L’Italia è in recessione tecnica

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foto: autor matteo ruina, Flickr, creative commons

Gli ultimi dati del PIL dell'Italia per il quarto trimestre del 2018 hanno appena mostrato una contrazione dell'economia dello 0,2%, che ha portato il Paese in recessione tecnica.

"Gli ultimi dati sul PIL italiano potrebbero non essere una sorpresa per gli investitori, ma evidenziano le sfide che attendono il Paese e la coalizione di governo, commenta Andrea Iannelli, direttore degli investimenti a reddito fisso di Fidelity International. “Parte della colpa è dovuta al rallentamento dei principali partner commerciali del Paese. Tuttavia, i disaccordi tra il governo e le autorità europee a causa della legge di bilancio durante l'estate del 2018 hanno aggravato le debolezze del Paese".

"Le forti flessioni registrate dalle attività italiane e l'aumento dei rendimenti si fanno sentire sotto forma di prestiti più stringenti e dati macroeconomici più deboli. Inoltre, il debito pubblico italiano ha registrato una forte ripresa nella seconda parte del 2018, quando il differenziale tra obbligazioni decennali italiane e tedesche si è ridotto di oltre 60 punti base rispetto al massimo precedente”.

Bisogna tenere sotto controllo anche le dinamiche demografiche in atto nel Paese. La riduzione della popolazione in età lavorativa può mantenere i livelli di crescita dell’Italia relativamente bassi nei prossimi anni? Naturalmente queste forze non agiscono solo in Italia, dato che molti Paesi sviluppati si trovano ad affrontare condizioni simili. “L’Italia, però, è un Paese reso fortemente vulnerabile dal debito pubblico”, fa notare Jordy Hermanns, gestore multi-asset di Aegon Asset Management.

“La combinazione tra una bassa crescita strutturale e un debito pubblico elevato, 131% del PIL, rende difficile per il governo raggiungere un surplus di bilancio e ridurre i livelli di debito in maniera strutturale. Diventa quindi improbabile per l’Italia riuscire ad abbassare il debito e ciò significa che non riuscirà a rispettare le regole europee per un lungo periodo di tempo. Questo avrà conseguenze su vari livelli, sia sulle politiche europee sia sui mercati finanziari”. 

Le agenzie di credito stanno monitorando la situazione italiana molto da vicino. In ottobre Moody’s ha tagliato il rating a Baa3 e cambiato l’outlook da stabile a negativo, lasciando il Paese ad un passo dall’uscita dalla fascia investment grade. Le ragioni sono state l’indebolimento della posizione fiscale e lo stallo nei piani delle riforme economiche e fiscali. 

“Nel caso in cui l’outlook economico dovesse deteriorarsi ancora, i costi di finanziamento potrebbero aumentare molto rapidamente, come abbiamo visto lo scorso anno. Un ulteriore downgrade da parte delle agenzie di credito potrebbe inoltre rivelarsi doloroso, soprattutto contando che l’Italia perderebbe lo status di investment grade e l’accesso facilitato al mercato dei capital”, spiega Hermanns.

“La drastica retromarcia di fine anno italiana insieme all’altrettanto drastico taglio del governo tedesco sulle stime del PIL tedesco del 2019 (da 1,8% a 1%) contribuisce a ritenere verosimile una stima sulla variazione del PIL Italia 2019 sempre più vicina allo 0%”, spiega Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte SIM.

“La verità, insomma, la sapremo meglio da febbraio in poi, anche sul fronte governativo. Su questo tema ribadiamo la view: l’ipotesi è di continuazione tendenziale del calo dello spread verso area 200/220 punti base nel corso poco prima e/o nelle settimane successive alla riunione BCE del 7 marzo, quando potrebbe essere annunciata una nuova operazione TLTRO".