Contributo a cura di Andrea Di Camillo, managing partner di P101 SGR.
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Contributo a cura di Andrea Di Camillo, managing partner di P101 SGR.
Nell’ultima Legge di Bilancio ci sono una serie di novità che, se ben indirizzate dai Decreti attuativi che dovrebbero vedere la luce a fine marzo, potranno dare uno slancio nuovo al mercato italiano del Venture Capital.
Parliamo di diverse previsioni, tutte utili allo sviluppo di un ecosistema che proprio nel 2018 ha mostrato di poter diventare quantomeno adolescente dall’infanzia in cui ha vissuto per i passati 8 anni, chiudendo il 2018 con un valore del transato quadruplicato rispetto alla media di 130 milioni che ha caratterizzato almeno i sei anni precedenti. Insomma, è il momento giusto per gettare benzina sul fuoco di uno sviluppo che si era innescato anche senza l’intervento pubblico. Ma vediamo quali sono le misure pro-innovazione del governo.
I nuovi Pir
La prima è quella che obbliga i gestori dei Pir a investire il 3,5% del paniere in fondi di VC. I Pir hanno raccolto in due anni circa 20 miliardi di euro: è chiaro che, sebbene in questo momento siano in fase di stasi anche per l’attesa del Decreti attuativi, facendo riferimento a quella raccolta l’afflusso di capitali sul VC sarebbe ammontato a 700 milioni di euro.
Le detrazioni per gli investitori in startup
Inoltre, in Finanziaria è stato introdotto l’aumento al 40% dal 30% precedente della detrazione per le persone fisiche o giuridiche che investano in startup. La misura è stata allargata anche alle PMI innovative, a seguito dell’autorizzazione della Commissione europea.
Le detrazioni per le corporate che acquisiscono startup o PMI innovative
Startup e PMI innovative, acquisite al 100% da una corporate che le detiene per un triennio, garantiscono alla stessa una deduzione Ires del 50%. Quest’ultima misura non ha un impatto diretto sul VC, ma è comunque funzionale ad esso in quanto a favore dello sviluppo di un ecosistema dell’innovazione.
Un fondo governativo che allinea l’Italia al resto dell’Europa
Ultima delle misure a sostegno del VC, ma probabilmente la più importante, è la creazione di Fondo governativo che farà capo a Cassa Depositi e Prestiti, che prevede una serie di importanti interventi nel nostro settore nei prossimi tre anni e nella quale confluirà anche Invitalia Ventures. L’intervento pubblico non si limita a questo, ma consisterà nel conferimento al VC del 15% dei dividendi delle partecipazioni statali.
Potenziale boost per il VC italiano
Il potenziale stimolo per il VC è in effetti elevato. Anche perché, come dicevano in apertura, tutte queste misure incentivanti arrivano a conclusione di un anno in cui il settore ha segnato un rilevante cambio di passo. Innanzitutto in termini dimensionali: secondo un report che aggrega i numeri di tre Osservatori del Politecnico di Milano (lo Startup Hi-Tech, lo Startup Intelligence e la Digital Transformation Academy) a fine novembre 2018 l’ammontare investito in startup stazionava a 598 milioni di euro, di cui 215 da investitori formali (tra cui i VC, che hanno raddoppiato la propria quota rispetto ai 103 milioni del 2017).
Accelerare su un cambio di passo già innescato
Ma soprattutto, è stato un anno in cui il VC ha conosciuto cambiamenti di ordine qualitativo. Si sono osservate operazioni di dimensioni rilevanti a segnalare anche che, finalmente, si agisce anche nel late stage: “il consuntivo 2017 mostra come il 46% dei round superino la rappresentativa soglia del milione,” scrive il Polimi e diventano massicci gli interventi degli investitori internazionali, a cui fanno riferimento 229 milioni dei 600 totali.
Nel contempo è anche aumentato il numero di operatori e di capitali disponibili, per effetto del lancio di nuovi fondi più capienti dei precedenti, noi stessi lo abbiamo fatto con P102 (che ha un obiettivo di raccolta di 120 milioni). Sempre sul fronte del VC abbiamo assistito nel 2018 alle prime exit, che rappresentano un momento topico per lo sviluppo di un mercato efficiente: tra quelle di P101 vale ricordare Musement acquisita dal colosso tedesco TUI, la fusione tra la spagnola ForceManager e l’italiana Sellf, oltre alla la più recente cessione di Viralize alla società italiana Vetrya.
Anche sul fronte quantitativo delle stesse startup, infine, si è assistito ad un incremento rilevante: il registro delle startup innovative ha superato le 15.000 unità, ma rileva sottolineare che la variazione non si limita, ancora una volta, alla sola quantità, ma migliora sensibilmente la qualità dei team e delle aziende, allargandosi quindi il bacino a cui il VC può attingere.
Dunque, non resta che premere sull’acceleratore per non fermare la corsa. Con il contributo delle misure contenute nella Legge di bilancio non è improbabile che, a fine 2020, il VC italiano si possa attestare a un valore superiore al miliardo, potendosi finalmente confrontare ad armi non ancora pari ma sicuramente paragonabili a quelle dell’arena europea, dove oggi la sola Francia vale 4 miliardi e la Spagna quasi 2.