Caron (Morgan Stanley IM): “Gli investitori devono pensare in modo diverso a come utilizzare le obbligazioni”

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Jim Caron, Head of Global Macro Strategies, Global Fixed Income Team di MSIM

Per le incertezze economiche generate dalla pandemia, le politiche monetarie espansive delle principali Banche centrali mondiali sembrano destinate a durare ancora a lungo. I tassi di interesse bassi e le ingenti politiche di acquisto di titoli spingono i rendimenti delle attività meno rischiose del reddito fisso verso lo zero, con degli impatti significativi sull’impiego delle obbligazioni nei portafogli. “Gli investitori devono pensare in modo diverso a come utilizzare le obbligazioni, cercando investimenti che siano gestiti attivamente, che possano bilanciare credito e rischio di tasso e che possano essere selettivi nel trovare investimenti a livello globale, inclusi i mercati emergenti”, ad affermarlo è Jim Caron, responsabile delle macro strategie globali del team Global Fixed Income di Morgan Stanley Investment Management. Il COVID-19 continua a dominare la scena: l’aumento dei contagi e la paura di nuovi lock down fanno vacillare la ripresa, e almeno fino all’introduzione di un vaccino, le politiche monetarie e fiscali di Banche centrali e i Governi saranno dettate dalla diffusione del virus. Ma sul lungo termine lo scenario potrebbe mutare: “Il prossimo fattore di rischio deriverà dagli sviluppi del commercio, sulla base di come gli Stati Uniti e l'Europa, oltre che gli altri mercati emergenti, risponderanno alle tensioni commerciali internazionali. A lungo termine ciò potrebbe dar luogo a rischi inflattivi, ma è probabile che ciò avvenga tra diversi anni”, avverte Caron. Negli ultimi mesi l’approccio d'investimento al reddito fisso è stato guidato dalla valutazione di quali attività potessero essere in grado di rispondere più positivamente alle politiche monetarie e fiscali a sostegno dell’economia colpita dal virus. “L’applicazione di questo principio ci ha indirizzato verso crediti e obbligazioni sovrane investment grade, dove le capacità delle banche centrali e i programmi di acquisto sono più consistenti. Questo includeva inizialmente asset di alta qualità negli Stati Uniti e in Europa, dove i programmi approvati (come il QE e il PEPP) avranno una grande influenza sul sostegno dei prezzi delle attività. L’insieme degli effetti positivi delle politiche adottate nei mercati sviluppati influenzerà a sua volta anche quelli emergenti e anche gli asset creditizi di minore qualità potrebbero trarne beneficio nel tempo”, evidenzia.  

Il comportamento del fondo Global Fixed Income Opportunities

Il 2020 ha rappresentato un banco di prova altamente sfidante per i gestori attivi: dopo il crollo inatteso del primo trimestre i mercati hanno intrapreso un rally che li ha portati a recuperare gran parte del terreno perduto. Ma le incertezze per l’ultima parte dell’anno non sono finite. Interessante è dunque ripercorrere le scelte del team di investimento nella gestione del portafoglio del Global Fixed Income Opportunities, che nel 2020 ha ottenuto il doppio rating di FundsPeople ‘BC’, Blockbuster e Consistente. “La nostra filosofia d'investimento ci ha aiutato ad assorbire lo shock iniziale, senza essere costretti a vendere attività illiquide a livelli sottovalutati. Questo ci ha permesso di evitare perdite permanenti, oltre alla possibilità di partecipare al rimbalzo dei prezzi”, afferma Caron. Nel secondo trimestre 2020 il team di gestione è anche passato ad asset che riteneva avrebbero risposto meglio al sostegno fornito dalla politica. “Abbiamo acquistato credito sottovalutato investment grade e di titoli asset backed securities che sarebbero poi stati sostenuti da programmi di acquisto supportati dai governi, come il TALF (Term Asset-Backed Securities Loan Facility). Inoltre, abbiamo assunto posizioni su titoli sovrani in diverse aree geografiche, come l'Europa, l'Australia e la Nuova Zelanda, dove le banche centrali hanno adottato programmi di acquisto accomodanti. Siamo anche passati a sottopesare il dollaro USA, poiché ritenevamo che, sia l'aggressiva espansione fiscale negli Stati Uniti, sia la riduzione della domanda di beni rifugio a favore del dollaro, con la stabilizzazione dei mercati, avrebbero spinto il biglietto verde verso il basso. In seguito abbiamo inoltre notato opportunità selettive nei mercati emergenti nel corso del terzo trimestre, dove vi erano asset sottovalutati”, sottolinea l’esperto.  

E per il 2021?

“Non tutto ciò che ha funzionato bene nel 2020 funzionerà altrettanto bene nel 2021”, afferma Caron che prevede una ripresa economica nel 2021, ma diversa rispetto al 2020, un anno in cui le politiche hanno dominato i prezzi degli asset.Continueremo ad avere in portafoglio attività liquide di alta qualità per coprire la volatilità, ma bilanceremo tutto ciò con asset di qualità creditizia inferiore, meno sensibili ai tassi d'interesse e più reattivi alla crescita economica e al calo dei rischi di insolvenza”, spiega l’esperto. Alto è anche l’interesse per i mercati emergenti locali, poiché secondo il gestore potrebbero beneficiare di un rimbalzo globale il prossimo anno. “Ciò che rimarrà invariato per noi è il sovrappeso sugli Asset Backed Securities e sui mutui ipotecari non garantiti dalle agenzie supportate dal governo (non-agency mortgage backed securities) che tendono ad essere meno sensibili ai tassi e la cui qualità del credito potrebbe migliorare con migliori condizioni economiche. Rimarremo invece sottopesati rispetto al dollaro USA, poiché riteniamo che sia iniziato un trend secolare verso l'indebolimento”, conclude.