Le spese correnti danneggiano le performance dei fondi azionari attivi

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Nchenga, Flickr, Cretive Commons

Nell'ultimo decennio, il dibattito sui meriti della gestione attiva e passiva si è particolarmente animato in Europa, a seguito dell'aumento di soluzioni d’investimento passive, in particolare nel segmento azionario. L'Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA) ha condotto uno studio sui costi e sulle performance dei fondi azionari attivi rispetto a quelli azionari passivi, agli ETF e ai relativi benchmark. I risultati dell’indagine, inclusi nell’ultimo Report on Trends, Risks and Vulnerabilities (n. 2, 2019, consultabile a questo link), rilevano che negli ultimi anni i primi hanno sottoperformato, in termini netti, sia i fondi azionari passivi che gli ETF azionari, nonché i rispettivi benchmark, principalmente a causa del grande impatto delle spese correnti.

Panoramica del mercato azionario UCITS
Complessivamente, a fine 2018, le dimensioni del mercato europeo azionario UCITS avevano raggiunto i 2,5 trilioni di euro mentre il patrimonio investito in ETF azionari si attestava a quota 368 bilioni. Tra il 2014 e il 2018, la quota di fondi azionari passivi ed ETF azionari è aumentata significativamente. Tuttavia, i fondi UCITS attivi rappresentavano quasi il 75% del mercato complessivo nel 2018, mentre i prodotti passivi e gli ETF rispettivamente il 10% e 15% (comunque in crescita rispetto all’8% e 10% del 2014). Tra il 2014 e il 2018 gli asset degli strumenti passivi ed ETF sono aumentati rispettivamente del 61% e 85%, mentre la quota dei prodotti gestiti attivamente è aumentata del 16%, a dimostrazione di uno spostamento significativo di interesse verso la gestione passiva.

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Analisi delle performance e dei costi
Dall’analisi condotta sul mercato azionario UCITS (fondi azionari attivi, passivi ed ETF), basata sui dati dal 2009 al 2018, sono emersi i seguenti risultati:

  • La performance netta annua dei fondi azionari attivi UCITS è stata inferiore rispetto a quella degli azionari UCITS passivi ed ETF;
  • I fondi azionari attivi hanno sottoperformato in termini netti relativi i rispettivi benchmark;
  • A impattare maggiormente sulle performance sono state le spese correnti, assimilabili ai TER;
  • I top performers (il primo 25% dell’universo totale) hanno fatto meglio dei loro benchmark e dei fondi passivi, al netto di tutti i costi. Tuttavia, specifica lo studio, i top performers appartenenti a questo 25% non rimane costante nel tempo, rendendo difficile per gli investitori selezionare i fondi attivi più performanti.

Su un orizzonte di tre anni, la performance netta per i fondi attivi è di circa il 4% mentre quella dei fondi passivi ed ETF sfiora il 5%. Risultati simili si possono osservare anche su orizzonti temporali più lunghi. Ad un anno invece, le performance totali del fondo sono più basse in qualsiasi tipo di gestione a causa della valutazioni del capitale sottostante. Questo ha un impatto particolarmente forte sui fondi azionari attivi che hanno sottoperformato i prodotti passivi e gli ETF sia in termini lordi che netti. In media sui vari orizzonti temporali, le spese correnti rappresentano oltre l’80% dei costi e delle commissioni totali per i fondi attivi. La percentuale scende al 70% e 45% per fondi attivi ed ETF. Per gli UCITS gestiti attivamente questi costi sono molto più elevati, di 1,5 punti percentuali circa, mentre per i fondi passivi ed ETF si aggirano intorno agli 0,3 punti percentuali. 

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Per quanto riguarda, invece, il comportamento dei fondi attivi rispetto ai relativi benchmark, secondo l’indagine di EFAMA, in un orizzonte temporale di 3 anni, la performance netta è di poco superiore al 4% per i fondi attivi mentre per i benchmark si aggira intorno al 5,7%. Le spese correnti, come già detto, riducono i rendimenti lordi di 1,5 punti percentuali in media. Ciò comporta che, in un orizzonte temporale di un anno, i rendimenti si riducono a uno 0,4% (0,2% se si includono anche i costi di sottoscrizione e rimborso).

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