Per Fondaco SGR le opportunità vanno cercate nella diversificazione, soprattutto nell'ambito dei mercati azionari. Resta da capire cosa succederà sul fronte obbligazionario, dopo le mosse di politica monetaria.
Favorevoli ad un‘allocazione diversificata, concentrando, però, sempre di più il rischio e le opportunità su un numero ridotto di fattori, soprattutto individuabili nell’ambito dei mercati azionari. È questo il consiglio che arriva dal team gestionale di Fondaco SGR. La società che conta oggi 30 investitori istituzionali, con oltre 6 miliardi di euro di masse in gestione in Italia, si mostra positiva rispetto ai prossimi mesi. Soprattutto, come evidente, nei mercati azionari, sostenuti dall’evoluzione favorevole del quadro macroeconomico.
“L’Europa, in particolare, potrà beneficiare di una riduzione, almeno temporanea, del rischio politico dopo le elezioni francesi, ricominciando ad attrarre almeno parte dei flussi di investimento perduti nei mesi passati e godere, quindi, di un momentum ancora benevolo”, spiegano dalla SGR. Inoltre “anche la rotazione settoriale continuerà, presumibilmente, ad essere un tema interessante, sia in Europa sia negli Stati Uniti, anche se non facile da sfruttare in maniera opportunistica e direttamente condizionata dalla decisioni di politica economica”. Proprio la politica infatti rappresenta un fattore rischio predominante nel breve e medio periodo da entrambi i lati dell’oceano: in Europa l’esito delle elezioni francesi non è scontato e non esaurirà, in ogni caso, la serie di consultazioni mentre negli Stati Uniti l’amministrazione Trump dovrà passare delle promesse ai fatti, dimostrando di essere all’altezza delle aspettative alimentate in campagna elettorale e prontamente scontate dagli investitori.
Diverso invece lo scenario per i mercati obligazionari. “Le opportunità di creazione di valore appaio limitate, sia per i titoli di Stato, comunque necessari in un portafoglio diversificato per necessità di protezione, sia per gli strumenti corporate, i quali offrono livelli di spread non adeguati rispetto ai rischi sottostanti”, affermano gli esperti. “Il moderato incremento dei tassi di interesse ha determinato una contrazione sia della componente governativa sia di quella corporate, anche se l’esito della riunione della Federal Reserve ha stemperato i timori di un atteggiamento particolarmente aggressivo, limitando l’effetto del rialzo effettuato e confermando l’efficacia della strategia di comunicazione della Banca centrale”, aggiungono da Fondaco SGR.
“Una certa esposizione verso il debito dei Paesi emergenti continua ad essere indispensabile, al fine di migliorare il livello dei rendimenti attesi, attraverso un approccio, però, molto selettivo, valutando con attenzione i Paesi nei quali investire e la gestione del rischio di cambio”. Tanto più che l’attenzione è tutta concentrata sulle politiche delle Banche centrali, laddove le aspettative di un cambio di atteggiamento della BCE verso una graduale riduzione e interruzione del piano di acquisti di titoli di Stato, sono ora prevalenti rispetto all’impatto dei rialzi dei tassi della Fed, ormai già scontati.
“Le attese di un tapering nei prossimi mesi e la possibilità di un rialzo del tasso di riferimento anche prima della fine dell’anno sono state al centro dell’attenzione degli investitori, alimentando un temporaneo apprezzamento dell’euro”, analizza Fondaco. Eppure queste aspettative “non appaiono coerenti con l’evoluzione del quadro macroeconomico e, soprattutto, dell’inflazione nel medio periodo, dove le probabilità di pressioni significative sul livello dei prezzi al consumo sembrano limitate: la dinamica dell’indice core CPI sarà determinante per le decisioni della BCE nei prossimi mesi”.