Un terzo del portafoglio degli italiani è investito in prodotti di risparmio gestito

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Foto di Andrea Natali, Unsplash

Com’è cambiata la ricchezza finanziaria in Italia dal 1950 al 2017? Secondo un paper pubblicato da Bankitalia, in primo luogo in Italia la ricchezza reale supera i 6.000 miliardi di euro, mentre quella finanziaria i 4.000 miliardi. Negli ultimi 70 anni la finanziarizzazione dell’economia è stata forte: nel 1950 si può stimare che la ricchezza reale fosse circa nove volte la ricchezza finanziaria. La distanza tra i due aggregati si è poi ridotta.

Lo studio esamina anche la composizione percentuale delle attività finanziarie che è caratterizzata da una prevalenza di strumenti liquidi, i depositi (31% del totale). Le azioni pesano per il 24%. L’incidenza dei titoli è oggi scesa al 7%, il valore minimo dal 1950; la diminuzione ha coinvolto sia i titoli pubblici, sia, in misura maggiore, le obbligazioni bancarie. Ne hanno beneficiato gli strumenti assicurativi e pensionistici, che pesano per il 23% circa del totale, il valore più alto della serie storica. “Pur essendo cresciuti a un tasso annuo medio superiore alle due cifre tra il 1995 e il 2016, i fondi pensione alla fine del 2017 pesavano meno del 4% della ricchezza delle famiglie, mentre le polizze assicurative del ramo vita erano pari a circa il 16%. Quasi il 4% della ricchezza era rappresentata da fondi per il trattamento di fine rapporto di lavoro (TFR). Le riserve assicurative del ramo danni pesavano per meno dell’1%”, si legge sul paper di Bankitalia.

Negli ultimi anni, anche i fondi comuni sono cresciuti, raggiungendo il 12% della ricchezza complessiva, un valore comunque ancora lontano dal picco del 18% raggiunto nel 1999, poco prima della conclusione del ciclo di ascesa dei prezzi di Borsa. “I fondi avevano raggiunto la massima incidenza sulla ricchezza – 18,0% – alla fine della bolla del mercato azionario del 1995-2000. Era poi seguita una fase di ridimensionamento, anche per un trattamento fiscale non favorevole. Negli ultimi tre anni le famiglie sono tornate a investire nei fondi: una quota così elevata all’interno della ricchezza complessiva non si osservava dal 2004. Le banche hanno favorito le sottoscrizioni, dato che la lenta dinamica del credito non impone una forte crescita della raccolta”, scrivono gli analisti.

In sintesi, il calo della componente obbligazionaria nella ricchezza delle famiglie si è accompagnato a una ricomposizione verso i prodotti del risparmio gestito. L’aggregato – che include fondi comuni e strumenti assicurativi e pensionistici – ha raggiunto il 35% del portafoglio delle famiglie, superando ormai da anni i valori toccati all’apice del ciclo favorevole della Borsa del 1995–2000.