Quotazione fondi, ora l’elenco degli intermediari s'ingrossa

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foto: autor Air Force One, Flickr, creative commons

Obiettivo: il listino EtfPlus per i fondi comuni. I nuovi nomi arriveranno nel corso dell’autunno ma intanto Borsa Italiana ha pubblicato sul sito web un elenco degli intermediari che hanno comunicato di essere operativi su questo segmento. E che quindi hanno dato il proprio consenso a comparire nell’elenco. Al momento sono: Banca Finnat Euramerica, Banca Profilo, Directa Sim, Equita SIM, Iccrea Banca, Intermonte, Invest Banca, Istituto Centrale delle Banche Popolari Italiane, Method Investments & Advisory. E non si esclude che altri soggetti stiano permettendo ai propri clienti l’operatività sui fondi aperti. Tutti gli intermediari abilitati alla negoziazione sul mercato EtfPlus hanno infatti accesso automatico a questo segmento senza necessità di una specifica adesione. La particolare modalità di negoziazione dei fondi aperti, tuttavia, ha richiesto l’aggiornamento dei sistemi operativi in modo da incorporare la gestione particolare dei contratti di acquisto o vendita conclusi sul mercato e, al momento, non tutti gli intermediari hanno provveduto all’adeguamento.

Ma come stanno andando le negoziazioni dei fondi già quotati che, a oggi, sono in tutto 37? Ci sono infatti i 14 di AcomeA sgr, i 12 di New Millennium e gli 11 di Pharus sicav. “Noi abbiamo quotato tutti i fondi. Abbiamo voluto essere la prima sgr italiana a quotarci perché questa mossa va nella direzione della trasparenza sui costi del prodotto e del servizio”, taglia corto Giovanni Brambilla, ad e direttore investimenti di AcomeA sgr. Continua: “siccome nel mondo del risparmio gestito il cliente paga dei costi e non sa a chi vanno, il fatto di avere una classe quotata ci rende trasparenti”. Il gruppo ha  la classe istituzionale e retail senza limiti di patrimonio con commissioni dimezzate A2 e quella quotata, Q2. Aggiunge: “non ci aspettavamo che il mercato partisse. Ci vuole tempo. Nessuno sta facendo nulla per far sì che la gente possa comprare i fondi in Borsa. C’è bisogno che il mercato si sviluppi, è necessario che arrivino altri player e che si crei più competizione”. A detta di Borsa Italiana c’è una pipeline consistente ma ci vogliono delle competenze tecniche e investimento. Dichiara Brambilla: “molto arriverà anche dalla domanda e dal potere contrattuale del cliente dato che, in assenza di questo, le banche non consentono di acquistarli anche se, in realtà, non è complicato e lo possono fare”.

E qui si solleva un’altra questione, la tecnicalità nella gestione degli ordini. In teoria, l’acquisto di un fondo quotato è simile a quello di un etf ma in pratica non è la stessa cosa. Nel primo caso, infatti, c’è un market maker che fa prezzo. Sui fondi quotati non c’è, si fa una raccolta ordini e si ha il prezzo il giorno successivo data NAV. In altre parole, si compra al valore del giorno dell’acquisto ma non si ha il prezzo nel giorno in cui si fa l’ordine. E viene contabilizzato il giorno dopo. “Parlare di volumi in questa fase non ha senso. Abbiamo avuto un pò di flussi in questi primi mesi di quotazione, soprattutto da clienti istituzionali i quali, non avendo accordi diretti, con la quotazione si sono trovati bene. Poi c’è anche qualche cliente retail ma non sono ancora numeri incisivi. È un tema dove in primis Assogestioni, che avrebbe dovuto farsi promotrice dei clienti, ha invece fatto molto muro di gomma”, precisa Brambilla. Secondo gli esperti, insomma, da parte del retail non mancano le richieste ma il collo di bottiglia è nella distribuzione da parte delle banche che, molto spesso, hanno più interesse a vendere i loro prodotti. Conclude: “la quotazione dei fondi non va contro al sistema del post vendita e della consulenza. Per noi è sinonimo di maggior trasparenza e più competizione non può che fare bene”.

Per Alberto Alfiero, ad di New Millennium Sim e vice direttore generale Banca Finnat Euramerica Spa, i numeri hanno cominciato ad andare bene da maggio in poi, grazie agli istituzionali, soprattutto internazionali. “Negli ultimi mesi abbiamo notato un aumento dei volumi sulla nostra Sicav e abbiamo riscontrato che alla clientela retail si sta affiancando una corposa operatività di soggetti istituzionali”, spiega. Banca Finnat è intermediario incaricato non solo per New Millennium, ma anche per Pharus sicav. Dice: “in generale il mercato stenta a decollare ma non da parte di Borsa Italiana. I grossi freni venivano dalle autorità di regolamentazione straniere ma ora la situazione si è praticamente sbloccata”. Per quanto riguarda New Millenium Sicav, il manager precisa: “siamo a oltre 25 mln di raccolta da febbraio (superiore alle attese) ma la grande accelerazione è cominciata quando abbiamo intercettato ordini di size non retail che probabilmente, dal punto di vista normativo, hanno avuto più facilità a entrare nella borsa attraverso lo strumento di un fondo quotato”.

E anche secondo Alfiero il retail sostanzialmente incontra una grande difficoltà a comprare in Borsa un fondo attraverso la propria banca. “O ci si rivolge direttamente a uno degli intermediari che si sono organizzati oppure è impossibile comprare. Allo scarso interesse di alcune banche c’è anche la questione della tecnicalità. Ma quest’ultima mi sembra sia solo un pretesto. Sta di fatto che noi, come Banca Finnat, abbiamo uno sguardo privilegiato sul mondo delle transazioni e posso dire che sul fronte retail i raccoglitori di ordini si contano sulle dita di una mano”. Conclude: “credo che ci siano e continueranno a esserci delle resistenze ma il mercato si farà perché è una strada ragionevole e logica. Questo non è un canale che si sostituisce al mercato dei promotori”. Precisa ancora Alfiero: “posso dire che sono diverse le società che ci stanno contattando per chiederci di seguirle nel processo di quotazione e non sono solo le piccole. Tipicamente si tratta di società estere non ancora presenti in Italia che vedono la quotazione come un canale più rapido per raggiungere il mercato retail direttamente o siglando, in un successivo momento, accordi con le reti distributive”. Intanto per l’investitore estero (magari svizzero) il fondo quotato è una semplificazione.