenza dei fattori macro che si è tradotta, nel passato recente, “nel lunghissimo periodo di forte emissione di liquidità da parte delle banche centrali, il QE, che ha contribuito alla difficoltà nella generazione di alfa da parte dei gestori attivi all’interno dei propri portafogli”. Un elemento che si protrae. Ma con un’inversione. “Oggi anziché di QE si parla di QT. Il contesto tuttavia è lo stesso: un mercato guidato da fattori esogeni che rendono più difficile gestire i portafogli in maniera attiva guardando ai fondamentali delle società”. Alla luce di questa difficoltà, Taschini richiama la centralità dell’azione del fund selector: “È il nostro ruolo che deve essere sempre più attivo, nel prestare attenzione a cosa si seleziona, nell’attenta due diligence sul prodotto da inserire nei portafogli”. Qui entra in gioco anche la capacità di individuare, in determinate classi di attivo, strategie a più basso tracking error, “con una sempre maggiore attenzione ai costi per il cliente finale”.
Tanto più alla luce di un 2022 in cui “è accaduto tanto e tutto insieme”, afferma Taschini, richiamando all’analisi i vari aspetti critici dell’anno: il conflitto, il cambio di atteggiamento delle banche centrali, le forti pressioni inflazionistiche. “Il tutto ha portato a un rialzo della volatilità sui mercati, sono saltate le decorrelazioni tra azionario e obbligazionario, e questo ha generato una forte correzione su quasi tutte le classi di attivo, a parte qualche rara eccezione sul fronte valute (vedi dollaro)”.
Un movimento atteso, anche se non di tale portata, e per questo in qualche modo anticipato dal team di fund selection di Anima. “Arrivando da un 2021 molto positivo, abbiamo cominciato a ristrutturare i portafogli già alla fine dello stesso anno – commenta la professionista –. Quello che si sta concludendo certo ha imposto un'elevata attività gestionale: il turnover in portafoglio è aumentato e di fatto abbiamo ridotto il rischio in ambito sia azionario sia obbligazionario”. In particolare nell’equity, al di là della riduzione dell'esposizione complessiva dei portafogli (“che è stata importante”), “abbiamo anche utilizzato coperture in opzioni e derivati”. Taschini ricorda come i portafogli azionari siano stati interessati, nell’anno, anche da una fortissima rotazione settoriale e di stile, “di fatto con la riduzione dell'esposizione allo stile growth e l’inserimento di nuovi gestori in ambito value”. Mentre sul fronte obbligazionario hanno guadagnato centralità l'allocazione complessiva e la duration di portafoglio, “abbiamo mantenuto per buona parte dell'anno sottopeso di duration, che poi è stata neutralizzata nel corso degli ultimi mesi”. Certo la selezione e il peso delle asset class in portafoglio sono costantemente misurati. Da ottobre, ad esempio, si è messo in atto un approccio un po’ più costruttivo sulle azioni: “Abbiamo dapprima chiuso i corti, quindi neutralizzato i portafogli rispetto ai benchmark, e ci siamo anche un po' ‘allungati di rischio’ in modo tattico”. Questo sovrappeso tuttavia è stato chiuso (“il movimento è stato importante e abbiamo sostanzialmente preso profitto”), e a oggi “la nostra view è cauta sia con riferimento alle azioni sia in termini di duration all’interno dei portafogli”.
1/3Un’analisi attenta e minuziosa, dunque, che, come anticipato, si confronta con lo scenario macro e con l’introduzione (anche) di investimenti passivi. “Il nostro universo strategico di partenza è costituito da fondi attivi – continua Taschini –. Nel tempo però abbiamo iniziato a introdurre nei portafogli strategie passive, non solo fondi ma anche ETF”. Questi ultimi assolvono a due compiti: “il primo è prendere esposizione nella classi di attivo in cui non riusciamo a trovare i gestori con un alfa consistente e persistente nel tempo”; il secondo è di ordine più “tattico”, con l’obiettivo di esporsi “a specifici temi di investimento”. Altri strumenti sono i derivati, principalmente future e opzioni su indici, “con una funzione di copertura del rischio”. Mentre un altro passaggio, legato a quanto accaduto col rialzo dei rendimenti sulle curve governative, “è stato sostituire la liquidità in conto corrente con obbligazioni governative a breve scadenza, per impiegare la liquidità in modo un po' più efficiente”.
Un utilizzo “strutturale” è invece quello dei fondi alternative Ucits. “Nel tempo, piuttosto, è cambiato è il peso dedicato a queste strategie all’interno del portafoglio e, soprattutto, il mix di gestori”. Questo perché “non tutte le strategie funzionano in ogni contesto di mercato”, afferma l’esperta. Torna ancora una volta il ruolo del fund selector: capire effettivamente “qual è il contesto giusto per inserire determinati gestori in portafoglio”. In linea generale, Anima, dunque ha “un’allocazione strategica in fondi long short equity legata all’individuazione di gestori presenti in portafoglio da molti anni e con eccellenti track record”. Tuttavia, data la complessità del settore, sono presenti classi di attivo per cui è necessario “decidere bene il timing di ingresso”, come nel caso dei fondi long short credit, o M&A e event driven, così come i CTA.
2/3Infine un tema ormai imprescindibile è legato agli ESG. “Negli ultimi due anni si è assistito a una forte crescita di queste strategie all'interno del nostro universo investibile”, afferma Taschini sottolineando come il “peso” sia aumentato sia per scelta della società, sia per un aumento intrinseco del numero di strategie articolo 8 e articolo 9 SFDR. “In Anima abbiamo da tempo integrato il processo di selezione tradizionale con due tipologie di analisi ESG. Una riguarda la società di gestione, quindi diamo un rating a tutte le società di gestione all’interno del nostro universo investibile”. A questo si somma un’analisi di sostenibilità che va ad affiancarsi all’analisi qualitativa e quantitativa. “La valutazione comprende il processo di investimento dei singoli fondi, la presenza di un team dedicato, o di obiettivi specifici di esclusione all’interno del portafoglio”. L’analisi, insomma, si è arricchita: “al di là della classificazione imposta dalla normativa – conclude la responsabile –, di un processo proprietario che ci consente di valutare la qualità ‘sostenibile’ dei fondi e dello stesso gestore”.
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