L'Italia vista dagli asset manager internazionali

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Foto di Chelsea London Phillips, Unsplash

Ormai rassegnati alla prospettiva di un lungo scontro fra Roma e Bruxelles sui piani di spesa dell’Italia nel 2019, gli investitori non prevedono di modificare le proprie posizioni sui titoli di Stato italiani a meno di elezioni anticipate in grado di cambiare l’attuale assetto di governo. I mercati sono, infatti, posizionati per un’ulteriore debolezza dei Btp - come è evidente dalle gigantesche posizioni corte costruite sui derivati nel corso dell’estate - e quindi i prezzi sono adesso più vulnerabili ad una sorpresa positiva.

Il perdurare dello scontro, infatti, secondo Jon Day, gestore reddito fisso di Newton IM (BNY Mellon IM),  non offre di certo “alcun sollievo, nel breve termine, ai titoli italiani. Con la BCE pronta a concludere il proprio programma di quantitative easing alla fine dell’anno, è probabile che le obbligazioni italiane resteranno sotto pressione, con la necessità di trovare nuovi acquirenti. Il governo italiano corre un grande rischio nell’aumentare la propria richiesta di finanziamenti proprio quando la dipendenza dagli investimenti privati sta aumentando. Dal mercato dovranno probabilmente arrivare 30 o 40 miliardi di euro aggiuntivi per soddisfare le esigenze di finanziamento dell’Italia”.

La stabilità della coalizione di governo è infatti diventata una delle poche variabili citate dagli asset manager in grado di fare la differenza nell’attuale scenario di rottura fra Roma e Unione Europea. Il ritorno alle urne, visto come improbabile almeno fino a dopo le elezioni europee di maggio, potrebbe, infatti, portare alla formazione di una coalizione di centrodestra, considerata potenzialmente meno di rottura rispetto all’attuale governo. Dal voto dello scorso marzo la Lega di Matteo Salvini ha aumentato il consenso nei sondaggi, salendo sopra il 30% a fronte di un ridimensionamento del sostegno al Movimento Cinque Stelle. “Se l’Italia andasse ad elezioni anticipate, anche con quello che dicono attualmente i sondaggi, questo sarebbe relativamente positivo per gli asset italiani perché la maggior parte delle politiche della Lega sono ‘budget friendly’”, osserva David Zahn, responsabile obbligazionario europeo di Franklin Templeton. “Vogliono tagliare le tasse ma non hanno i grandi piani di spesa dei Cinque Stelle e si alleerebbero probabilmente con chi la pensa allo stesso modo”, dice. “Da questo punto di vista, i bond italiani potrebbero fare relativamente bene con nuove elezioni”.

Georg Schuh, chief investment officer per l’area EMEA di DWS, ha detto a Reuters che se le elezioni europee mostrassero supporto per i populisti, è probabile che l’Italia torni alle urne. “A quel punto se avessimo una coalizione Lega-Forza Italia, potrebbe essere un governo un po’ più stabile e meno polarizzato”. Quello dei titoli di stato italiano è il peggiore dei principali mercati della zona euro da inizio anno, con rendimenti negativi del 9,5% sul decennale. Lo spread verso i Bund si attesta sopra i 300 punti base da 125 punti base dove si trovava prima del sell-off di maggio. Un’economia debole e la prospettiva della fine dello stimolo della Banca Centrale Europea non aiutano. Secondo il gestore di UBP, Mohammed Kazmi, la maggior parte degli investitori aveva assunto un posizionamento positivo in vista delle elezioni italiane di marzo ed è probabile che questo si verifichi di nuovo nell’eventualità di un nuovo voto. “Ma prima di arrivare a quel punto, perché siano indette nuove elezioni, è probabile che ci sia molta volatilità”.