Fidelity International, ecco la soluzione di investimento che integra la liquidità

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Alla base della costruzione di ogni portafoglio di investimento vi è, ovviamente, la ricerca. Più le analisi sono accurate maggiori informazioni si ottengono su uno specifico titolo, fondo, asset class e così via. La ricerca sta quindi alla base dei processi di investimento di Fidelity International, e in particolare quella quantitativa, come spiega a Funds People Peter Khan, gestore del fondo FF Global Short Duration Income Fund

Nel dare una panoramica del team di gestione, l’esperto specifica come dall’asset manager dispongano di cinque professionisti focalizzati sulla ricerca quantitativa, basati tra Londra e Hong Kong, che gestiscono molti dei “processi model driven” per i diversi fondi equity della casa, ma offrendo parallelamente un supporto anche al team obbligazionario nelle valutazioni dei profili di asset class fixed income con rischio asimmetrico, quali emerging market high yield e segmenti dove il rischio è quindi propenso all’aumento. 

Questi analisti quantitativi svolgono un ruolo fondamentale nella gestione dei portafogli, soprattutto per quanto concerne il portafoglio dei fondi income gestiti da Khan, “perché queste strategie fanno affidamento su un approccio sistematico di asset allocation, e ciò significa che utilizziamo degli ‘scorecard process’ per definire il framework da cui iniziano le nostre analisi e valutazioni. Parliamo di un processo per l’80% quantitativo e per il 20% qualitativo, dove la componente quantitativa svolge un ruolo molto importante nell’identificare le fonti del rischio di credito. In generale, il nostro team è basato tra Londra e l’Asia con hub in Cina e Hong Kong. Il team Global Credit è composto da 14 portfolio manager e numerosi credit analyst. Personalmente, gestisco i portafogli FF Global Short Duration Income Fund, FF Global Income Fund FF Global High Yield Fund”.

Infine, vi è il team di investimento fixed income, composto da dieci trader (anch’essi basati tra Londra e Hong Kong) focalizzati sempre sul rischio di credito ma con specializzazioni sull’investment grade e sull’high yield credit dei mercati emergenti. “Soprattutto nel portafoglio FF Global Short Duration Income Fund, il ruolo del team di investimento è di vitale importanza – spiega Khan – perché il blocco principale di questa strategia è nel credito. La qualità del processo attraverso scorecard offre diversi vantaggi, fra cui gli input del trading team, che valuta anche le condizioni di liquidità nelle rispettive asset class. Il processo di investimento, per questa strategia, inizia con un team meeting settimanale nel quale dibattiamo e discutiamo le decisioni di investimento da assumere, come ad esempio se dovremmo allocare più asset in un determinato segmento o meno, e valutare in che misura il capitale di rischio possa incidere sugli sviluppi di mercato correnti. Ciò è molto importante perché permette ad ognuno di noi di essere flessibile e di adattarci ai cambiamenti di mercato, adottando quindi la scelta ottimale di investimento”, afferma. 

Flessibilità adattabilità sono quindi alla base della costruzione del portafoglio. “Facciamo uno screening dell’universo di investimento sulla base delle valutazioni del team di ricerca sul credito, il quale mette a disposizione una base di 1.500 nomi da cui i portfolio manager possono svolgere una selezione attiva. L’elevata convinzione sulla validità di una posizione è una componente fondamentale del processo attivo. Utilizziamo solo il 10% dei nomi che abbiamo a disposizione. È importante avere dei validi sostituti per poter cambiare titolo nel caso uno di questi non sia più considerato un valido investimento per questa strategia. Dato che abbiamo mandati non vincolati al benchmark e completamente flessibili, sviluppiamo l’allocazione tattica considerando una serie di parametri. Credo sia ottimale per un fund manager non aver alcun tipo di limite in termini di dipendenza dal benchmark, o range definiti dentro cui rimanere”, afferma il gestore.

“Anche a livello regionale, possiamo optare per le idee che reputiamo migliori. La duration massima del portafoglio è di 3 anni e, a livello di qualità del credito, l’investimento minimo in asset investment grade è della misura del 50% del portafoglio”. Il fondo è al momento posizionato per un 64% in investment grade e un 32% in high yield. “Continueremo a gestire il portafoglio svolgendo un accurato controllo della duration, che al momento è di 1,8 anni”.

