Le cinque emozioni che si attraversano nei crolli di mercato

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Bernard Hermant, Unsplash

Nella crisi del dopo Covid, alta è l’incertezza tra gli investitori. Alla fiducia per la ripresa si alternano momenti di timore, in cui si fa spazio il dubbio che dopo il rally degli scorsi mesi i mercati possano intraprendere un movimento a ‘W’ con nuove possibili perdite. In fasi come queste le scienze umane e la psicologia possono aiutare ad orientarsi e a dare una cornice a quanto sta accadendo. Yoram Lustig, head of Multi-Asset Solutions EMEA di T. Rowe Price, propone un’interessante analisi a partire dal modello Kübler‑Ross, più conosciuto come ‘le 5 fasi del lutto’, che delinea la sequenza di emozioni sperimentate quando un amore finisce o quando si perde uno dei propri cari. Partendo dalla ‘negazione’, il percorso passa attraversa ciascuna delle fasi successive: ‘rabbia’, ‘contrattazione’, ‘depressione’ e ‘accettazione’. “Un simile processo, con qualche aggiustamento, può essere osservato anche nelle crisi di mercato”, afferma l’esperto.  

1. Negazione

“Con il senno di poi, la fase di negazione è durata piuttosto a lungo. Già nell’estate del 2019 la curva dei tassi USA si era invertita, prevedendo una recessione a febbraio 2020 con il 30% della probabilità in base al metodo della Fed di New York”, sottolinea Lustig. “Mentre il virus dilagava in Cina, l’Occidente ha continuato a pensare che il coronavirus fosse poco più che un’influenza”, afferma l’esperto. “Gli investitori hanno assimilato la notizia, ipotizzando che si trattasse di una nuova SARS ma niente di più”, aggiunge Paul Doyle, responsabile azionario per l'Europa di Columbia Threadneedle Investments. Per giunta il 2019 si era concluso con risultati più che soddisfacenti per i mercati finanziari e il nuovo anno era iniziato con la notizia incoraggiante della ratifica della Fase 1 dei negoziati commerciali tra Washington e Pechino. “Gli ottimisti speravano che tutto ciò avrebbe impresso slancio alla crescita globale... fino all'arrivo del Covid-19”, afferma Doyle. Secondo Didier Saint-Georges, managing director e membro del comitato di strategico investimento di Carmignac, il termine che meglio riassumeva il quadro di inizio 2020 era fragilità. “Avrebbe potuto benissimo durare ancora per molto tempo in assenza di shock violenti. Ma può esservi uno shock più violento del confinamento di quasi metà della popolazione mondiale?”, ammette Saint-Georges.

2. Rabbia

“I mercati ribassisti solitamente iniziano con un vertiginoso calo dei prezzi degli asset rischiosi, in questo senso, ‘paura’ o ‘panico’ sarebbero termini più appropriati di ‘rabbia’ per descrivere questa seconda fase. Quando i mercati perdono fiducia, il sentiment si deteriora e gli investitori scaricano gli asset rischiosi in favore di quelli difensivi, mentre la liquidità evapora, peggiorando la situazione. In questa crisi, il ribasso è iniziato il 20 febbraio. L’indice MSCI All Country World Index (ACWI) ha perso il 33% in poco più di un mese, mentre i rendimenti dei bond di qualità hanno toccato i minimi storici e le valute ‘rifugio’ si sono apprezzate. In ogni caso, anche la fase della rabbia è stata superata”, illustra Lustig. In quei giorni tumultuosi di fine marzo il team di Allianz Global Investors invitava alla cautela: “gli investitori si sono indirizzati in massa verso gli asset considerati più sicuri, tra cui obbligazioni governative (in particolare i Treasury USA), valute (soprattutto il dollaro USA) e oro. Sarà la mossa vincente? Una certa cautela è giustificata, ma a nostro avviso gli investitori dovrebbero fermarsi a riflettere senza lasciarsi prendere istintivamente dal panico”.

3. Contrattazione

Per Lustig ‘contrattazione’ può avere due significati nelle crisi di mercato. Innanzitutto, si può riferire ai primi tentativi di fare i conti con la crisi in corso. Nel caso del coronavirus, le banche centrali hanno reagito velocemente adottando misure di stimolo monetario senza precedenti, a cui sono seguite misure fiscali altrettanto straordinarie da parte dei governi. “Il loro operato ha fatto sì che i mercati, invece di prezzare in modo irrazionale sviluppi catastrofici, abbiano iniziato a cercare di valutare gli sviluppi possibili”, afferma Lustig. “Le banche centrali, è indubbio, sosterranno questi piani di rilancio garantendo condizioni generose per il debito contrariamente a quanto era successo nelle precedenti grandi crisi, visto che i poteri pubblici ci avevano messo un po’ a reagire”, fa notare Olivier De Berranger, chief investment offier di La Financière de l’Echiquier.

L'altra forma di ‘contrattazione’ è la situazione che si verifica quando gli asset sono stati venduti in modo eccessivo e qualcuno inizia a ricomprarli a prezzi ridotti. Il 20 aprile l’indice MSCI ACWI aveva recuperato il 25% rispetto ai minimi del 23 marzo, un recupero brusco tanto quanto lo era stato il crollo immediatamente precedente. “Non è ancora chiaro se i mercati abbiano effettivamente raggiunto il punto minimo il 23 marzo o se vi saranno ulteriori cali. La fase di contrattazione potrebbe essere finita, o potrebbe essere ancora in corso e assumere una forma a ‘W’, con rally e crolli alternati”, dichiara Lustig”.

4. Depressione

Depressione è un termine che per i mercati finanziari ha un’accezione terribile: “Tuttavia, è improbabile che il coronavirus provochi una depressione in senso economico. La fase di ‘depressione’ piuttosto si riferisce all’aggiustamento dei prezzi degli asset per rispecchiare la nuova realtà via via che il contesto si chiarisce. A mio avviso, questa è la fase in cui è visibile nei prezzi l'attesa di una recessione brusca e senza precedenti nella prima metà del 2020 seguita da una ripresa rapida o graduale nella seconda metà dell’anno, spinta dalle misure di stimolo”, evidenzia Lustig.

5. Accettazione

Infine, spiega l’esperto di T. Rowe Price, la fase di accettazione corrisponde alla ripresa, vale a dire il momento in cui i mercati prezzano la fine della crisi. “Non è necessario che l’emergenza sia realmente terminata, ma gli indicatori devono suggerire una fine imminente. Lo shock esistente a livello di domanda e offerta causato dal coronavirus e dal crollo dei prezzi del petrolio emerge sempre più chiaramente dai dati macroeconomici pubblicati il mese scorso”, illustra Stefan Scheurer, direttore del Global Capital Markets&Thematic Research di Allianz Global Investors. “Tuttavia, gli indicatori anticipatori, come il barometro ifo sulla fiducia delle imprese, i singoli indici dei responsabili degli acquisti e persino la fiducia dei consumatori, sembrano aver toccato il fondo”, afferma Scheurer.  

Quando i tassi di contagio crolleranno e la fine del lockdown e delle restrizioni sarà in vista, i mercati accetteranno la nuova realtà e – come è avvenuto dopo ogni singola crisi nella storia – inizieranno a salire verso nuovi massimi”, aggiunge Lustig. “È possibile che i mercati siano già nella fase di accettazione? Sì, ma è improbabile. Per risolvere la crisi economica è prima necessario che appaia all’orizzonte una risoluzione della crisi sanitaria. Una cosa però è certa: la fase di accettazione arriverà di sicuro”, conclude Lustig.