A cura di Alessandro Allegri, AD di Ambrosetti Asset Management SIM.
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A cura di Alessandro Allegri, AD di Ambrosetti Asset Management SIM
Il 2018 continua ad essere caratterizzato da importanti movimenti sui mercati finanziari. Nel mese di aprile, dopo la chiusura incerta del primo trimestre dell’anno, le principali borse sono tornate a macinare guadagni ristabilendo l’equilibrio tra domanda ed offerta e riportando le quotazioni da inizio anno in alcuni casi in territorio positivo. Il movimento di recupero è certamente significativo per il saldo dei risultati ma soprattutto è importante perché mostra il permanere di un forte interesse da parte degli investitori sulle tematiche azionarie confermando che, ad oggi, la ricerca di rendimento, deve accettare di passare attraverso un percorso di rischio potenziale più ampio.
Certamente in termini di dinamica il mercato ha riconosciuto dei livelli di snodo fondamentali validando le aree di minimo testate a febbraio e marzo che oltre ad aver rappresentato un’interessante opportunità di acquisto a prezzi 'scontati', ora si candidano come solida base di tenuta del quadro strategico. I mercati dell’area euro in particolare hanno guidato il recupero (+5.20% nel mese) con in primo piano soprattutto la Borsa italiana, unica capace di tornare sui massimi registrati a gennaio segnando una crescita annua significativa (+9.9% YTD). Positivi i risultati del Giappone mentre America ed Emergenti faticano di più in questa fase di recupero. Molto buono anche il risultato per il settore Energy (+9% nel mese) che, insieme a Consumi Ciclici e Information Technology, sono gli unici a presentare risultati positivi da inizio anno.
Al contrario il comparto obbligazionario, dopo un graduale assestamento, ha visto i rendimenti riprendere il cammino rialzista in America (10Y USA sui massimi dal 2013) generando non pochi grattacapi per i gestori obbligazionari. Il problema ad oggi è rimasto confinato agli USA ed ai mercati emergenti seppure le altre tematiche sia governative che corporate o high yield non si sono mostrate come una valida alternativa di investimento in termini di ritorno. Molto netto anche il comportamento delle materie prime, in chiaro rialzo e trainate in particolare dal petrolio ampiamente sopra quota 70$ ed in crescita superiore al 8% solo nel mese (Brent), mentre sul lato valutario si segnalano un po’ di difformità di movimento da parte dell’euro che, da un lato ha mostrato le prime incertezze verso il dollaro e dall’altro ha proseguito in modo netto il rafforzamento nei confronti del franco svizzero con quotazioni ora a 1.20, storica soglia a ridosso della quale venne imposto il significativo apprezzamento del franco da parte della Swiss National Bank.
A livello di contesto economico finanziario il miglioramento del mercato del lavoro, della crescita reddituale e della ricchezza delle famiglie sta mantenendo alta la fiducia dei consumatori supportando così la spesa privata, vero traino dell’output economico lasciando immutati in positivo gli scenari di crescita attesa. La reale incertezza quindi non arriva tanto dai dati economici contestuali quanto dall’attualità finanziaria che resta concentrata sul tema delle tariffe doganali, con l’ipotesi di una potenziale guerra commerciale i cui contorni e soprattutto le cui conseguenze sono ad oggi difficilmente misurabili. Gli impatti più significativi sembrano interessare maggiormente le materie prime, con pressioni al rialzo generalizzate, e soprattutto i mercati asiatici che proprio nelle ultime settimane hanno faticato maggiormente a riprendere una intonazione positiva.
In questo contesto, le politiche monetarie delle Banche Centrali passano in secondo piano e se, da un lato, non vengono più valutate come elementi di sostanziale supporto al mercato, da un altro non preoccupano nell’immediato in attesa di eventuali indicazioni inflazionistiche e di crescita così sorprendenti da essere l’unico fattore ad oggi in grado di richiedere un immediato cambiamento della programmata dinamica di interventi sui tassi di interesse.
Lo scenario prospettico per il mese di maggio si delinea soprattutto per un atteggiamento più prudenziale nei confronti degli investimenti azionari con una scelta tattica di riduzione del rischio che non invalida le attese comunque positive per la seconda parte dell’anno. Adottiamo dunque una asset allocation equilibrata fra tematiche azionarie e obbligazionarie privilegiando comunque in entrambi i casi gli investimenti in area euro che ad oggi offre maggiori potenzialità di crescita economica e minori tensioni rialziste sui tassi di interesse rispetto agli Stati Uniti dove la sviluppata sovrperformance del mercato riflette un ciclo economico maturo e dove i tassi decennali di riferimento, a ridosso dell’importantissima soglia del 3%, sono sicuramente sotto pressioni speculative rilevanti ed incorporano un rischio significativo.
Per il mese di maggio si evidenzia un profilo di investimento azionario più contenuto rispetto al mese precedente.
In termini di allocazione privilegiamo l’area euro riducendo, in termini relativi l’America e riequilibrando gli asset sull’azionario giapponese. A livello settoriale permane il posizionamento sulle Utilities, e su Consumi Non Ciclici ed Healthcare. Sugli strumenti obbligazionari si conferma un atteggiamento prudenziale incentrato su governativi in area euro, sempre a duration contenuta. Ancora stabile l’esposizione valutaria che, in questo frangente, non risulta particolarmente elevata.