Le SGR si rafforzano sull’identità ESG

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Towfiqu Barbhuiya, Unsplash

Il tema dell’identità ESG dei singoli player del settore finanziario è emerso con forza negli ultimi anni, e ha trovato una sponda anche a livello normativo tra le pieghe della Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR). Con ESG Identity si intende, appunto, l’insieme degli elementi distintivi di una società, a partire dalla struttura organizzativa (la governance) per arrivare alla coerenza e consistenza ESG della sua offerta al mercato, passando per le modalità con cui il soggetto pensa (la cultura aziendale ESG) e si impegna sul fronte sostenibile (il suo scopo ESG). Emerge dunque come la sostenibilità di una società di gestione non sia più soltanto legata all’analisi dell’offerta dei prodotti di investimento, ma si affidi a un’analisi più approfondita dell’azione dell’attore finanziario in termini di policy interne e di governance.

Il punto è centrale, ed è la base su cui si articola la ricerca sulla ESG identity delle SGR realizzata da ETicaNews sull’analisi di 111 case di gestione che vantano, all’interno della propria offerta, almeno un prodotto sostenibile distribuito nel nostro Paese. La ricerca, presentata in occasione della VI edizione del Salone SRI, si struttura in due parti: in primo luogo analizza le società di gestione sulla base di quattro fattori (stewardship e commitment; team ESG dedicato; engagement; sito web e comunicazione), per ciascuno dei quali assegna un punteggio da zero a dieci. La seconda parte della ricerca invece mette in luce i dettagli dell’offerta degli asset manager sul nostro mercato. “Al giorno d’oggi, gli occhi degli investitori sono puntati su quanto sia ESG il soggetto finanziario (la sua identità) e non solo i prodotti che quest’ultimo vende”, ha commentato Luca Testoni, fondatore del Salone SRI. “Ecco perché un’analisi come quella relativa all’ESG Identity delle SGR attive in Italia non è mai stata così attuale, perché permette di distinguere le case di gestione che applicano la sostenibilità a 360° al loro modello, da quelle che lo fanno solo parzialmente o in chiave opportunistica con finalità di greenwashing”.

Le quattro variabili dell'identità ESG

In merito alla prima variabile relativa a stewardship e commitment, l’analisi evidenzia un 58% del campione con un punteggio complessivo tra sette e dieci. Il risultato è positivo, e mostra un livello di documentazione più che adeguato in termini di policy ESG e report sulla sostenibilità. Le differenze più significative emergono, invece, sul fronte del team ESG dedicato: la ricerca evidenzia infatti una polarizzazione nel campione di intervistati, con un 35% che totalizza un punteggio pari a zero (anche nel 2020 i numeri erano allineati) mentre sale di otto punti percentuali (dal 35% del 2020 al 43% del 2021) il fronte di quanti hanno ottenuto il punteggio massimo. Nel totale, specificano i ricercatori, oltre la metà delle società ha uno score tra sette e dieci, ossia indica e dettaglia la presenza di un team ESG dedicato. Anche l’engagement si mantiene su risultati ottimali, con oltre la metà delle aziende intervistate che totalizza un punteggio tra sette e dieci. Gli stessi valori scendono al 42% del campione se si indaga sull’ultima variabile, relativa a sito web e comunicazione, evidenziando l’esistenza di margini di miglioramento su questo fronte.

L’offerta SRI in Italia

I dati dell’Atlante SRI di ETicanews (aggiornati a settembre 2021) sono alla base della seconda parte della ricerca quella che, come anticipato, indaga sull’offerta di fondi ed ETF SRI delle 111 case di gestione oggetto di indagine. In totale, i prodotti analizzati sono 1030, di cui 781 fondi e 249 ETF (per AuM complessivi pari a 518 miliardi di euro). Anche in questo caso il punteggio assegnato a ciascuna società rientra in una forbice compresa tra zero e dieci in considerazione delle strategie adottate per ogni fondo e a seconda della disclosure sulla classificazione SFDR nei siti web societari. Ebbene, il 40% delle società ha realizzato un punteggio di oltre 7,5 (score medio 6,78).

Alla luce dei dati, i ricercatori sostengono che, nel complesso, l’identità degli asset manager presenti in Italia è affine ai criteri ESG. Sulla base di un punteggio finale tra zero e cento, il 26% delle società analizzate registrare un punteggio da 80 a 100 (ESG Confident), posizionandosi nel range più elevato. Un ulteriore 30% si posiziona al livello subito successivo (Responsabili), compreso tra 60 e 80, le due grandezze, sommate, portano a oltre il 50% la quota di società con un punteggio superiore a 60, ossia i soggetti che la ricerca indica come i “convinti” dell’ESG. Un ulteriore  si trova in un range intermedio, registrando un punteggio tra 40 e 60 che li indica come “volenterosi”. Al livello inferiore, infine, il 29% delle società ha realizzato un punteggio tra 0 e 40, mostrando un’insufficiente ESG Identity e facendo classificare gli attori meno attenti alla sostenibilità nella quota di quelli che la ricerca indica come “opportunisti”. Il punteggio medio fatto registrare dalle case di gestione analizzate è stato pari a circa 60. Complessivamente il livello è migliorato, sono diminuite le eccellenze rispetto alle rilevazioni passate ma si nota un miglioramento globale della maggior parte delle società analizzate.