"Nei primi due trimestri di questo 2023, una liquidità ancora abbastanza elevata, insieme a un mercato del lavoro saturo hanno offerto un certo livello di resilienza al segmento dei consumi e delle aziende. Occorre, tuttavia, bilanciare questi fattori con gli effetti tardivi che avrà la politica monetaria restrittiva, insieme a un accesso al credito più selettivo: due fattori in grado di influire sulla crescita economica, per contenere l’inflazione ancora troppo elevata", ammette Cosmo Schinaia.
Secondo l'esperto, per queste ragioni il rischio di una recessione è ancora presente, anche se inferiore rispetto ai mesi precedenti. "Di conseguenza, la selezione dei titoli da inserire in portafoglio deve essere un fattore centrale nella costruzione dei nostri portafogli - ponendo la qualità delle aziende come criterio essenziale", ammette il professionista di Fidelity International.
Come noto, il rialzo dei tassi da parte delle banche centrali ha riportato l’interesse degli investitori verso il comparto obbligazionario, dopo anni di politiche monetarie espansive che avevano quasi azzerato i rendimenti. "Occorre, però, ricordare l’attuale elevata inflazione rende oggi lo scostamento tra i rendimenti nominali e quelli reali significativo. Per questo motivo continuiamo a pensare che, all’interno di un portafoglio ben diversificato, l’investimento azionario sia l’unica asset class che nel lungo periodo è in grado di proteggere dall’inflazione, ma la tendenza a farsi prendere dall’emotività in condizioni di mercato volatili è ancora molto diffusa", prosegue.
In ultima analisi, per affrontare questo scenario, sul mercato sono presenti strumenti concepiti appositamente per approcciare il mercato con metodo, indipendentemente dal contesto e che possono aiutare gli investitori a gestire meglio i periodi di volatilità. "Penso ad esempio all’investimento programmato - come i Piani d’Accumulo (PAC) o a strategie che attuano dei cambiamenti progressivi all’asset allocation, passando gradualmente da un portafoglio con bassa esposizione al rischio (es. 100% obbligazionario) a un portafoglio con una componente azionaria maggiore", conclude Schinaia.
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