Cosa rispondere a un cliente che domanda come andranno le borse quest'anno?

Aditya Vyas, Unsplash
Aditya Vyas, Unsplash

Come si comporterà la borsa quest'anno? Questa è la domanda che i clienti rivolgono ogni anno in questo periodo ai loro private banker o consulenti finanziari. Ed è una delle domande più temute, poiché dare una risposta non è affatto semplice. Quando gli viene posta, il private banker o il consulente finanziario può fare due cose. O si prende il rischio di fare una previsione che a fine anno potrebbe essere disattesa e che il cliente potrebbe rimproverargli. Oppure può optare per la prudenza, mettendo sul tavolo dei dati storici inconfutabili che, non lasciando margini di interpretazione, aiutano lo stesso investitore finale a capire che nel mondo degli investimenti non si può parlare mai certezze ma solo di probabilità.

Prevedere il comportamento dei mercati azionari in un determinato anno è molto complicato perché è un periodo di tempo troppo breve. In ogni caso, molti private banker e consulenti finanziari, nel tentativo di trovare degli argomenti che diano una risposta concreta ai loro clienti, si affidano alle fonti indipendenti. Qui entrano in gioco le case di gestione internazionali, e più specificatamente gli strategist delle varie società, ai quali private banker consulenti sono soliti inoltrare il difficile quesito durante le riunioni o le presentazioni in cui li incontrano. 

Forse una delle risposte più coerenti è stata data da Philipp Vorndran, market strategist di Flossbach von Storch, durante un recente incontro con gli investitori: “Non ho idea di cosa farà il mercato azionario quest'anno”. Un’affermazione molto onesta che colpisce ancor di più perché proviene da un esperto del settore. Ma non importa quanto esperti si sia, prevedere cosa farà il mercato azionario nei mesi a venire è comunque impossibile. Si può parlare di possibili scenari o anche di intuizioni personali, mai di certezze, perché nella realtà nessuno sa come andranno le cose. Ma non tutti hanno il coraggio di affermarlo in modo così esplicito.

Vorndran preferisce estrarre dei dati storici inconfutabili, che non possono essere messi in discussione. Utilizzando come riferimento l’S&P 500 dall'anno della sua creazione, lo strategist di Flossbach von Storch evidenzia che il rendimento medio annuo dell'indice è stato dell'11,4% e che nel 74% degli anni in questione l'indice è aumentato. E dopo un anno di forte crescita, l'anno successivo il mercato è sceso solo nel 15% dei casi. “Tutti hanno paura delle correzioni, ma è come se in una partita tra Juventus e Spal si scommettesse sulla vittoria della squadra di ferrarese. Può succedere che la Spal vinca, ma è uno scenario molto meno probabile. Eppure, nei mercati accade che gli investitori scommettano sulla Spal”.

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Questi sono i dati. Tuttavia, rischiare il proprio denaro fa paura e gli investitori spesso si aggrappano all'argomento del momento per giustificare le loro paure. "E se la guerra commerciale… e se le elezioni americane…  e se la Brexit... Queste sono questioni che non toccano i mercati finanziari. La Brexit è un problema per il governo britannico, per l'Unione europea e per alcune aziende, ma non è in alcun modo un problema rilevante per i mercati. La prova più evidente è che, da quando è noto il risultato del referendum, l'indice mondiale MSCI è aumentato di oltre il 50%. Ogni giorno parliamo di questioni che non influiscono sui mercati e difficilmente menzioniamo altre questioni molto più importanti, che aiuterebbero gli investitori a mantenere il sangue freddo”.

Vorndran cita, ad esempio, il fatto che, anche se stiamo attraversando il periodo di crescita più lungo del dopoguerra, tale crescita è più contenuta rispetto ai precedenti periodi espansivi. Oppure che, nonostante il forte rialzo dei mercati azionari dal 2009, il premio per il rischio sulle azioni (la differenza tra il tasso di rendimento e il tasso d'interesse medio) rimane elevato... esattamente agli stessi livelli di prima della caduta di Lehman Brothers (cfr. grafico). Si tratta di fatti spesso ignorati, che portano gli investitori a concentrarsi su questioni meno rilevanti che creano soltanto nervosismo, incoraggiandoli ad uscire dal mercato.

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È vero che nessuno è mai morto per aver monetizzato un profitto. Tuttavia bisogna ammettere che prendere profitto nel contesto attuale significa uscire dal mercato in attesa di una correzione che ci permetta di acquistare lo stesso bene ad un prezzo più basso, dal momento che non ci sono alternative in cui investire per soddisfare le aspettative dei clienti. Il problema è che prevedere il market timing è molto difficile. Come dice Warren Buffett, “il vero rischio non è quello di essere investiti". Nel mondo degli investimenti ci sono due leggi fondamentali, che non devono essere violate. La prima è evitare di entrare e uscire dai mercati al ritmo dei titoli dei giornali.

Come sottolinea Fidelity, chi mantiene le sue posizioni beneficia della tendenza generale al rialzo dei mercati azionari nel lungo periodo. "Quando gli investitori cercano di trovare il momento giusto per entrare e uscire loro investimenti, possono correre il rischio di erodere i rendimenti futuri, in quanto possono perdere i giorni di maggiore ripresa del mercato e le più interessanti opportunità di acquisto che di solito si presentano nei periodi di pessimismo. Sprecare soltanto cinque delle migliori giornate di borsa può avere un impatto significativo sui rendimenti a lungo termine", sottolineano dalla casa di gestione.

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La seconda legge che i mercati finanziari insegnano è che gli investitori azionari in genere ottengono dei premi per il rischio supplementare che si assumono sotto forma di rendimenti medi più elevati nel lungo termine. "I prezzi dei titoli si discostano regolarmente dal loro valore intrinseco quando i mercati reagiscono in modo eccessivo o insufficiente, per cui gli investitori possono aspettarsi che la volatilità dei prezzi generi opportunità. Nel lungo termine, invece, i prezzi delle azioni si muovono in funzione dei profitti aziendali e generalmente il mercato azionario ha superato per rendimenti altri tipi di investimenti in termini reali, cioè al netto dell'inflazione", conclude Fidelity.

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