La BCE rimane cauta e lascia invariati i tassi

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foto: autor European Central Bank, Flickr, creative commons

Nessuna sorpresa dall’ultima riunione della BCE, le prospettive economiche rimangono positive per l’intera zona euro. Tuttavia, il board rimane ancora cauto nell’attuare il processo di normalizzazione della politica monetaria a causa dei diversi rischi che minacciano i mercati, tra cui la situazione politica italiana, la guerra commerciale, il rallentamento dei dati macroeconomici dell’Eurozona e la Brexit. Ciò è confermato dalla decisione di lasciare invariati i tassi di interesse sulle principali operazioni di rifinanziamento, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi overnight rispettivamente allo 0,00%, allo 0,25% e al -0,40%. La BCE prevede ancora di porre fine al programma di QE alla fine dell’anno, mentre gli attuali orientamenti previsionali, in cui si prevede che i tassi di interesse rimarranno ai livelli attuali “almeno fino all’estate del 2019”.

Silvia Dall’Angelo, senior economist di Hermes Investment Management, ha commentato che “la BCE ha riconosciuto che l’economia ha recentemente perso slancio, ma ha indicato i fondamentali economici positivi che probabilmente sosterranno l'attuale espansione, nonostante le questioni transitorie idiosincratiche e l'incertezza generale. La BCE ha continuato a definire l’insieme dei rischi per la crescita come ‘sostanzialmente equilibrato’, ma è chiaro che i fattori di segno negativo hanno acquisito rilevanza, in particolare alla luce degli sviluppi delle ultime settimane. Il PMI composito, il migliore e più completo indicatore anticipatore dell'attività economica dell’area, è sceso ai livelli minimi degli ultimi due anni in ottobre, il che indica un significativo raffreddamento della crescita a fine anno. L'incertezza politica è aumentata sia all'esterno che all'interno: le tensioni commerciali internazionali sono rimaste elevate, non si intravede una soluzione al problema della Brexit e il governo italiano sembra determinato a sfidare le regole fiscali europee. Le recenti turbolenze sui mercati finanziari sono un nuovo elemento all'elenco dei rischi negativi”.

Thomas O’Mahony, portfolio manager di Janus Henderson Investors, sottolinea che "il mercato obbligazionario e quello valutario si sono calmati in risposta al meeting, suggerendo che l’attuale regime sui tassi sta ottenendo l’effetto sperato dalla  BCE di attenuare la volatilità. Le crescenti tensioni delle operazioni finanziarie e l’infinita saga della Brexit hanno indebolito lo scenario globale per l’Eurozona, mentre gli indici PMI in calo  indicano che l’economia domestica potrebbe non essere più così solida come una volta si pensava. Le continue discussioni  tra Roma e Bruxelles sulla legge di bilancio mostrano limitati segnali di ricaduta sugli altri mercati. Nonostante il mercato abbia perso slancio, non ci sono i presupposti per ulteriori ribassi. La correzione dei tassi è stata posticipata fino all’estate 2019. Non abbiamo nuove informazioni sul reinvestimento dei bond in scadenza acquistati e c’è da aspettarsi ulteriori news a dicembre". Per il gestore, alla luce delle sfide che deve affrontare l’Eurozona e agli effetti legati alla fase finale del ciclo economico USA, un riassetto consistente dell’outlook potrebbe rivelarsi necessario.

Michael Metcalfe, responsabile globale macro strategy di State Street Global Markets, sostiene che “nelle attuali condizioni di mercato, in cui vi sono prove tangibili di problemi in Italia che si riversano anche in Spagna, l’elemento più degno di nota è proprio l’inerzia della BCE. Ci sono pochi segnali che indicano che la Banca centrale ripristinerà le Outright Monetary Transactions (OMT) o uno strumento politico analogo in grado di mitigare i movimenti dei mercati obbligazionari senza che un Paese faccia parte di un vero e proprio programma di salvataggio. Inoltre, non ci sono nemmeno indicazioni esplicite su eventuali modifiche alla politica di reinvestimento della BCE. Siamo arrivati ad un punto in cui qualsiasi misura da intraprendere potrebbe essere tardiva”.

Barry McAndrew, senior portfolio manager del fixed income per l’area EMEA di State Street Global Advisors, dichiara che “la BCE, che aveva precedentemente assunto l'impegno di ridurre il Quantitative Easing in maniera ordinata e senza intervenire sui tassi di politica monetaria fino a dopo l'estate 2019, si trova adesso a viaggiare con il pilota automatico. Le recenti turbolenze italiane non hanno modificato lo stato delle cose e la Banca centrale ritiene ancora che i rischi siano ampiamente bilanciati. Nonostante le aspettative sull’inflazione siano ancora al di sotto del target, la BCE sta rilevando una ridotta pressione sulle retribuzioni, fattore che le conferisce una certa fiducia nel fatto che la politica monetaria dovrebbe essere meno accomodante. Tuttavia, qualsiasi ulteriore messaggio sulla possibile velocità della riduzione del QE verrà rinviato all’anno prossimo”.