Come selezionare un fondo absolute return senza rimanere delusi

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Il 2018 non passerà alla storia come un anno particolarmente positivo per le strategie absolute return. Anzi, questa categoria ha vissuto un anno disastroso, con una redditività media che, secondo i dati di Lipper, è stata del -3.5%. "Questo significa che, in generale, questi fondi non hanno soddisfatto le aspettative degli investitori, ossia, generare rendimenti positivi indipendentemente dalle condizioni di mercato", dice Detlef Glow, head of EMEA Research di Lipper. Delle 14 categorie in cui la società di analisi divide questi prodotti, solo due hanno offerto rendimenti medi positivi lo scorso anno.

È vero che nel 2018 i fondi absolute return non hanno aiutato molto a contenere le perdite sui mercati, ma dobbiamo ricordare che non possiamo valutare questi risultati solo nel breve termine. Nel medio-lungo periodo, questa tipologia di fondi continua ad avere un alto potenziale di diversificazione del rendimento ciclico dei mercati e contribuisce a ridurre la volatilità di un portafoglio multi-asset.

Come selezionare un fondo a ritorno assoluto? 

Il processo non è semplice, poiché implica strategie molto complesse ed eterogenee. Secondo Amadeo Alentorn, fund manager del Global Equity Team di Merian Global Investors, è fondamentale che l'investitore analizzi in profondità quattro aree:

1) Diversificazione. Una delle caratteristiche più interessanti dei fondi a ritorno assoluto è la loro capacità di diversificare il profilo di rendimento delle attività tradizionali e contribuire a ridurre la volatilità di un portafoglio multi-asset tradizionale. "È importante analizzare in dettaglio il comportamento storico del fondo in diversi contesti di mercato", spiega il gestore.

2) Gestione dei rischi. Un'altra caratteristica interessante di questi prodotti è una volatilità più contenuta rispetto a quella delle asset class tradizionali. "È importante capire a che tipo di rischi è esposto un determinato fondo, come sono controllati nella costruzione del portafoglio e se in passato si è comportato in linea con le aspettative".

3) Aspettative di rendimento. È importante capire quale sia l’orizzonte d’investimento che il gestore si prospetta: "La decisione di investire in un fondo di questo tipo dovrebbe idealmente essere accompagnata da un certo impegno temporale per poter avere una maggiore probabilità di ottenere i benefici attesi. Negli ultimi anni, gli investitori, in generale, sono diventati più miopi", sostiene Alentorn.

4) Liquidità. È inoltre importante comprendere il profilo di liquidità del prodotto in relazione alla liquidità delle attività sottostanti. "In alcuni prodotti a ritorno assoluto, vi è una grande discrepanza tra liquidità giornaliera e le attività in cui investe il fondo: l'orizzonte di liquidazione ordinata del sottostante potrebbe essere molto più lungo".

Domande per scovare i cattivi gestori

In questo processo di analisi, ci sono alcune domande che l’investitore può fare per capire quanto sia robusto il processo d’investimento. Ad esempio, chiedendo se sono coperti tutti gli scenari economici: "Molti dicono di sì. Se fosse vero, ciò implicherebbe che senza correre rischi stanno generando un rendimento positivo. È impossibile coprire tutti gli scenari", afferma Andrés Sánchez Balcázar, head Global and Regional Bond Team di Pictet AM.

A suo parere, il gestore deve essere in grado in ogni momento di spiegare all’investitore le ragioni che hanno generato il comportamento buono o cattivo del fondo. "Quando il gestore sa come possa reagire il portafoglio in un dato contesto di mercato è un buon segno. Dimostra di essere consapevole della direzionalità e della sensibilità del suo portfolio". A riguardo, l'investitore può sempre chiedere al gestore di mostrargli una matrice di correlazioni rispetto ai diversi mercati. In questo modo, si possono controllare rapidamente e facilmente i bias e chiedere spiegazioni in merito. 

Ci sono anche domande spinose che possono essere poste al manager, come ad esempio chiedersi se ha modificato il suo processo negli ultimi anni a causa del cambiamento delle condizioni economiche. "Se risponde di sì, afferma di svolgere delle prove per vedere cosa funziona e cosa no. Ciò rende più probabile che non sia in grado di riconoscere il rischio complessivo". Allo stesso modo, Balcázar ritiene che bisogna considerare il tail risk nella distribuzione. "Se afferma che al momento non ha dati sufficienti per definirlo, o che non c'è stato alcun impatto significativo del tail risk sul fondo, significa che non è in grado di spiegare il rischio del suo portafoglio".

Coefficienti da tenere in considerazione

Per quanto riguarda l'analisi dei coefficienti dei fondi absolute return, essendo strategie in cui vi sono posizioni lunghe e corte, la valutazione delll’indice di Sharpe ha poco senso. Nemmemo l’information ratio è rappresentativo poiché è una misura che utilizza la volatilità storica con dati passati. Più interessante è analizzare il drawdown massimo e il drawdown realizzato. Questa rappresenta una buona misura per valutare le stime sul rischio del gestore. "Sarebbe anche utile analizzare quanto tempo il manager ha avuto bisogno per riprendersi da un drawdown", conclude Balcázar.