Gli esperti delle case di gestione internazionali si interrogano su alcuni dei principali temi di mercato in vista del prossimo anno, in una fase dominata dall'ottimismo in seguito all'annuncio negli ottimi risultati della sperimentazione per un vaccino anti-Covid.
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Cosa aspettarsi dai mercati per il 2021? In seguito all’annuncio della scoperta di un vaccino anti Covid efficace, della minor incertezza politica per il risultato delle elezioni USA e di una ripresa economica che nonostante la seconda ondata del virus si sta dimostrando resiliente, il sentiment degli esperti degli asset manager internazionali per il prossimo anno è all’insegna di un ritrovato ottimismo. Eppure, sebbene rispetto ai mesi più bui del 2020 il quadro si sia rasserenato, la cautela resta obbligo. Soprattutto perché per la distribuzione del vaccino e il ritorno alla normalità manca del tempo e nuove incognite potrebbero nascondersi dietro l’angolo.
“Gli investitori stanno iniziando a vedere la luce in fondo al tunnel, con una maggiore propensione per gli asset di rischio”, afferma Paul O’Connor, Head of Multi-Asset di Janus Henderson. “Il coronavirus è stato il driver dei mercati quest'anno e di certo lo sarà anche il prossimo. I primi mesi del 2021 saranno molto sfidanti, con i dati dei contagi negli Stati Uniti e Europa che continuano a preoccupare”. Secondo Alex Crooke, Co-Head of Equities, l'ottimismo per il vaccino sta supportando un rally sul breve termine dei mercati: uno dei temi per il 2021 potrebbe essere un fenomeno di FOMO (fear of missing out) per la partecipazione ai mercati azionari e a nuovi trend settoriali. “Ci sono enormi quantità di cash che aspettano di essere investiti e non appena ci sarà una maggiore fiducia, gli investitori potrebbero decidere di puntare sull’equity. Prevediamo una rotazione settoriale quando il vaccino sarà distribuito, in particolare verso i titoli finanziari e i consumi. C'è però un dubbio su quanto questi trend siano già scontati dalle valutazioni”, avverte. Ashwin Alankar, Head of Global Asset Allocation, aggiunge: “Molti dei trend che hanno caratterizzato i mercati non solo nell'ultimo anno ma durante l'ultima decade sembrano sull'orlo di invertirsi nel breve e medio termine, con uno spostamento verso i titoli ciclici, value e small cap. Ci sono anche meno aspettative di downside per i settori più legati al vaccino e alla riapertura dell’economia, e un minor interesse verso i titoli tech, connessi alle politiche di stay-at-home, che hanno dominato i listini durante gli ultimi mesi. Infine stiamo riscontrando una maggior attrattiva per i titoli non-US e per l'Europa”. Greg Wilensky, Head of US Fixed Income, si aspetta una ripresa economica in cui continuerà ad essere determinante il supporto delle autorità monetarie globali. “Per il credito nonostante le valutazioni non siano interessanti come a marzo, i corporate bond sono più attraenti rispetto ai Treasury”, sostiene.
Il Chief Economist di Aberdeen Standard Investments, Jeremy Lawson esprime cautela nel valutare la recente ventata di positività dei mercati: “Ci vorrà ancora del tempo per distribuire il vaccino sia nei Paesi sviluppati che in quelli emergenti. Perciò, nonostante le buone notizie, è difficile affermare che stiamo tornando nel punto in cui eravamo prima dello scoppio del Covid”, sentenzia. “La ripresa è in cammino, ma manca ancora molto prima di completare il processo di normalizzazione. Inoltre prevediamo che la pandemia abbia lasciato dei danni di lungo termine nella struttura dell'economia mondiale. In particolare destano preoccupazione il livello dell'occupazione e la tenuta delle aziende del settore privato più colpite dalla crisi. Ci saranno dei vincitori ma anche dei vinti”, spiega.
Una crisi ESG
Secondo Lawson la crisi del Covid può essere considerata come una crisi ESG per il modo in cui sta influenzando la salute, la sicurezza e la società, con il pericolo che le disuguaglianze possano peggiorare. Per l’esperto il Covid ha anche messo in luce la debolezza di diversi Stati nel gestire la crisi e cosa può accadere se non vengono compiuti dei passi in tempo per mitigare dei possibili rischi globali. “I fattori ESG diventeranno più importanti nel mondo post-covid. La sfida per i Governi sarà di favorire una ripresa che non metta a repentaglio la salute delle comunità, cercando di abbattere le disparità che si sono create negli ultimi anni e che ciò non avvenga alle spese dell’ambiente. La notizia positiva è che ci sono molte più opzioni di policy di un tempo e piani di spesa per infrastrutture green”, evidenzia.
Lo spettro dell’inflazione
L’outlook per il 2021 di John Greenwood, Chief Economist di Invesco, è incentrata sull’inflazione e sulla crescita della massa monetaria in seguito alle politiche monetarie senza precedenti delle Banche centrali per superare la crisi. “L’avversità al rischio dei consumatori e imprese ha fatto aumentare i livelli di liquidità e di cassa più del normale. Una volta superata la pandemia, sia per un vaccino che dei trattamenti efficaci, le attuali restrizioni di spesa scompariranno e gli elevati livelli di denaro per gli stimolo monetari e fiscali potranno iniziare a essere spesi”, argomenta. “Questo significa che vi sono ampie disponibilità pronte a riversarsi sui mercati e partecipare ai mercati azionari, ad investimenti immobiliari e in materie prime”, sostiene l’esperto. La domanda è: quali saranno gli impatti sull'inflazione? “Se la ripresa avverrà velocemente i rischi di un aumento dell'inflazione al 3-4-5% sono significativi; ma se la ripresa continua ad essere ritardata da nuovi focolai del virus, anche l'inflazione sarebbe ritardata e attenuata”, conclude.