USA, inutile provare a prevedere la fine del ciclo

Kurt Halvorson, Portfolio Manager, Western Asset Management, società affiliata Legg Mason
Kurt Halvorson, Portfolio Manager, Western Asset Management, società affiliata Legg Mason

Il primo trimestre dell’economia statunitense si è chiuso oltre le attese degli analisti. Tanto i dati del PIL quanto i fondamentali delle aziende si sono mostrati notevolmente resilienti, con il solo comparto tecnologico dello S&P500 che ha ottenuto ricavi anno su anno inferiori per un -1,2%, mentre i titoli finanziari e quelli del settore consumi stanno continuando a registrare una crescita importante, rispettivamente pari al +11,5% e +8,4% rispetto al 2018.

In particolare, come affermano gli analisti di Citigroup Research, “analizzando le recenti osservazioni pubbliche fatte da dirigenti di oltre due dozzine di grandi società statunitensi si nota che le aziende di vari settori sono pronte a difendere i propri margini di profitto attraverso prezzi più elevati per gli utenti finali, nella misura consentita dalla pressione concorrenziale”.

“Sia chiaro”, puntualizza Kurt Halvorson, portfolio manager di Western Asset Management, società affiliata Legg Mason, “il ritmo della crescita è rallentato, ma come era lecito aspettarsi dal momento che l'economia reagisce al ciclo dei tassi”. “Tuttavia”, aggiunge, “nonostante nove rialzi dei tassi l'economia continua a generare una forte crescita dei ricavi, e questa è una testimonianza della forza dei suoi fondamentali”. Una forza non data per scontata poiché messa in discussione dalla guerra commerciale con la Cina e dal ciclo del credito statunitense.

I timori di recessione e i calcoli sulla fine del ciclo economico che hanno caratterizzato il passaggio dal 2018 al 2019 sono però, secondo Halvorson, da abbandonare in quanto risulta ormai chiara l’impossibilità di una tale tipologia di previsioni. “Il nostro scenario di base”, afferma, “è sempre stato che questo ciclo sarebbe durato molto più a lungo dei cicli del credito precedenti, a causa della sofferenza avvertita durante la grande crisi finanziaria e delle lezioni apprese di conseguenza”. “La nostra strategia”, spiega inoltre, “rimane la stessa: finché i fondamentali dell’economia restano solidi e le aziende americane continuano a correre, sfrutteremo le fasi di volatilità per esporci ulteriormente sulle nostre partecipazioni core e continuare a investire sull’espansione economica”.