Nel primo rapporto sulle principali dinamiche di mercato in materia di investimenti sostenibili e criptoattività, il team di studiosi analizza l’incremento numerico delle criptovalute, il perimetro della Defi e la ripartizione geografica.
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Resta alta l’attenzione di Consob sulle criptovalute. A conferma di quanto sostenuto in più occasioni dal presidente Paolo Savona (l’ultima nel corso del tradizionale incontro con il mercato in Borsa, quando ha rimarcato la necessità di regole valide e condivise sul settore), arriva un’analisi approfondita sulla “corsa” delle criptovalute, sulla loro volatilità intrinseca, i rischi in termini di cybersecurity e la crescita in termini numerici e di mercato. Il tutto con uno sguardo attendo all'evoluzione della finanza decentralizzata (Decentralised Finance o DeFi).
I dati sono contenuti nel “primo rapporto sulle principali dinamiche di mercato in materia di investimenti sostenibili e criptoattività” lo studio firmato dal team coordinato da Nadia Linciano, head of the Research Department in Consob, di cui è stata pubblicata già una prima notizia dedicata all’approfondimento sui fondi sostenibili.
Criptovalute: da 2.400 del 2020 a 10.300 ad aprile 2022
Nella seconda parte del report, dedicata appunto alle criptoattività, l’autorità di controllo rimarca la crescita numerica delle criptovalute passate da poco più di 2.400 nel 2020 a 10.300 ad aprile di quest’anno (+330%).
Il boom in termini numerici si confronta con un parallelo aumento della capitalizzazione che, tuttavia, continua a rappresentare una percentuale ridotta (il 2,5% del valore aggregato dello S&P500 e dello Stoxx Europe 600) rispetto a quella dei mercati azionari.
In questa crescita Bitcoin ed Ether mantengono comunque il 60% della capitalizzazione totale. Il dato, sottolinea Consob, si attesta al 13% per le stablecoins.
Le applicazioni di DeFi
Un’analisi approfondita è quella che Consob dedica alle applicazioni di Defi, che attraverso infrastrutture blockchain permettono la creazione e lo scambio di prodotti e servizi finanziari legati a criptoattività, disintermediando gli operatori tradizionali e le infrastrutture centralizzate.
L’ammontare del capitale depositato a garanzia delle applicazioni Defi (il cosiddetto value locked, utilizzato come una proxy dimensionale), si legge nello studio, ha visto un incremento dai 16,5 miliardi di dollari di fine 2020 a 56 miliardi a maggio di quest’anno. Il picco, tuttavia, è stato raggiunto a fine 2021 (95 miliardi) a riprova della estrema volatilità delle criptovalute.
Nel periodo compreso tra maggio 2021 e maggio 2022 la volatilità e il rendimento del Bitcoin si sono attestati su livelli rispettivamente di gran lunga superiori e di gran lunga inferiori a quelli riferibili ad alcune categorie di asset non digitali. Nel grafico di seguito si veda la volatilità del Bitcoin (81%) rispetto a quella dell'oro e dello S&P500 (rispettivamente 13 e 17%); mentre il rendimento medio è stato del 4,8% per l'oil e -4,8% per la cryptocurrency.
E qui entra in gioco un’altra informazione emersa dal rapporto Consob: nonostante la decentralizzazione delle criptoattività, negli ultimi mesi l’andamento dei prezzi di quelle più diffuse risultano “moderatamente correlati” con quelli dei principali indici azionari. Legame questo, che si è “lievemente rafforzato” negli ultimi mesi.
Cybersecurity, un profilo di criticità “rilevante”
Altro punto dolente nella disamina sulle criptoattività è quello relativo alla cybersecurity. Consob richiama, a questo proposito, alcune statistiche relative a 120 piattaforme digitali dedicate a criptoattività, ebbene “solo 16 possono ritenersi molto sicure”. Questo si sposa con un altro dato allarmante riportato da altre fondi, secondo cui da settembre 2020 a fine maggio 2022, l’ammontare complessivo di fondi sottratti alle applicazioni DeFi a seguito di attacchi informatici ha superato i 2 miliardi di dollari, con l’incremento più consistente nel 2022.
Le cripto vanno forte in Ucraina e Russia
Mentre cresce l’interesse per le criptoattività (dal 2021 sono aumentate in maniera significativa le ricerche in rete), si delinea una “ripartizione geografica” di quanti possiedono questo tipo di asset. A livello globale il dato raggiunge i massimi in Ucraina e Russia (rispettivamente 13% e 12%), mentre tra le maggiori economie europee oscilla tra il 5% nel Regno Unito e il 2% in Italia.
A livello globale è aumentato anche il patrimonio dei fondi comuni dedicati all’investimento in criptoattività, che secondo le stime di alcuni analisti sarebbe passato da 36 miliardi di dollari a fine 2020 a quasi 70 miliardi a marzo 2022, con una diffusione più rilevante nel Nord America.