A dirlo è il rapporto ‘Spiva Europe Scorecard’ che ha messo a confronto le performance europee dei fondi azionari gestiti attivamente con quelle dei fondi indice. A Piazza Affari, per esempio, su 10 anni l’S&P Italy Bmi ha battuto del 72,53% i gestori attivi. Ma sui anni anni i gestori italiani sono i più meritevoli.
Su un arco di tempo lungo, ovvero dai cinque ai dieci anni, scommettendo sulle varie aree geografiche del mondo, gli ETF hanno fatto meglio dei fondi attivi. In altre parole, nella stragrande maggioranza dei casi, puntare sui benchmark (in euro) ha reso di più che scommettere sulla capacità di gestione dei money manager. Mentre questi ultimi la spuntano nel breve periodo. A dirlo è il rapporto ‘Spiva Europe Scorecard’. Ogni sei mesi, infatti, gli indici S&P e Dow Jones pubblicano l’S&P Indices Versus Active (Spiva) Europe Scorecard, che punta a mettere in comparazione le performance europee dei fondi azionari gestiti attivamente nelle varie categorie regionali e settoriali e, a partire dallo scorso anno, sono stati inclusi nuovi Paesi tra cui l’Italia, i Paesi Bassi, la Polonia, la Spagna, la Svizzera e le regioni del Nord, soprattutto Danimarca e Svezia.
Dando uno sguardo con la lente di ingrandimento, i mercati azionari globali, come misurato dall'indice S&P Global 1200, sono cresciuti del 10,4% nel corso dell’ultimo anno (in euro) “e questo potrebbe essere in gran parte attribuibile al programma di allentamento quantitativo della Banca centrale europea”, spiegano gli analisti del report. Continuano: “tuttavia questa performance è positiva solo in apparenza dato che occorre tenere in conto la volatilità che i mercati azionari hanno sperimentato nel corso dell’anno, conseguenza di un’anemica crescita dell’economia cinese, delle tensioni geopolitiche e del crollo dei prezzi dell’energia e delle materie prime”. Sta di fatto che, rispetto all’S&P Europe 350, mentre il 68,1% dei manager attivi ha sovraperformato il benchmark nel breve periodo, su orizzonti temporali più lunghi sono andati tutti male. Infatti, il 63,8% dei manager attivi ha sottoperformato il benchmark su un periodo di tre anni, che diventa l’80,6 % su cinque anni e il 86,3% su dieci anni. Sui tre anni, soltanto sulla Borsa di Milano l’indice (S&P Italy Bmi) ha battuto i gestori attivi con una percentuale sotto al 50%. Sull’anno, è davvero difficile trovare fondi attivi più meritevoli degli ETF.
Dall’inizio del 2015 a oggi, i migliori asset manager sono quelli che hanno operato sulla borsa spagnola, superati dal benchmark di Madrid solo nel 24,05% dei casi, seguiti da Italia (31,91%), Europa (31,94%), Olanda (36,36%), mercati nordici (38,64%), Francia (44,69%) e Germania (46,24%). Ma sul lungo termine, è statisticamente ancora più difficile imbroccare fondi attivi che battono gli indici. A Piazza Affari, per esempio, su un arco temporale di dieci anni l’S&P Italy Bmi ha battuto del 72,53% i gestori attivi. Il report ‘Spiva’ riporta anche le differenze di performance medie tra indici e fondi attivi: sui cinque anni, per esempio, lo S&P 500 Usa ha reso il 17,42% annualizzato, i gestori attivi il 12,8%. Lo S&P Europe 350 il 9,18% contro l’8,41%. Lo S&P global 1200 il 12,42% contro il 7,98%. Ma sui cinque anni i gestori italiani sono i più meritevoli: gli attivi hanno fornito una performance del 6,99%, meglio del 5,59% dello S&P Italy Bmi.
Autore dell'immagine: Laura Ferreira, Creative Commons.