Idee d’investimento diversificate, solide e decorrelate, che possano rispondere al movimento dei tassi o ad un drawdown. “È quello che Allianz GI offre alla clientela, a partire dai fund buyer e fino agli investitori retail”, afferma Alberto D’Avenia, country head Italia del gruppo. Con un patrimonio di 48 miliardi (un 10% dei 480 miliardi gestiti in tutto il mondo) la branch italiana è cresciuta nel tempo: Allianz GI è stata una delle prime case d’investimento internazionali a scommettere sull’Italia. E nel Belpaese ha la branch più grande, al di fuori della naturale sede tedesca, e conta sulla professionalità di 65 persone che cercano, soprattutto in questo momento, di creare delle soluzioni innovative, e rafforzarsi laddove sia necessario. “Un primo passo, ad esempio, è stato acquisire Rogge Global Partners a metà 2016, proprio perché il progetto di crescita 2.0 di Allianz GI si concentra anche sulla gestione del mercato obbligazionario globale basato sul credito. Abbiamo una forte richiesta di prodotti fixed income che siano flessibili, asimmetrici, capaci di non prendere il rimbalzo dell’asset class, ma di proteggersi con tecniche di risk mitigation”, spiega D’Avenia a Funds People.
Tra le diverse soluzioni d’investimento la società punta al momento sul Global Multi-Asset Credit “un mix di sottoasset class obbligazionarie, con governativi investment grade e high yield, dei mercati emergenti e securies. Ci sono sufficienti sottoasset class nel mondo obbligazionario per creare un buon prodotto, diversificato e con correlazioni molto basse”. Sulla scia della diversificazione, e con l’introduzione del decreto 166 nel novembre 2014 sui criteri e limiti d’investimento delle risorse, anche i fondi pensione, come spiega D’Avenia, mirano alla possibilità di diversificare, anche sui paesi emergenti o con soluzioni alternative liquide e illiquide. “La nostra gamma di liquid alternative è ampia e ricca. È il nostro quarto pilastro (dopo una forte base obbligazionaria, una multiasset e una azionaria). Non si tratta di un’asset class ma di una serie di idee d’investimento decorrelate sia dal mercato del fixed income che azionario. Penso ad esempio a strategie di merger arbitrage, per ottenere rendimenti attraenti in un contesto di tassi bassi, adatta ad un investitore con un profilo di rischio-rendimento contenuto”.
In attesa del proprio PIR
Tra le novità di Allianz GI non mancano poi nemmeno i PIR. “Siamo in attesa di autorizzazione dalla Banca D’Italia per un nostro prodotto azionario, l’Allianz Azioni Italia All Star, un nostro storico fondo che da sempre ha privilegiato la piccola e media capitalizzazione, che PIR compliant è sempre stato. Lo stiamo solo rendendo strutturale”, precisa Alberto D’Avenia, che poi si sofferma sui PIR. “Non si tratta di un elemento di crescita ma di qualcosa che rimette soprattutto l’azionario al centro dell’attenzione, con motivazioni che sono extra benchmark. In fondo all’interno del settore del risparmio gestito la componente in azioni italiane è minoritaria, ma non per una presa di posizione dei gestori, quanto per una questione di peso del FTSE MIB nei mercati azionari stranieri. Oggi il nostro indice azionario ha un peso del 2% in confronto agli altri. Anche perché in fondo l’Italia rappresenta un rischio specifico di Paese fin dall’inizio della crisi del debito nel Sud Europa. Con questa nuova legge di governo, il cui tema centrale è l’agevolazione fiscale, si vuol mettere l’Italia al centro del portafoglio degli investitori per la prima volta dopo tanti anni. E lo si fa in una maniera che si slega dal peso strutturale del benchmark”, conclude D’Avenia.