Geukens (DPAM): “Cerchiamo aziende che abbiano un pricing power rilevante”

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Come ben sappiamo il mercato del lavoro ha subito notevoli cambiamenti negli ultimi vent’anni. Anche in Europa è stato introdotto il concetto di flessibilità. Con il progetto di allargamento dell’Unione Europea, si è creato uno spazio di circolazione di mezzi e servizi più grande con la speranza di sviluppare un mercato del lavoro più efficiente. Secondo Bart Geukens, responsabile del fondo DPAM Invest B Equities Europe Small Caps di Degroof Petercam AM, “Sebbene i presupposti fossero dei migliori, si nota ancora una mismatch tra il profilo richiesto e quello disponibile sul mercato”. Con lo sviluppo tecnologico, le aziende ricercano profili specializzati e le persone senza una laurea o un titolo di studio specializzato hanno difficoltà a trovare un lavoro ben remunerato e stabile. “Per esempio, in Germania gli operai edili non sono sufficienti: per costruire una nuova casa ci si impiega una media di 2-3 anni, a causa della mancanza di manodopera qualificata. Questo è solo uno degli esempi che dimostra il disallineamento tra i vari Stati europei” spiega il gestore. “Inoltre anche il processo di delocalizzazione ha avuto un impatto negativo, trasferendo posti di lavoro in Paesi in cui la manodopera costa meno”, spiega il gestore.  

Quali aziende preferire

Degroof Petercam è un gestore attivo e utilizza un approccio bottom up per la selezione delle società in cui investire. La selezione delle società avviene attraverso un’analisi accurata dei bilanci e degli indicatori di redditività e indebitamento. “Ricerchiamo aziende che possano creare valore nel tempo per tutti gli shareholders con un pricing power rilevante e non abbiamo preferenze di area geografica o settore”, spiega Geukens. “Ad esempio investiamo sull’italiana Autogrill SpA: l’azienda ha ristrutturato il business e opera a livello internazionale nei principali poli logistici. È una società che genera flussi di cassa continui e con un elevato pricing power”. 

Quale sarà l’impatto della riduzione del quantitative easing sulle small e mid cap?

A settembre, secondo la maggior parte degli analisti, la Banca centrale europea adotterà delle modifiche alle misure di quantitative easing. Al momento ci sono ancora pareri discordanti sull’intensità della riduzione (se si arriverà a zero o ci sarà un passaggio intermedio). “È indubbio che il cambio di rotta della politica monetaria avrà un impatto sulle small e mid cap europee”, osserva il gestore. “Le piccole aziende operano con una leva finanziaria maggiore rispetto alle grandi”. Questo è dovuto a una maggiore difficoltà nel raccogliere capitali dal pubblico: mentre le large cap hanno accesso a un’ampia offerta di strumenti di finanziamento (come azioni, bond e credito), le small cap hanno un ridotto bacino di investitori. “Inoltre le piccole imprese non hanno una diversificazione geografica come le large cap, ma il loro mercato di riferimento è principalmente quello europeo. Ciò rende le piccole medie imprese più sensibili alle decisioni dell’Unione.

Tuttavia bisogna ricordare che la politica della Banca centrale europea è ancora ultraccomondante con un’inflazione che non riesce a superare l’1,5%. “Il processo di normalizzazione sarà molto lungo e richiederà diversi anni. L’Europa, con i tassi d’interesse dei bond che sono prossimi allo zero, rimane ancora un terreno fertile per le azioni dove si possono trovare delle ottime opportunità di sconto”, conclude il gestore.