Un’analisi comparativa tra MiFID II e l’RDR inglese

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Foto Štefan Štefančík, Unsplash

In Gran Bretagna nel 2012, è stata introdotta la Retail Distribution Review, una normativa con lo scopo di regolare il mercato dei servizi finanziari e dare una maggior tutela del cliente finale. L’obiettivo era mitigare il conflitto d’interesse e garantire maggiore tutele al risparmiatore, riducendo l’asimmetria informativa tra fornitori e fruitori dei servizi attraverso la rimozione degli incentivi. Lo scopo della normativa è di rendere il mercato dei servizi finanziari più equo. MiFID II ha preso spunto dalla RDR inglese. In Italia, con l’introduzione di MiFID II avremo un grosso impatto in tema d’inducement, in quanto gran parte del mercato dei fondi d’investimento si affida soprattutto alle reti bancarie per la distribuzione dei prodotti.

Secondo la Financial Conduct Authority, l’introduzione dell’RDR ha portato tre grossi vantaggi: sono migliorati i livelli di competenza e professionalità degli operatori finanziari, c’è una maggiore trasparenza sia in termini di comunicazione dei costi, sia di servizi di consulenza offerti.

Remunerazione: La prima differenza la troviamo in tema di remunerazione. La RDR ha avuto in questo caso un’impostazione più severa rispetto a MiFIDII, che ammette ancora le retrocessioni per consulenti non indipendenti nel caso in cui sia dimostrato un valore aggiunto del servizio.

Trasparenza: L’RDR obbliga gli intermediari a comunicare i termini di accordo presi con i clienti, soprattutto in materia di costi.

Standard: La RDR ha imposto agli intermediari nuovi standard in materia di competenze professionali.

I vantaggi dell’RDR inglese

Primo risultato fra tutti riguarda un aumento dei servizi 'fai da te' attraverso l’utilizzo di piattaforme digitali per i risparmiatori con profili più bassi. Per quanto riguarda invece l’industria del risparmio gestito, le case di gestione hanno ripensato al loro modello di business. “Le aziende hanno aumentato la segmentazione della clientela e la diversificazione dei propri modelli di servizio”, secondo lo studio di Moneyfarm. Anche le banche hanno abbandonato le reti di consulenza finanziaria (retail) riducendo notevolmente il numero di consulenti sul territorio. Dal punto di vista dei prodotti invece, sono stati ridotti i costi dei prodotti e i risparmiatori si sono orientati verso soluzioni caratterizzate da fasce commissionali più basse.