L’industria europea della gestione passiva sta vivendo un periodo di forte crescita, anche se, nel vecchio continente, il peso degli investimenti passivi è ancora del 16%. Tuttavia, il nuovo contesto di mercato vede gli etf perfettamente posizionati.
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Èormai assodato che l’industria europea della gestione passiva sia in forte crescita. Se il trend di lungo termine risulta molto solido, nel 2018 la crescita è stata finora più contenuta (poco meno di 30 miliardi di euro di raccolta a fine agosto, contro i 94 miliardi del 2017). Come spiega a Funds People Arnaud Llinas, head of Lyxor ETFs and Indexing, “guardando a mercati più maturi e considerando il loro trend negli ultimi 10 anni, ci aspettiamo una crescita ancora maggiore. Oggi gli AuM dei fondi passivi negli USA rappresentano il 37% degli asset gestiti da tutta l’industria del risparmio gestito. In Europa il peso degli investimenti passivi è ancora del 16%”.
Secondo l’esperto, gli ETF sono perfettamente posizionati nel nuovo contesto di mercato. A loro favore giocano innanzitutto le regolamentazioni: MiFID II e PRIPS aumentano il controllo su costi e trasparenza, favorendone, appunto, l’impiego. Poi le performance dei fondi attivi: nel 2017, solo il 44% dei fondi attivi ha superato i benchmark (nel 2016 il 45%, nel 2015 il 47%). Inoltre, le condizioni di mercato complesse fanno sì che gli investitori ricerchino soluzioni più innovative per affrontare l’aumento dell’inflazione, i bassi rendimenti, le fluttuazioni valutarie e l’incertezza dei mercati. Infine, l’impiego crescente da parte dei distributori retail spingerà i consulenti finanziari indipendenti e le banche online a ricercare sempre più nuovi prodotti per offrire piani di risparmio multi-asset a basso costo.
In Europa esistono circa 50 provider di ETF: i primi cinque rappresentano quasi l’80% del patrimonio in gestione e il 75% della raccolta netta di nuovi capitali. “La capacità di dimostrare expertise comprovate e standard di alta qualità è un prerequisito per gli investitori, ma anche l’attenzione ai costi sta suscitando un sempre maggiore interesse. Sono necessari investimenti ingenti (in termini di risorse e tempo) per diventare leader di mercato”, afferma Llinas.
Sul fronte costi, il manager illustra come l’offerta di Lyxor ETF soddisfi non solo gli investitori interessati al Total Cost of Ownership, per i quali efficienza, qualità della replica e spread contenuti costituiscono fattori essenziali. “Questi investitori tendono a optare per i nostri ETF principali, tra i più grandi e liquidi in Europa. I cambiamenti nel mercato e normative come MiFID II, inoltre, stanno spingendo la domanda di ETF semplici e a basso costo. Quest’anno abbiamo sviluppato una nuova gamma di ETF ‘Core’, con TER a partire da appena 0,04%, a replica fisica e senza prestito titoli. Attualmente, con oltre 220 ETF, la gamma di Lyxor propone un ventaglio completo di esposizioni ed è ben bilanciata, con 47,5 miliardi di euro in ETF azionari, 17 miliardi in ETF obbligazionari e 1,2 miliardi in ETF su materie prime (al 26 luglio 2018). Il nostro maggiore successo quest’anno è stato raggiunto nel fixed income, con una nuova raccolta netta superiore rispetto a qualsiasi altro emittente, grazie ai nostri prodotti altamente innovativi sull’inflazione (quotati lo scorso anno) e agli ETF ‘Core”.
Business flessibile
Come afferma Llinas, flessibilità e innovazione sono molto importanti per gli investitori. “Anni fa abbiamo quotato i primi ETF short e a leva, e attualmente abbiamo la più ampia gamma di questi ETF in Europa. Più recentemente siamo stati i primi a creare una gamma completa di ETF PIR e siamo stati rapidi nel rispondere all’interesse verso gli investimenti ESG, quotando il primo ETF sui green bond a livello globale e il primo ETF per la parità di genere in Europa. La nostra gamma ESG poggia ora su due pilastri: da un lato quattro ETF su quattro degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (acqua, energie rinnovabili, green bond e parità di genere), dall’altro quattro ETF Trend Leaders su criteri ESG più generali, quotati in Italia a settembre di quest’anno”.
Talvolta l’innovazione può essere anche più semplice. Da Lyxor, infatti, fanno sapere come stiano convertendo tutti i fondi in SICAV al fine di attrarre investitori da tutta Europa, effettuando il passaggio a replica fisica per numerosi ETF e fondendo classi per aumentarne la liquidità. “Questi cambiamenti, uniti alla gamma ‘Core’, ci aiuteranno a far crescere il business al di fuori delle nostre aree di forza tradizionali nell’Europa meridionale e ad attrarre sempre più il mercato retail e quello, in crescita, del wealth management. Se approvata dagli organi competenti, l’acquisizione della divisione Equity & Commodity di Commerzbank da parte di Société Générale (capogruppo di Lyxor) ci darà un’importante impronta sul mercato retail tedesco degli ETF attraverso ComStage, che offre attualmente 109 ETF e detiene circa 9 miliardi di euro di AuM. Con questa acquisizione, Lyxor diventerebbe il terzo provider di ETF in Germania e il secondo in Europa in termini di patrimonio in gestione”, dichiara Llinas.
Espansione italiana
Lyxor continua a focalizzarsi sulla performance, puntando ad essere il provider di ETF con i migliori rendimenti (sulla base dell’indicatore di efficienza). “Vogliamo continuare a far progredire il mercato, essendo il provider di ETF più innovativo per gli investitori istituzionali. Vogliamo anche espanderci nell’intermediazione retail, diventando il provider numero uno in questo settore”.
L’Italia continuerà ad essere uno dei mercati più importanti per Lyxor, dove, nonostante la forte crescita del patrimonio degli ETF (da 20 a 60 miliardi di euro in cinque anni), la penetrazione della gestione passiva è ancora limitata rispetto ai principali mercati europei. “Oggi gli ETF rappresentano solo il 2,8% del patrimonio gestito: i margini di crescita sono ancora molto elevati”, conclude Llinas.