Negli ultimi tempi il mondo delle obbligazioni ha cambiato scenario, i rendimenti sono saliti, e prima delle elezioni negli Stati Uniti si pensava che le prospettive delle principali economie non sarebbero cambiate molto, e che le stime sul Pil e sull’inflazione nel 2017 non erano molto più alte di quelle del 2016. Le banche centrali hanno mantenuto i tassi bassi e hanno continuato ad ampliare la loro situazione patrimoniale, sebbene l’efficiacia di queste politiche sembrava diminuire. La curva del rischio si è poi appiattita a causa della politica monetaria, tanto che il fattore tecnico che condizionava i mercati obbligazionari era la caccia al rendimento. Difatti i rendimenti obbligazionari si sono registrati molto contenuti negli ultimi anni proprio a causa della politica monetaria, e tali dinamiche hanno continuato a caratterizzare i mercati a causa dei ripetuti insuccessi nella lotta contro la deflazione. Eppure gli Stati Uniti stanno entrando lentamente in una fase reflazionistica e con tutta probabilità l’elezione di Trump amplificherà questa tendenza. I rendimenti obbligazionari dipendono dale dinamiche dei tassi di interesse e degli spread del credito.
A riguardo, Chris Iggo, chief investment officer obbligazionario di AXA Investment Managers, crede che “i tassi siano troppo bassi per compensare il rischio di rialzi in futuro, pertanto stiamo per attraversare una fase di transizione in cui i rendimenti torneranno su livelli più normali” spiega Iggo. “Per quanto concerne il credito, la chiave sta nella crescita economica e negli utili aziendali, quindi per il momento saremo ricompensati per il rischio di credito considerato che gli spread sono oltre i livelli minimi del 2014. Tuttavia, nei mercati investment grade la componente dei tassi supererà il rendimento del credito”. E aggiunge che “nel 2017, i rendimenti obbligazionari saranno in fase di transizione. Se non ci saranno shock negativi per l’economia, le banche centrali non andranno avanti con le politiche accomodanti”.
Tim Haywood, responsabile strategie obbligazionarie Absolute Return di GAM, spiega che “il 2017 porterà sicuramente una maggiore contrazione dello spread tra i rendimenti delle obbligazioni a più lunga scadenza dei mercati emergenti e di quelli sviluppati, dove i rendimenti di questi ultimi fronteggiano diversi fattori contrari, tra cui la politica di rialzo dei tassi piuttosto che di tagli, minore quantitative easing, più emissioni nette e sprazzi di inflazione in Paesi con valute deboli, meno acquisti stranieri, riduzione dei rating di credito e uno slancio in calo”.
Gli esperti di La Française, dicono che “il 2016 sarà probabilmente ricordato come un anno caratterizzato dale sorprese politiche, innanzitutto sul fronte dei risultati elettorali, ma anche e soprattutto per la reazione dei mercati”. Un esempio riguarda la vittoria di Trump, evento valutato negativamente da diverse banche d’investimento prima dell’elezione, che ha finito per far salire le borse perché visto accelerare il movimento di reflazione. Dalla casa di gestione francese sono convinti che è molto probabile che questo andamento sia destinato a continuare, fintanto che i dati sulla crescita rimarranno robusti, come avviene da diverse settimane negli Stati Uniti, nonché in Europa e in Cina. Gli esperti aggiungono che per la prima volta da molto tempo, sono presenti i diversi elementi necessari a una correzione obbligazionaria, ovvero banche centrali meno accomodanti, politica di bilancio espansionista negli USA ed effetti base positivi dell’inflazione. Infine lasciano un commento sulla loro posizione, “in questo contesto, abbiamo neutralizzato la nostra posizione negativa sui tassi americani, conservando però quella sui tassi europei. Anche l’esposizione ai bonds inflation linked è stata ridotta significativamente”.
Secondo Ibrahima Kobar, co-chief investment officer e head of fixed income di Natixis Asset Management, le incertezze e il rischio politico domineranno il 2017. “L’Europa dovrà affrontare le conseguenze della Brexit e le prossime elezioni francesi” spiega Kobar. “La divergenza delle politiche monetarie potrà ugualmente creare delle tensioni sui mercati obbligazionari. Infine, la decisione dell’OPEC sarà messa alla prova dall’annunciato aumento della produzione di petrolio da parte dell’America. La forte inclinazione della curva dei rendimenti proteggerà l’investitore sul mercato dei tassi, anche se per il 2017 si attende un maggiore volatilità. La diversificazione sarà la chiave”. In questo contesto, Natixis Asset Management si attende performance degli indici obbligazionari da neutrali a positive, privilegiando, dal lato del credito, i prodotti con una sensibilità al rischio tasso quasi nullo, come gli ABS o prestiti, assieme agli strumenti con duration corta, gli high yield in generale per la loro capacità di essere negativamente correlati con il livello dei tassi di interesse e, infine, le obbligazioni convertibili.