Mario Draghi ha annunciato una nuova dose di TLTRO per supportare l’economia europea. I tassi di interesse rimarranno ai livelli attuali, almeno fino alla seconda metà del 2020.
Il presidente della BCE Mario Draghi apre le porte a un’ulteriore fase di liquidità.
Da una parte sembra che la Banca centrale europea (BCE) si stia mettendo al passo con la moltitudine di incertezze a livello globale: la guerra commerciale USA-Cina in corso, il rallentamento congiunturale e una inflazione che rimane debole stanno mettendo a dura prova il lavoro di Draghi. Ma dall’altra, i gestori si domandano se tutta questa liquidità farà bene al mercato.
“Da tempo riteniamo che la BCE non sarà in grado di effettuare un rialzo in questo ciclo e l’ulteriore dose di TLTRO dimostra che i tassi rimarranno bassi nel prossimo futuro. Inoltre, all’interno del consiglio direttivo, si è parlato anche di un ulteriore piano di quantitative easing (QE)”, spiega Salman Ahmed, chief investment strategist at LOIM.
Tuttavia, l'incontro di oggi segna effettivamente l'inizio della fine del regno di Draghi. “Le attuali azioni politiche della BCE sono state modeste e le previsioni della BCE sono basate sulla speranza piuttosto che sull'esperienza. Il suo mandato termina a novembre, e potrebbe essere ricordato come un presidente incapace di sostenere politiche he non godono del pieno sostegno del consiglio direttivo”, sostiene Andrew Mulliner, fixed income fund manager di Janus Henderson Investors.
La BCE è sempre stata una banca centrale con un braccio legato dietro la schiena a causa della mancanza di flessibilità nel suo mandato, della mancanza di coesione del suo consiglio direttivo e dei limiti della sua cassetta degli attrezzi. “In questo contesto, per gli investitori, rimane difficle trovare opportunità in un contesto di rendimenti negativi e curve sempre più piatte”.
Oltre ad un deterioramento del contesto ciclico, l'inflazione realizzata rimane contenuta, con un'inflazione di fondo che registra un aumento annuale di appena lo 0,8% il mese scorso sulla stima flash. “La debolezza dello scorso mese è stata in gran parte dovuta alla volatilità post-pasquale nei prezzi dei servizi, ma la tendenza più ampia dell'inflazione al di sotto del target rimane intatta”, ricorda Andrew Wilson, CEO per EMEA e global head of Fixed Income di Goldman Sachs Asset Management.
“Le condizioni macroeconomiche monitorate dai nostri Growth Nowcaster sembrano stabilizzarsi per ora, ma la dispersione è elevata, con una netta sovraperformance negli Stati Uniti, mentre l'Eurozona rimane debole. Sembra quindi che la politica accomodante della banca centrale sia attualmente guidata dalla geopolitica e dalla volontà di prevenire piuttosto che di reagire per mantenere uno slancio favorevole alla crescita”, secondo il CAS team di Unigestion.
Julien-Pierre Nouen, head of Economic Research & Multi-Asset di Lazard Frères Gestion, giustifica l’intervento di Draghi: “la BCE si concentra sui dati economici, che non sono stati particolarmente negativi. Pertanto, le prospettive non stanno peggiorando. La BCE riconosce il rischio di ribasso e alcuni membri del consiglio direttivo hanno discusso altre misure, ma si tratta più di essere pronti ad agire che avere fretta di farlo”.
Alla domanda su cosa potrebbe fare la BCE, Mario Draghi ha sottolineato che esiste ancora un notevole margine per il QE. “Bisogna dire però che i dettagli ampiamente attesi delle operazioni di rifinanziamento delle TLTRO III sono leggermente meno favorevoli rispetto alla precedente operazione con un aumento di 10 punti base”.