Synapse, aria di espansione

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Giorgio Fata

Synapse, lanciata ufficialmente nel gennaio 2017, è un progetto nuovo ed innovativo nato dalla partnership tra Société Générale Securities ServiciesBanca Ifigest volto a favorire connessioni tra gli operatori dell’industria del risparmio gestito. 

Con una reale partenza nella primavera dello scorso anno, ad oggi la piattaforma conta sette subcollocatori legati all’iniziativa e sta vivendo un suo naturale processo di espansione, come spiegano a Funds People Simone Calamai, CEO di Fundstore, e Silvano Viotti, head of Business Development di SGSS Italy: “Stiamo cercando di comunicare al mercato che vi è anche questa possibilità, e avevamo iniziato quindi con i distributori. Ora stiamo espandendo il servizio anche alle società di gestione, che in fondo sono attori maggiormente presenti sul terriorio rispetto a noi e che quindi possono suggerire a loro volta a potenziali partner l’esistenza dell’iniziativa. Abbiamo almeno altri tre possibili partner in vista. Siamo impegnati a presentare questa iniziativa al mercato andando ancora più nel dettaglio, perché crediamo che sia una soluzione che porti con sé molti vantaggi, che vogliamo mettere in luce evidenziandone gli elementi distintivi. Il feedback che abbiamo ottenuto finora è molto positivo”, affermano i due manager. 

Il tema centrale è quello di semplificare i processi, un punto su cui il progetto si è già distinto rispetto al mercato e che è intenzionato nel continuare a farlo. “Abbiamo posto le basi che porteranno a una crescita del numero di subcollocatori. Ci sono poi ulteriori temi di sviluppo a riguardo. Uno di questi temi è l’inserimento in piattaforma di fondi italiani, così come le classi istituzionali dei fondi, tema molto complesso da svolgere. Molti clienti ci chiedevano infatti servizi di execution per questo tipo di classi, fuori dall’ambito retail. Nel mercato italiano c’è uno ‘shift’ da amministrato puro, obbligazioni bancarie e titoli di Stato, a prodotti di investimento come i fondi, ma è anche vero che dal punto di vista degli investitori istituzionali come fondazioni, casse e fondi pensione, si va verso l’investimento diretto in fondi, riducendo i mandati di gestione. È un fenomeno che sta crescendo molto, anche se l’aumento di interesse per la classe istituzionale dei fondi si accompagna ad un incremento di problematiche amministrative legate sia al processo di apertura dei conti che a quello di execution. C’è sicuramente del potenziale in questo campo e stiamo studiando una soluzione appropriata”, spiegano.

I due esperti ritengono quindi che sia importante accrescere ulteriormente la conoscenza di Synapse presso gli asset manager, i quali rappresentano un’importante “cassa di risonanza” nel business. “Le piattaforme sono funzionali alla distribuzione, quindi quante più ce ne sono, e con un maggior valore possibile, tanto meglio è per la casa di gestione”, afferma Viotti.

Vi è quindi un processo di semplificazione che tocca tutti e due gli estremi della filiera, come aggiunge Calamai: “Togliamo gli oneri al subdistributore ma risolviamo problemi anche al fornitore, in questo caso alla società di gestione, che invece di gestire un certo numero di accordi di distribuzione ne gestisce uno solo. Magari raggiungendo delle nicchie di mercato che probabilmente non riescono ad essere colte sia per dimensioni, per posizione territoriale, ecc. L’italia è infatti un universo ancora molto polverizzato”, sostiene il CEO.

MiFID II, cambiamenti in vista

Per i due manager si sta assistendo a un fenomeno che da un lato porta chi disponeva di un’architettura aperta verso l’architettura guidata e accordi di distribuzione privilegiati con partner selezionati, e dall’altro, chi invece disponeva di uno o pochi accordi di distribuzione, ad aprire ulteriormente e ampliare la gamma di fondi collocati. “Negli interventi al Salone del Risparmio 2018, Banca d’Italia ha affermato che i grandi operatori sono già pronti per MIFID II e hanno raccolto le sfide e le opportunità da questa introdotte. Alcune banche di minori dimensioni, tuttavia, devono ancora mettere in atto un processo di adeguamento. Ci attendevamo una maggiore accelerazione verso l’architettura guidata soprattutto da parte delle banche commerciali. Dal punto di vista della sofisticazione del nostro prodotto, allo stato attuale, MiFID II ha avuto un impatto quasi nullo, nel senso che ognuno di noi dovrebbe rispettivamente accogliere in maniera autonoma la nuova normativa, e in più, dal punto di vista pratico, questo adeguamento è in capo a chi ha il rapporto con il cliente finale. Synapse, questo rapporto ce l’ha col subdistributore”, fanno sapere Viotti e Calamai.

