Per Giorgio Bensa (Ersel AM) l’individuazione di un buon gestore parte dall’originalità della strategia che utilizza e dalla coerenza tra tutti i vari elementi del processo di investimento che concorrono al risultato finale.
Non aveva le idee chiare e nemmeno una forte vocazione circa cosa volesse fare da grande... e proprio per questo all’università scelse ingegneria gestionale per tenersi aperte opportunità diverse. Così Giorgio Bensa, gestore senior di Ersel AM si confessa a Funds People. Dal 2002 lavora nella ricerca sui fondi di terzi e negli anni ha aggiunto progressivamente un bagaglio di esperienze di tipo qualitativo per la selezione dei gestori. Oggi è uno dei funds selector italiani più riconosciuti.
Come sviluppa il suo lavoro? Come è organizzata la sua giornata-tipo?
La nostra organizzazione del lavoro è piuttosto flessibile: la prima parte della giornata è tipicamente dedicata a studiare le chiusure dei mercati e gli spunti più interessanti della ricerca macroeconomica e top down. Dopo questa prima fase ci concentriamo prevalentemente sulla ricerca su singole asset class e fondi, combinando un approccio quantitativo sull’analisi dei risultati e soprattutto una forte e costante interazione con i team di gestione tramite incontri, conference call e lo studio del materiale che le case di gestione stesse producono.
Quali sono i parametri (soggettivi e oggettivi) utilizzati nella selezione di un fondo?
Il nostro processo di investimento si articola su tre cardini nella valutazione: quantitativa, qualitativa e strutturale; abbiamo però margini di flessibilità per dare la giusta enfasi a ciascuno di questi punti in funzione della storia e della complessità di ogni strategia di gestione. Tra i criteri oggettivi dedichiamo molta attenzione alla persistenza dei risultati e alla protezione del capitale nelle fasi avverse; l’analisi soggettiva si basa su uno schema di valutazione ampio, che prende in considerazione molteplici elementi: team di gestione, processo di ricerca, costruzione del portafoglio, risk management… Per noi è fondamentale la coerenza tra di essi e con gli obiettivi della strategia di gestione stessa.
Che caratteristiche deve avere un fondo per essere scelto da lei?
Essenzialmente presentare dei caratteri distintivi, che consentano di aggiungere un contributo di diversificazione nel momento in cui viene aggiunto ad un portafoglio. Questi possono essere funzione di diversi elementi: segmento di mercato su cui il fondo investe, criteri di selezione dei titoli o di allocazione tra le varie asset class, linee guida nella costruzione del portafoglio…
Cerca il miglior fondo per ogni categoria?
No, non penso che possa esistere il fondo migliore in assoluto, ma quello che meglio corrisponde ad un insieme di esigenze ed obiettivi. La definizione stessa di migliore dipende dai parametri su cui viene impostata e cambia in funzione degli orizzonti temporali presi in considerazione.
Come individuare un buon gestore? E cosa fa se il gestore se ne va?
L’individuazione di un buon gestore parte dall’originalità della strategia che utilizza e dalla coerenza tra tutti i vari elementi del processo di investimento che concorrono al risultato finale. Non abbiamo un criterio rigido in caso di abbandono di un gestore: in alcune società può non rappresentare una criticità grazie alla strutturazione del processo di investimento ed alla cultura di team, in altri casi invece i risultati sono funzione di una figura chiave e se questa lascia chiudiamo gli investimenti.
Come definirebbe la selezione dei fondi?
Selezionare i gestori ci consente di ricevere contributi eterogenei in molti casi da professionisti di grande spessore e ci costringe ad avere una mente aperta; il lavoro di selezione deve mettere insieme quanti più elementi possibile, è un po’ come costruire un puzzle a partire dalle singole tessere.