Il 25 giugno, il prezzo del metallo giallo ha toccato il massimo in sei anni, arrivando a 1.439 dollari l'oncia. Cosa si aspettano i gestori per il prossimo semestre?
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Il timore di un ritorno della volatilità sui mercati nella seconda metà dell’anno, la paura di un inasprimento della trade war con impatto negativo sull’economia mondiale e la politica monetaria espansiva delle banche centrali con l’ulteriore riduzione dei rendimenti obbligazionari, sono alcune delle motivazioni che stanno spingendo gl investimenti ad includere oro nei loro portafogli. Perfino Ray Dalio, presidente di Bridgewater, il più grande hedge fund del mondo, ha sottolineato alcuni giorni fa che l'oro aumenterà il peso in portafoglio di fronte al "cambio di paradigma nei mercati".
A giugno, il prezzo dell’oro è cresciuto in modo significativo, forse storico, sfondando il suo trading range e il 25 giugno, il prezzo del metallo giallo ha toccato il massimo in sei anni, a 1.439 dollari l’oncia. Secondo i dati di Morningstar, la categoria di fondi del settore oro (compresi sia quelli che investono nella materia prima stessa che quelli che lo fanno nelle società minerarie) ha sostituito la categoria azionaria russa come la più redditizia dell'anno, guadagnando in media il 34%.
A questa tendenza si aggiunge anche il forte incremento della domanda di prodotti quotati che replicano il comportamento del metallo giallo. Secondo i recenti dati pubblicati da BlackRock, nel mese di giugno gli ETP dell'oro ha registrati sottoscrizioni nette per valore di 2,5 miliardi di dollari, i migliori dati da febbraio 2016. Con questa cifra ci sono quindi 3,8 miliardi di dollari che questi prodotti hanno ricevuto finora nel 2019, una cifra che supera i 2.900 milioni che hanno ricevuto in tutto l'anno 2018.
Fonte: BlackRock.
Peter Kinsella, global head of Forex Strategy di Union Bancaire Privée (UBP) conferma che l'impulso principale di questo aumento sia la prospettiva di un ulteriore allentamento monetario aggressivo da parte delle principali banche centrali mondiali. “Storicamente, i prezzi dell'oro si muovono in maniera inversa rispetto ai tassi di interesse reali statunitensi, e quindi la prospettiva di tassi di interesse reali USA più bassi è un'evoluzione positiva per l'oro”, commenta. In Europa invece, “le previsioni di consenso suggeriscono che la BCE ridurrà il tasso sui depositi di 10-20 punti base. Si tratta di un'evoluzione molto costruttiva per il prezzo dell'oro, in quanto i costi fisici di stoccaggio dell'oro sono meno costosi del tasso negativo della BCE. Di conseguenza, molti investitori potrebbero essere tentati di acquistare oro fisico in alternativa al deposito di denaro presso la BCE. Vi è anche il rischio di ulteriori misure di stimolo da parte della BCE, che andranno a vantaggio del prezzo dell'oro”, aggiunge Kinsella.
Secondo Joe Foster, portfolio manager e Strategist di VanEck “il mercato dell’oro sta attraversando una fase di transizione e per il 2020, anticipiamo due possibili scenari nei mercatiI: il primo è di ‘atterraggio morbido’, che sarebbe possibile se le misure di stimolo globali delle banche centrali, da più parti attese, riuscissero a impedire che la recessione del settore manifatturiero contagi l’intera economia. Se si evitasse la recessione, i mercati azionari reagirebbero con un rialzo, i tassi di interesse toccherebbero i minimi e il dollaro con ogni probabilità si stabilizzerebbe o si apprezzerebbe. Tutto ciò limiterebbe il potenziale di rialzo dell’oro”, dichiara Foster.
“Il secondo scenario è di ‘atterraggio duro’ che si verificherebbe se la recessione in atto nel settore manifatturiero dovesse svilupparsi contagiando l’economia più in generale, minando così la fiducia nelle banche centrali. I tassi statunitensi tenderebbero probabilmente verso lo zero, o anche meno, e il mercato azionario potrebbe subire una correzione, con un’escalation dei rischi finanziari e si potrebbe sviluppare un trend positivo per l’oro, che verrebbe considerato un investimento come bene rifugio”, conclude l’esperto.
Anche Giordano Beani, head of Multi-Asset Fund Solutions Italy di Amundi SGR ritiene che “alcuni segnali di stabilizzazione del settore manifatturiero negli Stati Uniti dovrebbero essere favorevoli durante le prossime settimane e l'allentamento delle condizioni finanziarie dovrebbe consentire alle materie prime di partecipare al rally degli altri attivi rischiosi. Il tono accomodante della Fed sosterrà il mercato delle commodity, in particolare l’oro”.