Il 2022 è iniziato con fatica per le obbligazioni corporate dei mercati emergenti. Come sostiene Leo Morawiecki, associate investment specialist, Fixed Income di abrdn, la situazione è stata aggravata dall'invasione russa dell'Ucraina. Contenuto sponsorizzato.
Per accedere a questo contenuto
CONTRIBUTO a cura di Leo Morawiecki, associate investment specialist, Fixed Income di abrdn. Contenuto sponsorizzato.
Il 2022 è iniziato con fatica per le obbligazioni corporate dei mercati emergenti. Il mercato immobiliare cinese continua a risentire dell'alto livello di indebitamento contagiando tutto il settore, mentre le ulteriori misure di allentamento non bastano a rassicurare gli investitori. Ciò è stato aggravato dall'intensificarsi delle operazioni militari da parte della Russia e dalla successiva invasione dell'Ucraina, che ha destabilizzato i mercati dei capitali, soffocando la rapida ripresa economica post-pandemica.
Gli shock geopolitici sui mercati emergenti spesso hanno breve durata
Numerosi shock geopolitici hanno interessato i mercati emergenti dall'inizio del XXI secolo, ma guardando al prezzo dei Credit Default Swap le analisi suggeriscono che l'impatto dei precedenti shock geopolitici sull'indice CDS dei mercati emergenti è stato minimo, con i prezzi tornati ai livelli pre-shock nello spazio di circa 90 giorni.
L'aumento dei tassi USA non è per forza un male
Inoltre, nonostante molti ritengano che l'aumento dei tassi d'interesse negli Stati Uniti sia inequivocabilmente negativo per la maggior parte degli asset rischiosi, un'analisi dei dati storici mostra che gli spread del debito corporate emergente hanno spesso avuto la tendenza a salire una volta iniziati i rialzi della FED.
Come si spiega questo fenomeno? Ad esempio, non bisogna dimenticare che i tassi d'interesse USA vengono di norma alzati per frenare l'inflazione in presenza di una crescita robusta. Nel caso dei corporate bond dei mercati emergenti bisogna ricordare che, in quanto asset in valuta forte, sono protetti da eventuali ribassi delle valute locali legati al rialzo dei tassi d'interesse statunitensi. Questo permette agli investitori in corporate bond emergenti di ottenere rendimenti maggiori senza esposizione al rischio-valuta locale.
Spread delle obbligazioni corporate EM versus tasso di riferimento statunitense, 2001-2020
Rendimenti e reddito atteso in netto aumento
Un'analisi più attenta mostra che i recenti rialzi dei tassi sono dovuti sia all'aumento dei rendimenti dei Treasury che alla crescita degli spread sul credito. Per questo il rendimento iniziale atteso delle obbligazioni corporate EM è sensibilmente migliorato nell'ultimo anno. .
Certo, rendimenti più elevati rappresentano in sostanza un premio per l'aumento del rischio, tra cui il rischio di insolvenza. Anche se i tassi di default sono scesi dall'inizio del 2021, prevediamo che nel 2022 torneranno a salire in Asia e nell’area EMEA. Va però sottolineato che il 99% delle obbligazioni distressed asiatiche appartengono al mercato immobiliare cinese, mentre nella regione EMEA i default interesseranno in particolare le obbligazioni russe e ucraine. Al di fuori di queste aree, i fondamentali del mercato corporate emergente ci sembrano ancora solidi.
Bisogna tenere presente che all'inizio del 2022 le aziende dei mercati emergenti si trovavano in una posizione di relativa forza, grazie alla diversificazione delle vendite a livello globale e alla minore sensibilità ai cambi sviluppata nel corso degli anni. Molti indicatori fondamentali hanno probabilmente toccato il picco nel 2021, ma nel complesso si mantengono solidi. In particolare la debolezza degli utili nel 2019 e 2020 è stata ampiamente compensata dalla straordinaria ripresa nel 2021.
In sintesi
Le obbligazioni corporate dei mercati emergenti devono fare i conti con un quadro economico difficile in cui l'inflazione sale, la politica monetaria si fa più restrittiva e la guerra in Europa penalizza le prospettive dell'economia globale. Tuttavia, i fondamentali delle aziende dei mercati emergenti restano nel complesso solidi, con un rendimento dell'indice generale di quasi il 6%, decisamente interessante per un'asset class non esposta al rischio valuta.
In conclusione, ci sembra che dietro i fattori negativi di breve termine possa celarsi un punto d'ingresso potenzialmente interessante per un investimento a lungo termine. Ma non dimentichiamo che, alla luce dello scenario attuale, nei mesi a venire sarà particolarmente importante operare con selettività sia a livello geografico che settoriale e di singoli titoli.