“Generalmente, ci sono operatori di mercato che sono più pronti di altri. Quella attuale è una normativa molto complessa e molto impattante, che si somma ad altre direttive già applicate o in fase di arrivo. A mio parere – afferma Calamai – i veri effetti si cominceranno a vedere verso la fine del 2018, quando arriveranno i rendiconti alla clientela. Sarà allora che si vedrà chi ha colto MiFID II con lo spirito essenziale, e chi ha invece cercato in qualche maniera di ‘starci solo a fianco’. Staremo a vedere se anche i clienti si renderanno finalmente conto, per la prima volta, qual è l’impatto dei costi sulla distribuzione e sul costo totale che si supporta nell’investimento”.

Silvano Viotti crede che grazie all’intervento dell’Associazione Bancaria Italiana (ABI), che sta lavorando per definire linee guida per tutte le banche e gli intermediari, si potrà contare su una base comune e condivisa a livello di mercato. Una questione a cui andrà posta particolare attenzione, secondo il manager di SGSS, è quella dell’informativa ex ante ed ex post, che alcuni operatori si stanno preparando a realizzare molto in dettaglio. “Uno dei possibili timori è che questa non venga compresa dal cliente retail. Quanto più l’informativa è complessa, tanto più può generare confusione. Questo è un tema molto dibattuto. Va quindi compreso come cogliere l’opportunità MiFID II”. E ciò, a detta di Calamai, vale anche per i questionari: “Un questionario MiFID II incomprensibile per il cliente difficilmente lo tutelerà. Dieci anni fa, con MiFID I, ci fu infatti un processo di ‘learning by doing’, un circolo virtuoso nel quale si tendeva ad affinare il metodo di applicazione della norma”.

Un altro aspetto da non trascurare secondo i due esperti è la cultura finanziaria degli Italiani, senza escludere i millenial, “perché bisogna investire oggi in cultura finanziaria per poter contare su questa in futuro. L’Italia è tra i Paesi con il più basso tasso di ‘alfabetizzazione finanziaria’. Di ciò si deve tener conto, dal momento che MiFID II si può sposare solo con un grado di educazione finanziaria più elevata. Considerando la situazione generale, è uno sforzo che deve essere assolutamente fatto”, appuntano.

Più servizi

“Stiamo migliorando i nostri processi interni in modo da rendere un servizio in linea con le aspettative dei nostri clienti e dei nostri partner. Continuiamo ad ampliare la gamma dei prodotti disponibili. Migliaia di fondi per circa 150 società di gestione. Le dimensioni della nostra offerta complessiva consentono peraltro ai nostri subcollocatori di scegliere il sottoinsieme di fondi che più reputano interessante, riuscendo a conoscerne bene i prodotti: alla fine, ogni collocatore si focalizza più o meno su 7/8 case di gestione, non di più”, spiega Calamai.

Come precedentemente anticipato, Synapse ha in cantiere sviluppi per portare in piattaforma i fondi italiani. Il mercato è infatti costituito da tanti clienti ed è importante capire le loro necessità per cercare di supportarli al meglio. “Sempre in ambito Synapse, mettiamo a disposizione sul nostro portale web ‘1toAll’ dei tool di analisi e di rendicontazione. Quest’anno abbiamo in programma di sviluppare nuove funzionalità web, fornendo sia ulteriori informazioni sullo stato dei trasferimenti di quote di fondi sia dati riaggregati sulle tipologie di investitori. Un altro tema di sviluppo riguarda i distributori, che hanno l’esigenza, tramite le API, di avere accesso alle informazioni di cui hanno bisogno per integrarle nei loro sistemi, mediante questa nuova tecnologia su cui Société Générale sta investendo molto. Affrontando tali argomenti, portiamo anche in Italia i temi di innovazione che hanno riscosso successo negli altri Paesi in cui operiamo”, conclude Viotti.