Da un anno a questa parte, complici le manovre delle Banche centrali, sono diverse le criticità che si pongono nella valutazione di questi prodotti. Come fare per sceglierli?
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Il mondo gestito continua a proporre fondi a cedola ma, nonostante questi esercitino da sempre una forte presa per il rendimento periodico, l’interesse della clientela si sta riducendo. È già passato qualche anno dalle prime emissioni ed è quindi possibile trarre un primo bilancio, evidenziando come la valutazione della loro appetibilità sia piuttosto cambiata nel tempo. Il meccanismo di funzionamento di questi fondi in sostanza “promette” il pagamento di una cedola periodica (tipicamente annuale) gestendo gli attivi del fondo in un orizzonte che può essere predefinito (fondi con scadenza) oppure senza limiti temporali.
Nell’offerta attuale ci sono prodotti a cedola che nella loro gestione prevedono l’uso di tutte le asset class (azionario, obbligazionario, monetario…) e altri fondi, invece, che limitano l’universo investibile agli strumenti obbligazionari. In entrambi i casi, l’obiettivo è il medesimo: la gestione cercherà di creare valore per poter far fronte alle cedole periodiche che dovranno essere pagate.
Secondo Andrea Cattapan, analista equity e risparmio gestito di Consultique Spa, “il meccanismo fino a qualche anno fa era piuttosto profittevole, visto il livello dei tassi di interesse ancora interessante sull’obbligazionario governativo e corporate. Già da un anno invece, la situazione è cambiata, ponendo qualche criticità nella valutazione di questi fondi. Le manovre delle Banche centrali, infatti, hanno “schiacciato” i rendimenti a lungo di gran parte dell’universo obbligazionario, costringendo questi fondi a ricorrere ad asset class più rischiose, come l’obbligazionario high yield o emergente e, nei fondi ove possibile, anche alla componente azionaria”.
E continua: “nel caso in cui l’andamento delle asset class selezionate non fosse positivo per tempo prolungato, l’erogazione delle cedole sarebbe assimilabile più che altro a una restituzione di capitale al sottoscrittore, in quanto non si tratta di un vero e proprio valore (ancora) creato dal fondo. Questa considerazione è maggiormente vera con gli ultimi fondi introdotti nel mercato, i quali si trovano a dover pagare la cedola con un universo investibile dove spesso la volatilità e i bassi rendimenti contraddistinguono l’andamento dei mercati”.
Sta di fatto che le case prodotto continuano a proporre i fondi a cedola ma l’interesse della clientela si sta riducendo “perché la cedola che l’industria è in grado di offrire in maniera stabile e sostenibile è ora poco apprezzabile da un punto di vista commerciale. A parità di rendimento cedolare, inoltre, il risparmiatore deve assumere un profilo di rischio superiore rispetto a quello a cui era precedentemente abituato”, spiega Massimo Mazzini, responsabile direzione marketing e sviluppo commerciale di Eurizon Capital SGR.
Eurizon Capital si è dotata di logiche di distribuzione di importi predefiniti in modo da venire incontro a quella tipologia di risparmiatori che utilizzano questi importi per pianificare le spese o integrare il reddito. Durante la fase di definizione di un fondo comune la società si è dotata di una policy interna che individua la “distribuzione sostenibile” che è in grado di offrire in maniera consistente sulla base delle caratteristiche del prodotto stesso, dei costi che gravano sul prodotto e del contesto di mercato. Ed ecco due aspetti incisivi: fiscalità e costi.
"Le cedole del fondo vengono tassate man mano che vengono erogate ma non è certo che l’esito complessivo al momento del disinvestimento sia positivo", ha precisato Cattapan. "Per quanto riguarda i costi, essi, mediamente, incidono in maniera significativa: il costo di gestione medio è infatti attorno all’1,1-1,2%, abbastanza per essere dubbiosi sul fatto che i risicati rendimenti sull’obbligazionario possano coprirli, senza ovviamente considerare le spesso presenti ed esose commissioni di sottoscrizione iniziali".
Conclude Mazzini: “occorre valutare il profilo di rischio e l’orizzonte temporale dell’investitore. La distribuzione non è la principale caratteristica di un prodotto. Nell’attuale offerta di prodotti quando sono presenti fondi a distribuzione viene associata anche la classe ad accumulazione. Per i prodotti con un periodo di gestione predefinito il fund manager mira a ottimizzare il rendimento del portafoglio al termine del periodo tenendo conto anche della distribuzione che sarà effettuata nel corso del tempo”.