Una pianificazione rigorosa e modellata nel tempo su di un percorso riassumibile in tre passaggi: l’analisi preliminare quantitativa, quella qualitativa, e il punto finale sul risk management. Nell’esporre il processo di selezione dei fondi svolto in Anima SGR da un punto di vista fattuale, Nicola Tommasini, capo del Servizio Analisi all’interno della Divisione Multi-manager della società milanese, fissa una serie di elementi che permeano il lavoro del team guidato da Stefania Taschini, responsabile della Divisione. L’analisi quantitativa, specifica l’esperto, “si basa su di un modello proprietario costruito internamente dal team multi-asset”. Tale modello va ad analizzare “tutti i fondi Ucits presenti sul mercato con track record superiore ai tre anni”, i fondi sono suddivisi per asset class (“nel dettaglio ci affidiamo alle categorie Morningstar”) e su questa base “si effettua uno screening alla luce di diversi indicatori quantitativi scelti, a partire da tracking error e information ratio”. Il primo livello, dunque, crea “un ranking dei fondi sulla base di questi indicatori e dà un’informazione, aggiornata su base trimestrale, dei più convincenti dal punto di vista quantitativo per le varie asset class”. Da qui prende le mosse la due diligence qualitativa, “che è la parte core della nostra attività e parte dall’analisi e dalla chiara identificazione dell’universo investibile e degli obiettivi del fondo”. Man mano che le maglie del processo di selezione si restringono, dunque, si individuano nel dettaglio elementi legati alle caratteristiche dei partner: “La qualità del team di investimento e il background dei gestori”, in prima battuta, ma si tiene conto anche di altre caratteristiche “come il turnover all’interno del team, gli analisti a supporto e, in particolare, la robustezza del processo di investimento nel tempo. Da ultimo, si verifica la modalità di costruzione del portafoglio anche analizzando l’allocazione storica per individuare eventuali bias”.
Tommasini (Anima): “Nella fund selection ci affidiamo a un modello proprietario e a una pianificazione rigorosa”
Ultimo elemento analizzato all’interno della due diligence qualitativa, ma particolarmente rilevante, è la modalità di gestione del rischio “sia in termini di presidi di risk management e guidance/limiti d’investimento, sia in termini di filosofia dei gestori nella gestione del rischio day by day”. Tommasini rimarca un dettaglio in questa sede: “Per implementare il processo qualitativo in maniera efficace – afferma – per noi è fondamentale da un lato l’accesso ai key decision maker, di solito è lead PM (portfolio manager .ndr) del fondo e, soprattutto, è fondamentale un elevato livello di trasparenza sia da parte del supporto informativo della società di gestione sia da parte del gestore rispetto alle scelte di portafoglio. Questi ultimi due sono elementi fondamentali per costruire investimenti di lungo periodo: appunto ciò che ricerchiamo nella nostra attività”.
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Per quanto riguarda la selezione di strategie attive o passive, “il processo appena illustrato ha l’obiettivo di selezionare gestori attivi flessibili che possano generare performance positive in vari contesti di mercato o gestori attivi direzionali in grado di battere i principali benchmark di mercato nel medio lungo periodo”. Tommasini ricorda, in ogni caso, come nel tempo si sia accresciuta la rilevanza dei fondi passivi nei portafogli: “A questo proposito abbiamo strutturato un’analisi quali-quantitativa anche sui prodotti passivi che, rispetto a quella eseguita sui fondi attivi, è tuttavia più focalizzata su elementi quantitativi”.
2/3Da uno sguardo al 2023, Tommasini si aspetta ancora mesi caratterizzati da volatilità sui mercati, e questo si riflette sulla selezione con un approccio ancorare flessibile “in particolare sull’equity, ci focalizzeremo su gestori azionari blended, ossia senza particolare bias sul value o sul growth, ma appunto manager in grado di gestire l’allocazione in maniera dinamica in termini sia di settori sia di stili”. Certo l’esperto riporta come, la view sull’azionario sia “moderatamente costruttiva solo sugli emergenti (anche per le riaperture della Cina) mentre sugli sviluppati al momento è decisamente cauta; anche sul fixed income, nel breve ci attendiamo ancora volatilità”, ma torna a essere “più costruttiva sul lungo periodo”. Tra i temi che attraggono l’attenzione del team di fund selection di Anima c’è, come già rilevato (link intervista Taschini) quello della sostenibilità: “Dopo un anno complesso per le caratteristiche dei fondi tematici e sostenibili – conclude Tommasini – siamo tornati a individuare opportunità di investimento nell’ambito dell’impact investing e dell’ageing population, in cui abbiamo identificato un entry point interessante per costruire posizioni di medio lungo periodo”.
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