Giovanni Buffa, gestore di AcomeA, analizza la decisione della banca centrale cinese di allargare la banda di oscillazione giornaliera del renminbi rispetto al dollaro dall'1% al 2%.
La banca centrale cinese, la People’s Bank of China (PBoC), ha annunciato lo scorso 15 marzo l’allargamento della banda di oscillazione del prezzo delle contrattazioni giornaliere nel mercato interbancario dei cambi del renminbi rispetto al dollaro americano dall' 1% al 2%.
Per Giovanni Buffa, che insieme a Giovanni Brambilla gestisce i fondi AcomeA Pacifico ed AcomeA Paesi Emergenti, “questa decisione può essere, almeno in parte, determinata da consistenti flussi di capitali in uscita causati dal rallentamento della crescita economica, dal peggioramento della qualità del credito e dalle politiche di anticorruzione intraprese dal governo centrale”.
“Questa mossa”, già in gran parte gia anticipata dal mercato e dalle stesse azioni della banca centrale nelle settimane precendenti, è secondo Buffa, “il primo importante passo verso la liberalizzazione della valuta nei mercati internazionali e verso un sistema di scambi più orientato ai prezzi di mercato”, come già evidenziato nel 18° comitato centrale del Partito Comunista.
Spiega inoltre Buffa che “nel medio periodo l’internazionalizzazione del renminbi avrebbe effetti molto positivi non solamente per l’economia cinese, attraverso una sensibile riduzione dei costi di transazione, una riduzione del rischio di cambio e una facilitazione degli investimenti esteri, ma anche per la stabilità dell’intero sistema finanziario globale, che ad oggi è dollaro-centrico”.
Il renminbi (RMB) è una delle prime dieci valute più utilizzate nelle transazioni internazionali. A gennaio, i pagamenti in moneta cinese (nella sua versione internazionale) sono aumentati del 30,6% mentre la crescita per tutte le altre valute di pagamento é stata del 4,8%, secondo i dati forniti da Swift, il provider internazionale di servizi finanziari interbancari.
I pagamenti in RMB sono ancora fortemente concentrati nel mercato di Hong Kong e China, con una quota di attività del 73%. I paesi che piú hanno usato la moneta cinese sono Regno Unito, Singapore, Taiwan, Stati Uniti, Francia, Australia, Lussemburgo e Germania e rappresentano insieme l'85% del totale delle transazioni effettuate in reminbi ( escluso Hong Kong e Cina). Con una quota di attività del 1,39% del totale degli usi nelle transazioni finanziarie, il RMB guadagna sei posizioni rispetto ad un anno fa e si colloca oggi settimo.
Lo scorso ottobre, il renmimbi fu addirittura piú scambiato dell’euro. Infatti, sempre secondo dati di Swift, l’uso della moneta cinese passò da una quota dell’1,89% all’8,66% del totale degli usi nelle transazioni finanziarie internazionali, sorpassando l’euro (con il 6,64% delle transazioni) e piazzandosi al secondo posto dopo il dollaro (usato in oltre l’80% degli scambi) per la moneta cinese.