Le strategie smart beta sono diventate il terzo pilastro dei portafogli degli investitori istituzionali negli Stati Uniti, come dice l'ultimo report di Cerulli Associates.
Oggi nessuno mette in discussione l'utilità dei prodotti a gestione passiva in un portafoglio. Negli ultimi anni però i fondi quotati, gli ETF, sono diventati la strategia più particolare e opportunistica del portafoglio core degli investitori istituzionali, tanto che questi stessi investitori hanno cominciato a sostituire gli strumenti attivi con prodotti di strategie beta, noti come gli smart beta.
È quanto emerge dall'ultimo report della società di ricerca internazionale Cerulli Associates (Exchange-Traded Fund Markets 2015: Opportunities in the Face of Changing Dynamics), che si concentra sulle tendenze di distribuzione e lo sviluppo del mercato statunitense degli ETF.
"Uno degli effetti collaterali della crisi finanziaria è che molte istituzioni che non erano soddisfatte dei risultati dei loro asset attivi hanno cominicato a cercare altri modi per ottenere rendimenti adeguati al rischio", spiega Jennifer Muzerall, senior analyst di Cerulli, "e alcune sono finite ad investire in ETF con strategie smart beta".
Muzerall rileva che, con le strategie attive e passive, le strategie smart beta sono diventate il terzo pilastro dei portafogli degli investitori istituzionali in USA, in quanto questi prodotti offrono un modo efficiente per diversificare il portafoglio, riducendo la volatilità complessiva. "Frattanto che si sviluppano i concetti di una strategia beta e di un'esposizione ai fattori d'investimento, i modi per implementare queste strategie nei portafogli aumentano", conclude l'esperta.