Sulle opportunità che offrono questi strumenti nell’attuale contesto di mercato si sono confrontati Niccolò Rabitti (Morgan Stanley IM) e Barbara Galliano (Natixis IM) nella prima giornata di ConsulenTia20.
Il trigger è arrivato e ha un nome che ormai conoscono tutti: coronavirus. Il virus cinese ha scatenato volatilità sui mercati ma cercare di prevederne gli impatti è quanto mai azzardato e prematuro. Al momento, l’atteggiamento di base degli asset manager rimane ottimista e scettico sulle reali possibilità che questo evento endogeno possa interrompere il ciclo espansivo nel quale ci troviamo. Quali sono, dunque, le soluzioni a cui i consulenti possono guardare per gestire non solo la volatilità dei mercati ma anche quella dei propri clienti?
Su questo punto si sono confrontati Niccolò Rabitti, head of Retail Distribution Italy di Morgan Stanley IM e Barbara Galliano, deputy country head ed head of Retail Distribution di Natixis IM nella prima giornata di ConsulenTia20 a Roma. “Il nervosismo sui mercati è latente e la vera sfida oggi per i consulenti è quella di allungare l’orizzonte, identificare i temi ineluttabili che plasmeranno non solo l’economia ma anche la società del futuro”, commenta Galliano. Per l’esperta della casa francese i fondi tematici (che precisa “non equivalgono ai fondi settoriali giacché i tematici abbracciano diversi settori e capitalizzazioni”) rappresentano una valida soluzione.
“In un ciclo maturo come quello attuale il problema principale sta nel non sapere quale area geografica, settore o capitalizzazione potrà essere la migliore portatrice di rendimento nel prossimo futuro”, aggiunge da Galliano. Questi prodotti, inoltre, consentono ai consulenti di fidelizzare meglio con i propri clienti perché il loro carattere distintivo è l’immediatezza. “I trend parlando il linguaggio della quotidianità, trattano tematiche tangibili, semplici e immediate”, sottolinea la deputy country head ed head of Retail Distribution di Natixis IM. Tra questi, Galliano si sofferma soprattutto su quelli che stanno cambiando le abitudini dei consumatori (determinando uno spostamento da un'economia di prodotto a una di servizi) e sul tema della diversity.
Secondo Rabitti, un’altra soluzione è rappresentata dai PAC che consentono di costruire un investimento tarato sul cliente attraverso la gradualità. “Sono tra gli strumenti più sottovalutati del mercato ma i consulenti dovrebbero tenerli in considerazione come una modalità differente di allocazione del capitale nel tempo. Nessuno vieta ai consulenti di applicare un PAC come modalità d’investimento a un patrimonio di un cliente private”, sottolinea l’head of Retail Distribution Italy di Morgan Stanley IM.
L’esperto coglie l’occasione per ricordare che l’esposizione azionaria dell’investitore italiano medio negli ultimi 10 anni non è cresciuta. “Ciò vuol dire che egli ha perso o cavalcato solo in parte un decennio di bull market. E il rischio di portarlo oggi sui mercati è di incappare nel cosiddetto market timing”, precisa. L’idea che difende Rabitti, dunque, è quella di rendere strutturale il PAC come modalità di allocazione di un patrimonio nel tempo per consentire a un investitore di avere una quota di capitale più esposta all’azionario soprattutto in risposta ai tassi bassi e a tutta una serie di problemi strutturali, come l’eccesso di liquidità del sistema che pesa sui bilanci delle banche. “Infine, non bisogna dimenticare che il PAC può essere personalizzato per asset class, durata e importo a seconda delle esigenze dei clienti”.