Le principali Banche centrali in atteggiamento ultra-accomodante continuano a dominare il quadro macro-economico. Basterà per sostenere la crescita globale? La view degli asset manager internazionali.
Per accedere a questo contenuto
La fine del primo semestre del 2019 ha segnato la conferma definitiva, qualora ce ne fosse ulteriore bisogno, del mutato atteggiamento delle Banche centrali rispetto alla fine del 2018. Non solo. Si è passati, infatti, da una pausa nella pianificazione di una normalizzazione dei tassi allo studio e, con ogni probabilità applicazione nel breve termine, di ulteriori misure straordinariamente accomodanti. Basterà a sostenere la crescita economica globale in decelerazione e con quali conseguenze? Funds People ha rivolto queste domande a tre asset manager internazionali per comprendere la view strategica applicata al secondo semestre 2019 e le conseguenti operazioni di posizionamento implementate nei portafogli.
Quadro macro dominato dalle Banche centrali
“La crescita decelera ovunque, e i leading indicators segnalano che questo trend dovrebbe proseguire nei prossimi mesi o trimestri”, avvia la propria analisi François Rimeu, Senior Strategist, La Française AM. “Il settore manifatturiero è fra quelli più in sofferenza e diverge dal settore dei servizi, che pure recentemente ha mostrato tendenze al ribasso”, prosegue, facendo notare inoltre, per quanto riguarda le notizie positive, “come il settore dei consumi stia tenendo molto bene in tutte le principali economie. “Finché questo trend resisterà”, specifica, “la crescita potrà essere accettabile ma dubitiamo che basterà se il sentiment macro dovesse deteriorarsi ulteriormente”.
“A mio parere”, sottolinea Ariel Bezalel, Gestore del fondo Jupiter Dynamic Bond di Jupiter AM, “c'è molta noncuranza per quanto concerne gli asset rischiosi, poiché gli investitori vengono attratti verso un'intera gamma di attività senza comprenderne i rischi reali”. “Da un po’ ritengo che l'economia statunitense si stia avvicinando alla fine del suo ciclo economico, approcciandosi alla prossima recessione e slla Fed sono rimaste pochissime opzioni per stimolare l'economia, dato che rimangono vincolati dal loro enorme bilancio e da tassi che si avvicinano ancora ai minimi storici, dal 2,25% al 2,5%”, aggiunge.
Rischi, politici e non
Nell’outlook di La Française AM sono tre i fondamentali rischi politici nell’attuale panorama. “Anche se tentare di prevedere le mosse del presidente Trump è impresa quasi impossibile, dubitiamo che la fine della guerra commerciale fra le due superpotenze avverrà in tempi brevi” afferma Rimeu. “Anche il rischio Brexit potrebbe ripresentarsi, con sa deadline del 31 ottobre che consente una finestra molto stretta per trovare un accordo con la Commissione europea”. “Lo stesso vale per l’Italia, dove le tensioni in merito al budget potrebbero ripresentarsi a settembre/ottobre”, completa.
“La bolla dei titoli di Stato Europei in atto ci ha portato a posizionarci corti di duration”, commenta Manuel Pozzi, investment director di M&G Investments, relativamente al maggiore timore per i prossimi sei mesi. “La situazione europea non è paragonabile né a quella del 2011-2012, né a quella del 2015 e tassi in linea con i fondamentali sarebbero vicini al 2% mentre ci troviamo in territorio negativo”, fa notare. “La scommessa di chi va ad investire in Bund in questo momento è binaria: il mantenimento delle attuali valutazioni dei titoli di Stato tedeschi è possibile solo in caso di ulteriore e deciso deterioramento delle condizioni politico-economiche generali. Se l’economia invece procede come è legittimo attendersi, si arriverà alla consapevolezza che gli attuali rendimenti sono del tutto inappropriati, con ripercussioni su tutti i mercati obbligazionari e con un effetto di breve periodo anche sulle altre asset classes”, aggiunge.
“Vale anche la pena di notare che fattori connessi tra loro come l'invecchiamento demografico, gli elevati oneri debitori e le innovazioni tecnologiche disruptive potrebbero mantenere la crescita, i tassi di interesse e i rendimenti obbligazionari soppressi per un certo tempo, il che è di supporto per le attività a reddito fisso”, arricchisce il quadro Belazel. “In questo senso, il Giappone può essere visto come un modello per la direzione dei rendimenti obbligazionari e della politica delle Banche centrali in altre economie sviluppate, e la nostra convinzione nella tesi della Japanification sta aumentando”, chiosa.
Posizionamento di portafoglio
A partire da tale descrizione di contesto, come posizionare i portafogli nella seconda parte dell’anno?
“Abbiamo un bias lungo sulla duration (Giappone, Regno Unito) e ci aspettiamo che gli spread continuino a ridursi. Deteniamo in portafoglio diversi strumenti per partecipare all’appiattimento della parte lunga delle curve in Europa, poiché ci aspettiamo che i tassi rimangano bassi per un periodo abbastanza lungo. E siamo long sui Paesi semi core rispetto a quelli core. Dal lato del credito, siamo moderatamente positivi sull’High Yield e preferiamo esporci sull’euro rispetto al dollaro, perché le valutazioni sono più convenienti. Inoltre stiamo ritornando a interessarci ad alcuni specifici emittenti fixed income emergenti, poiché il dollaro USA potrebbe declinare nei prossimi mesi. Dal lato azionario, rimaniamo cauti a causa del contesto macro, dei rischi esterni e dei timori di una recessione degli utili”.
M&G Investments
“L’aumento dei rischi geopolitici ci ha portati ad aumentare la parte cash e free risk nelle strategie pure obbligazionarie più prudenti. Nelle strategie che possono accogliere una maggiore quota di rischio, abbiamo preso un po’ di profitto dopo il rally di inizio anno, rimanendo in ogni caso sovrappesati sulla parte azionaria. Tatticamente il mercato ci sembra un po’ a rischio di delusione: se BCE e FED non dovessero attuare tutti i tagli e il Q.E. che il mercato sta scontando,allora la volatilità potrebbe farsi sentire anche in altre asset class”.
L’esposizione azionaria core di M&G è in questo momento è globale e diversificata, con sottopeso di Stati Uniti e sovrappeso di Asia e Europa. Un’allocazione ritenuta valutabile è anche quella al mercato azionario giapponese per il potenziale di diversificazione che è in grado di fornire. Sottopeso Stati Uniti e Cina sono le scelte più forti dell’allocazione azionaria di M&G. “Il mercato”, afferma Pozzi relativamente agli USA, “si è innamorato dell’azionario statunitense. L’attuale differenza di valutazioni con l’Europa non è secondo noi giustificata nei fondamentali e subisce l’influenza di buyback e acquisizioni sui bilanci”.
“Sull’obbligazionario governativo siamo corti su titoli di Stato tedeschi e francesi. Il vero valore è a nostro parere rintracciabile nell’obbligazionario emergente per cui è stato possibile riscontrare una maggiore stabilità sia nei rendimenti espressi in valuta locale sia nello spread rispetto ai titoli di Stato in valuta forte”.
“Per il resto del 2019, siamo posizionati difensivamente su attività liquide e di alta qualità, ma attenti a situazioni particolari. Già nel 2018 avevamo aumentato l'esposizione della strategia ai titoli di Stato di alta qualità e liquidi con rating AAA negli Stati Uniti e in Australia”.