Il 2022 del private debt in Italia, un anno record per raccolta e investimenti

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Oleg Laptev (Unsplash)

Nel 2022, il dato di raccolta del private debt in Italia è il “più alto mai registrato”. È quanto emerge dai numeri presentati ieri, 5 aprile, dall’Associazione Italiana del Private Equity, Venture Capital e Private Debt (AIFI), in collaborazione con Deloitte, che mettono in luce una crescita del 15% sull’anno precedente per masse totali pari a 1,13 miliardi di euro, contro i 987 milioni del 2021. Si conferma, al contempo, il numero degli operatori che hanno raccolto i capitali: 11 come nell’anno precedente con una prevalenza della componente domestica (75%) sul fronte della provenienza geografica.

Fondi pensione e casse di previdenza sono le prime fonti di raccolta (il 21% del totale) seguiti da fondi di fondi istituzionali e assicurazioni (entrambi il 15%).

Investimenti

Non soltanto la raccolta, anche gli investimenti in private debt hanno subito un’accelerazione nel  corso del 2022: oltre 3,2 miliardi con un incremento complessivo del 43% sul 2021 (quando si erano fermati a quasi 2,3 miliardi). Tale valore, si legge in una nota, risulta fortemente influenzato da alcune operazioni, volte a supportare buy out di dimensioni significative.

Il numero di sottoscrizioni è stato pari a 262 (-7% rispetto alle 281 del 2021), distribuite su 133 società (-6% rispetto alle 141 nel 2021). I soggetti domestici hanno realizzato il 52% del numero di operazioni, mentre l’82% dell’ammontare è stato investito da operatori internazionali.

Crescono anche le operazioni di dimensioni rilevanti: ben otto società hanno ricevuto almeno 100 milioni di euro ciascuna (per 1,73 miliardi complessivi). Erano cinque nel 2021 per 1,13 miliardi. I finanziamenti hanno rappresentato il 59% dei casi, le sottoscrizioni di obbligazioni il 35% e gli strumenti ibridi il restante 6 per cento.

La durata media delle operazioni è di 5 anni e 8 mesi con un tasso d’interesse medio del 5,07 per cento. Con riferimento agli obiettivi delle operazioni, nel 2022 il 58% degli interventi ha avuto come scopo la realizzazione di programmi indirizzati allo sviluppo delle società target, mentre a livello di ammontare il 72% del totale ha riguardato debito a supporto di operazioni di buy out.

Distribuzione geografica e settori

La Lombardia conferma il suo primato nell’attrazione di operazioni di private debt, con il 36% delle società oggetto di investimento. Seguono Veneto (18%) ed Emilia Romagna (9%). Beni e servizi industriali conquistano il primo gradino del podio sul fronte dei settori (24% di imprese) seguiti dall’ICT (14%). Mentre le società che hanno effettuato rimborsi sono state 131 (177 nel 2021, - 26%), per un ammontare pari a 307 milioni (-14%).

Fonte: AIFI -Deloitte.

Focus sui 10 anni

AIFI e Deloitte fanno anche il punto sul primo decennio di attività del private debt in Italia, mercato che, nelle parole di Innocenzo Cipolletta, presidente AIFI, “in questa decade ha saputo occupare un ruolo via via più strategico per le imprese che necessitano di debito per la crescita”. Tuttavia Cipolletta sottolinea come i numeri del 2022, seppure da record, “non sono però sufficienti in un settore che potrebbe crescere ancora molto che per farlo ha bisogno di un supporto da parte delle istituzioni soprattutto nella fase di fundraising”. Anche da Antonio Solinas, leader di Deloitte Financial Advisory, riporta come il settore, in un contesto di incertezza macroeconomico come quello attuale, rappresenti “una fonte di supporto strategico alle aziende e ai fondi di private equity per il supporto del sistema imprenditoriale italiano”.

I numeri dei dieci anni di private debt italiano vedono un totale di 25 operatori che, suddivisi tra domestici e internazionali con un veicolo dedicato all’Italia, hanno raccolto capitali, per  5,4 miliardi, l’83% dei quali provenienti dal nostro Paese. Dal 2014 sono stati investiti in questo mercato 10,7 miliardi, grazie anche all’attività dei soggetti internazionali, a cui è imputabile il 75% di questo valore. Complessivamente, le operazioni sono state 1.366, oltre metà delle quali (58%) realizzate da soggetti domestici. Circa la metà dell’ammontare complessivo ha riguardato il supporto a operazioni di buy out (a cui sono stati destinati 5 miliardi, di cui 4,4 investiti da operatori internazionali), mentre 4,3 miliardi hanno riguardato operazioni per lo sviluppo delle imprese. Dal 2015 ad oggi, le società nel portafoglio dei Soci AIFI che hanno effettuato rimborsi sono state 340, per un ammontare totale di 1,8 miliardi.