Mirco Portolani, professionista dell'anno

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È il professionista preferito del 2017. Mirco Portolani, portfolio manager di Fideuram Asset Management, conquista il podio agli Extel Europe Awards. I famosi Oscar della City che, giunti alla 44esima edizione, premiano da sempre l’eccellenza. Quest’anno gli apprezzamenti di oltre 15mila esperti, per la sezione migliori professionisti italiani, hanno prodotto una classifica di 231 nomi, 31 in più. Lo scorso anno la palma d’oro era toccata a Oriana Bastianelli, analista di Kairos. Oggi invece è lui l’asset manager più apprezzato. Ma non è un riconoscimento del tutto inaspettato: Portolani era arrivato primo in classifica già nel 2015.

“Oggi la competenza è fondamentale”, dice Portolani. “In un mercato sempre più difficile, dove strategie d’investimento e prodotti sono profondamente cambiati rispetto a vent’anni fa, serve avere una chiara idea di percorso e uno stile d’investimento che non sia soggetto alle perturbazioni del mercato”. E nella guerra tra gestione attiva e passiva Portolani non ha dubbi: “la gestione attiva non ha sbagliato nulla, è il contesto di mercato che è più complicato rispetto al passato a causa delle molteplici strategie di investimento. Il prodotto passivo ha un ruolo principe nel minimizzare i costi, ma nel lungo termine il gestore professionale dovrebbe fare la differenza”. 

La sfida di una gestione globale

Nel gruppo Intesa Sanpaolo dal 2006 (ha iniziato nel 1999, fino al 2006 in Bipiemme Gestioni, adesso Anima), Portolani si è sempre occupato di gestione dei fondi. In Eurizon è stato il responsabile dei fondi europei small e mid-cap. E dal luglio 2015, spostatosi a Dublino, ha preso in gestione il fondo Fideuram Fund Equity Europa. Lo scorso anno è diventato co-gestore assieme a Gianni Errico del Fonditalia Global, un fondo globale di cui segue soprattutto la parte italiana ed europea, e che rientra tra i Blockbuster di Funds People, con oltre un miliardo di asset gestiti. “È un prodotto storico di Fideuram, con varie sfaccettature e una molteplicità di asset class da considerare", dice l’esperto. “È stato ereditato da poco più di un anno e stiamo lavorando con tutto il supporto del team, formato da cinque persone con oltre vent’anni d’esperienza ciascuno”.

L’obiettivo è offrire un ritorno rendimento/rischio adeguato a lungo termine, una sfida “tanto complicata quanto stimolante” con vari stili d’investimento che guardano alle maggiori aree geografiche mondiali, sia in bond sia in equity, con una particolare attenzione al rischio. “Abbiamo aggiunto da poco una quinta figura che si occupa prevalentemente della costruzione del portafoglio, con analisi ad hoc”, afferma il gestore. Che poi si sofferma sulle caratteristiche: un’asset allocation al momento maggiormente concentrata sulla parte azionaria. “Valutiamo le dinamiche degli utili più forti in aree come il Giappone, l’Europa e l’America, con un gruppo diversificato di titoli e una precisa scelta settoriale. Abbiamo scommesso su una normalizzazione dei tassi di interessi e inflazione, che ci ha portato a scommettere sui titoli ciclici e sul settore bancario. Ma guardiamo con interesse anche al settore petrolifero che ad oggi ci sembra sottovalutato”, spiega Portolani.

Il movimento dei mercati è stato d’altronde accompagnato da un effettivo miglioramento del quadro macro globale, in particolare in Europa (ma anche in Italia) e da revisioni al rialzo delle stime di utili, dando quindi maggiore giustificazione al rialzo dei mercati azionari. Il prodotto, un bilanciato aggressivo, punta dunque ad avere un portafoglio diversificato, monitorato costantemente – ha circa 300 titoli in pancia – anche attraverso strategie di stop-loss sui singoli titoli. Adesso l’entusiasmo europeo è un po’ più cauto: “non abbiamo ruotato l’asset allocation, solo ridotto il rischio ciclico che avevamo. Le analisi ci hanno portato a ritenere che il tasso di crescita degli utili, che si era attestato ad oltre il 10% nel primo quarto dell’anno, al momento faticherà a mantenere tale passo”. Insomma, per Portolani, al momento, viste le dinamiche rischiose cinesi o il rallentamento degli Stati Uniti, è meglio “essere vigili e attenti” e restare “più neutrali e vedere i prossimi sviluppi”.

Italia da monitorare

“I rischi esistono, inutile nasconderlo”, taglia corto Portolani. Il gestore, che proprio dagli uffici di Dublino punta giornalmente un binocolo anche sul mercato italiano, spiega come gli investitori stiano monitorando il Paese, soprattutto nel settore bancario. “Ci sono banche di dubbia qualità ma è anche il peso del debito che ci paralizza. L’Italia è un mercato che è costantemente sotto la lente di ingrandimento degli investitori istituzionali sia sul fronte dei bond che su quello azionario, anche se il fondo ha una percentuale relativamente modesta di titoli italiani. Molto più importanti a livello sistemico è sicuramente la componente obbligazionaria. In occasione delle elezioni francesi, la tensione sul mercato italiano in termini di spread è tornata a farsi sentire. Nonostante al momento tale rischio sia rientrato, anche grazie alla minore minaccia di elezioni anticipate in Italia, riteniamo sia stato di fatto solo posticipato. Poi ci sono storie specifiche che hanno fatto bene, come Unicredit o Intesa Sanpaolo.

Il rischio sulla crescita italiana tornerà a farsi sentire quando la BCE inizierà a rialzare i tassi. L’Italia comunque ci ha abituato all’inquietudine, ma alla fine, anche se in extremis, è riuscita sempre a venirne fuori. Ci renderemo conto di quali saranno le reali capacità del Paese e della sua classe politica all’ultimo minuto. Credo comunque che l'Italia saprà reagire”, conclude il portfolio manager.