ESG: l'importanza della regolamentazione per attuare il cambiamento

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foto: autor Niccoló Caranti, creative commons

Non basta dire di essere sostenibili, bisogna saperlo dimostrare. Si parte da questo assunto per spiegare in quale direzione dovranno andare i professionisti dell’asset management e più in generale della finanza per affrontare le sfide dei prossimi anni relative ai fattori ESG. Per fare questo sarà necessaria una regolamentazione sempre più stringente e condivisa. “Se è vero che le regole dell'UE sono complesse e impegnative, ciò non dovrebbe rappresentare un freno all'innovazione nello spazio degli investimenti sostenibili", ha commentato Adrie Heinsbroek, chief Sustainability Officer di NN Investment Partners (NN IP). "Dopo aver stabilito degli standard comuni per l'industria, ora tocca ai gestori patrimoniali impegnati sulla frontiera dell’innovazione fornire una nuova visione d'investimento e prodotti che ci conducano sulla strada di un futuro sostenibile" ha spiegato in occasione di un incontro con la stampa specializzata.

la normativa

Come noto, la Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR) è ormai in vigore dal marzo scorso e gli attori dell’industria si stanno confrontando con essa già da molto tempo prima. Sono però in fase di elaborazione una serie di normative di livello 2 e l’adesione a questi standard tecnici è stata per ora rimandata di sei mesi al primo luglio 2022. Ci troviamo dunque in una fase simile a quella di qualche mese fa, con le società impegnate ad adattare la propria documentazione e reportistica a queste nuove direttive. "Da anni usiamo criteri proprietari per distinguere i nostri fondi e i mandati in quattro gruppi: tradizionale, integrato ESG, sostenibile e impatto. Questa categorizzazione esistente sta aiutando la nostra transizione verso le nuove categorie di prodotti previste dalla SFDR" spiega Simona Merzagora, managing director della società olandese.

la spinta verso gli investimenti esg

Il mercato degli investimenti sostenibili è in una fase di forte espansione. Il COVID-19 non ha in alcun modo rallentato questo trend, anzi. Secondo l'analisi di Bloomberg Intelligence, gli asset ESG globali potrebbero raggiungere i 53 mila miliardi di dollari entro il 2025, con l’Europa a fare da traino. Una spinta arriverà proprio da un insieme di fattori tra cui la normativa citata prima o la tassonomia, com’è evidente tutte iniziative di matrice europea. "Le nuove regole dell'UE possono aiutare a guidare il passaggio verso investimenti e finanziamenti più sostenibili, favorendo lo sviluppo di nuovi prodotti, aumentando la consapevolezza sulle questioni ESG e stimolando all’azione chi è ancora indietro", continua Heinsbroek.

Passi in avanti possono e devono ancora essere fatti in settori, zona geografiche o specifiche asset class. Secondo NN IP grazie al cosiddetto “effetto Bruxelles”, è probabile che i paesi di tutto il mondo adottino normative e regolamenti simili considerati ormai best practice globali. Nei mercati emergenti, dove si trovano molti dei paesi più vulnerabili alla minaccia del cambiamento climatico, questo significherà che gli investimenti europei potranno fluire più liberamente in queste economie con gli investitori del Vecchio Continente che potranno cogliere un maggiore ritorno in tema di sostenibilità. Vengono inoltre citati anche i mercati privati europei, che al momento si dimostrano più impermeabili al cambiamento. Secondo recenti stime di PwC infatti la percentuale di asset ESG si ferma alla soglia del 14,8% anche se nei prossimi cinque anni la percentuale dovrebbe salire in maniera decisa.

Per quanto riguarda le asset class invece l’esperto si sofferma sul reddito fisso, le aziende intensificheranno l'emissione di obbligazioni verdi che soddisfano i nuovi standard dell'UE e che consentono agli investitori di puntare su specifici progetti. Gli investitori giocheranno anche un ruolo sempre più importante nella finanza alternativa, fornendo alle aziende finanziamenti cruciali per quei progetti che tradizionalmente erano affidati alle banche. E in questo senso una menzione va fatta per l’ultima recente emissione a livello europeo di un maxi green bond da 12 miliardi con l’obiettivo di raccogliere 250 miliardi entro il 2026 cercando di finanziarie la ripresa post pandemia del Vecchio Continente.

Ma anche dal punto di vista di nuovi settori di interesse, oltre al clima, gli esperti di NN IP sottolineano la crescente enfasi da parte dei regolatori e degli investitori sulla “S” negli investimenti ESG. In conclusione, quest'ultima aiuterà anche a stimolare soluzioni in aree come l'assistenza sanitaria e l'istruzione, che, come sappiamo, sono fondamentali per creare società più inclusive nel periodo post-pandemico.