Baron (MFS IM): Quo vadis investitore? Il punto di vista di MFS

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La riforma fiscale di Donald Trump ha avuto un impatto molto positivo da inizio anno. Le misure di stimolo introdotte hanno permesso agli Stati Uniti di trainare la crescita mondiale. “In USA, i dati economici stanno sostenendo il ciclo, sebbene la Fed stia riducendo la quantità di moneta in circolazione. Per quanto riguarda la crescita globale, la liquidità immessa nel mercato dalle Banche centrali ha sostenuto gli utili aziendali negli ultimi anni”, spiega Andrea Baron, managing director di MFS IM. “Ora ci troviamo in un contesto in cui l’Europa cresce molto lentamente rispetto all’America, con tassi ai minimi storici. Anche i Paesi emergenti cominciano a creare dei grossi grattacapi”.

Ci troviamo nel ‘late stage’ del ciclo economico e, come ben sappiamo, i mercati finanziari scontano sempre in anticipo lo stato di salute dell’economia futura. La domanda che dobbiamo porci è: cosa succederà fra dodici mesi? Baron ritiene che al momento ci sono diversi indicatori ancora positivi ma che non potranno essere sostenibili nei prossimi anni: “Il credito continua a crescere senza arrestarsi e i margini netti delle aziende sono al di sopra della media degli ultimi 20 anni. Abbiamo notato anche un aumento delle attività di M&A e di private debt”, spiega il manager. “Diventa fondamentale quindi tenere sotto controllo il rischio di liquidità. È molto difficile capire quali siano le asset class più vantaggiose in un mondo in cui le valutazioni sono ricche e il reddito fisso offre tassi d’interesse reali in parte negativi”. 

Inoltre, l’investitore non può nemmeno contare sul cuscinetto di sicurezza del mercato obbligazionario. Ci troviamo in una condizione di mercato che offre poco upside e un elevato rischio di downside. “Noi di MFS però siamo investitori di lungo periodo”, spiega Baron. “Per questo motivo risulta più importante distinguere le società con un utile positivo da quelle in perdita, e quindi puntare sulla gestione attiva. In un contesto di mercato più incerto e volatile, in MFS puntiamo a ridurre i rischi per i nostri investitori, concentrandoci su fondamentali societari solidi e poco ciclici. Questo perchè, nel lungo termine, contano gli utili e non l'andamento dei prezzi o gli eventi di breve periodo. In tale contesto, investire replicando un indice invece di creare diversificazione, genera solo un aumento complessivo del rischio di portafoglio. Guardando al rendimento atteso dei prossimi cinque anni, ci si aspetta una flessione dei mercati globali, per cui abiamo ridotto il peso di titoli più ciclici mentre nei portafogli azionari flessibili deteniamo liquidità a sufficienza per poter acquistare a prezzi decisamente inferiori. Per quanto riguarda i bond, ad esempio, crediamo nel ‘lower for longer’. Non ci aspettiamo un’inversione di tendenza dei tassi d’interesse, ma piuttosto pensiamo che continuerà la fase di normalizzazione dei tassi americani con un ritardo europeo molto significativo”.  

Tre fonti di instabilità che iniziano con la lettera D

MFS IM individua tre fonti di instabilità futura dei mercati:

  • Il debito: complessivamente a livello globale è ai massimi storici. A seguito della crisi finanziaria, continua a crescere con i tassi che hanno toccato i minimi storici.
  • La demografia: una popolazione che invecchia e i giovani che hanno difficoltà ad entrare nel mercato del lavoro. Questo fenomeno ha un impatto sul welfare state e la sostenibilità del sistema pensionistico.
  • La digitalizzazione: che spinge l’inflazione verso il basso e riduce i posti di lavoro.