Tanta, troppa liquidità

Khan spiega come l’idea di base di questo fondo, del perché da Fidelity puntano molto sull’Italia, è che guardando agli investitori italiani vi sono quantità enormi di asset in liquidità in depositi e in conti correnti. “L’obiettivo del fondo è quello di supportare quegli investitori che non sanno come comportarsi in un contesto di crescita della volatilità e che dispongano di troppa liquidità. Se pensiamo alla volatilità del mercato, con questa strategia possiamo provvedere ad una soluzione di investimento che possa integrare la liquidità, così che anche la parte più difensiva dei portafogli contribuisca a generare rendimenti, senza rimanere ‘vittime’ dell’inflazione. Alla base della strategia vi è alta qualità del creditoduration corta con approccio difensivo ma capace di offrire flessibilità e adattabilità, offrendo livelli di income e di performance nette positive”, afferma. 

A detta del manager, il fondo è rivolto a quegli investitori caratterizzati da un approccio difensivo, che si riflette in un appetito per l’investment grade e che cercano maggiori livelli di income, in particolar modo investitori euro hedge in mercati globali. Una strategia con una forte motivazione nel massimizzare la diversificazione e l’income, il cui profilo di volatilità dell’investitore è in linea con quello del fondo, ovvero con volatilità intorno al 2-3% che offre un euro hedge return. “Svolgiamo asset allocation anche attraverso un processo top-down. Crediamo che l’investitore tipico per questa strategia sia quello interessato ad un profilo cauto, focalizzato su obbligazioni di elevata qualità, e alla ricerca di un profilo di rischio SRRI pari a 2 su 7, come quello di questo fondo Fidelity. Nell’universo fixed income, ci sono alcuni movimenti demografici che portano gli investitori a ricercare più income, ma spesso questo si scontra con l’obiettivo di preservare il capitale dalla volatilità del mercato. Vediamo dell’interesse in particolar modo da parte di private banker e fund selector”, dichiara l’esperto.

Al momento, ciò che dal team reputano interessante a livello geografico dipende dalla sub asset class su cui si focalizzano. “In generale, da sette anni ormai, siamo molto costruttivi nell’high yield e nell’emerging market corporate. Con tutta probabilità, inizieremo a muovere il portafoglio verso una maggiore qualità, e ciò non vuol dire eliminare completamente l’high yield dal portafoglio, ma controllare maggiormente il rischio di default di alcuni nomi. Cerchiamo idee che sono altamente idiosincratiche e meno correlate ai trend globali macro. Vediamo qualche potenziale valore in titoli euro BB tendenti ad un miglioramento del rating di credito, caratterizzati da spread compressi ma con profilo di bilancio molto costruttivo, dove ci aspettiamo sovraperformance”, afferma Khan.

“Non abbiamo forti preferenze a livello geografico, ma certamente siamo attivi in USA, Asia, America Latina, Europa centrale e dell’est, e in qualche piccola economia africana. Troviamo interessanti anche Paesi come Ecuador Mongolia. Nel breve termine non vedo importanti cambiamenti, magari ad un certo punto in futuro, ci saranno più opportunità di investimento in Russia e in Turchia”, prevede il gestore. 

Livelli di risk management

Dal team fanno sapere come, al momento, l’esposizione sia composta da 125 nomi in portafoglio, dove nel lungo termine le aspettative in termini di numero delle posizioni rimarranno in un range tra i 100 e i 200 nomi. “Magari il fondo risulterà meno concentrato rispetto ad oggi, ma sicuramente resterà sempre ben diversificato in termini di allocation. Questo rappresenta un primo livello di risk management. Il secondo livello di gestione del rischio è che disponiamo di liquidity provider che si assicurano che il fondo disponga del giusto livello di liquidità. Inoltre, utilizziamo anche altri strumenti di copertura quali futures, tassi di interesse, indici, opzioni sugli indici, credit default swap e altri derivati volti alla gestione del rischio”, conclude Khan.