“Se ci focalizziamo sull’Europa, vediamo un ciclo di crescita molto soft, collegato anche al rallentamento del motore europeo, ovvero l’economia tedesca. L’inflazione sui salari sta scendendo”, prosegue Cavarero. La crisi del settore automotive non è da sottovalutare: in Germania, VolksWagen sta utilizzando il 60% della propria capacità produttiva. “In Italia la filiera delle auto vale l’11% della forza lavoro e della manifattura, ed è un settore in grossa difficoltà, come ce ne sono altri”. Questo andamento, sostiene l’esperto, dovrebbe garantire un ammorbidimento dei prezzi: “Non ci sono motivi endogeni per aspettarsi un aumento dell’inflazione. La BCE non può non tagliare i tassi, anzi, a mio avviso è in ritardo. E l’equilibrio politico in Europa si sta spostando dai falchi alle colombe”. Guardando invece agli Stati Uniti, il mercato del lavoro è in una condizione di occupazione sufficientemente elevata da rendere vischiosa la discesa dei salari. E la Fed, secondo Cavarero, non può non considerarlo: “Ci stiamo muovendo, quindi, verso uno scenario di divergenza tra Europa e USA, dal punto di vista politico, economico e di politica monetaria. Negli USA abbiamo livelli dei prezzi alti, un’economia vivace, e una produttività elevata che aiuta ad assorbire in parte le pressioni sul fronte del costo del lavoro”.
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