Il punto sull'asset class con Gonzalo Borja, head of Fixed Income Emerging Markets della casa di gestione, nel webinar organizzato da FundsPeople.
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"L'impatto del Covid-19 è stato innegabilmente enorme su tutte le asset classes e i mercati emergenti non sono stati immuni, anche se è necessario notare come in termini relativi l'emerging market fixed income abbia resistito maggiormente".
I due elementi di maggiore pressione individuati da Gonzalo Borja, head of Fixed Income Emerging Markets di Credit Suisse AM, in apertura del webinar organizzato da FundsPeople in collaborazione con la casa di gestione svizzera, sono la liquidità e la caduta del prezzo del petrolio. Fattori che combinati determinano tensione fra gli investitori, in parte frenata da un massiccio intervento da parte delle Banche centrali, in grado, secondo Borja, di stabilizzare i mercati.
Opportunità nel credito di qualità
"Nel campo dell'investment grade dei mercati emergenti è venuta a crearsi un'opportunità di ingresso determinata dal programma di acquisiti della Federal Reserve. Questi hanno infatti causato artificialemente l'apertura di un differenziale tra obbligazionario investment grade statunitense e dei mercati emergenti. Un gap destinato a chiudersi nei prossimi mesi e che ora costituisce un'occasione per esporsi a emissioni di alta qualità".
I fattori da considerare in un orizzonte temporale più ampio sono però molti, sottolienea l'head of Fixed Income Emerging Markets di Credit Suisse AM. Non solo il rimbalzo dei mercati dopo il sell-off generalizzato delle prime tre settimane del mese di marzo, ma, soprattutto, quale quadro economico globale dovremo affrontare nel mondo post Covid-19. "Il riposizionamento ci sarà certamente e l'aspetto postivo in questo momento è che il movimento al ribasso del mercato è stato così ampio che si è creato un margine di manovra per comprendere gli effetti su settori, commercio globale, valute e materie prime. Fattori determinanti per la classe di attivo".
Non solo fallen angel
"L'attuale previsione sul tasso di default per i mercati emergenti nel 2020 è, per mantenere una forbice sufficientemente ampia da permettere valutazioni realistiche, è tra il 5% e il 9%, mentre i nostri modelli a inizio anno indicavano un 2,4%. Per capire dove posizionarci in modo più preciso dobbiamo tenere in considerazione che oggi il rischio per un azienda di non riuscire a rifinanziare il debito è significativamente minore rispetto al 2008. In primo luogo perché le banche potrebbero questa volta essere parte della soluzione, non essendo toccate in modo diretto come nella precedente grande crisi e inoltre negli ultimi anni è estremamente migliorata la capacità delle aziende di accedere al mercato dei capitali con una pluralità di strumenti". La visione di Borja sui tassi di default è dunque complessivamente cautamente positiva, ma da un punto di vista di investimento, fa notare, "dobbiamo sempre tenere in considerazione molte più variabili".
Tra queste la distinizione settoriale. "Prendiamo l'oil&gas nei mercati emergenti. Il comparto rappresenta circa il 13% dell'asset class. Un numero importante, ma se si guarda nello specifico alle compagnie che determinano tale quota è da rilevare che l'85% sono sostanzialmente di proprietà statale", afferma il manager. "Ipotizzare un default di Ecopetrol, significa ipotizzare il default dell'intera Colombia e lo stesso ragionamento è applicabile a Petrobras, Aramco o Gazprom".
Rivivi il webinar per scoprire tutti i dettagli della view di Gonzalo Borja, head of Fixed Income Emerging Markets di Credit Suisse AM, su prospettive macroeconomiche dei mercati emergenti e opportunità di investimento.