UBS AM, le regole d'oro per la corretta gestione di un portafoglio obbligazionario di un ETF

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Gli indici obbligazionari in genere non sono implementati secondo fattori specifici, sono caratterizzati da un elevato numero di titoli, che hanno un ampio bid-ask spread. Sulla base di queste premesse la selezione di un ETF che replica i mercati fixed income richiede maggiore attenzione da parte dell’investitore, soprattutto per quanto riguarda la sua strutturazione. Matthias Dettwiler, managing director di UBS AM ha individuato i principali elementi da tenere in considerazione durante la costruzione del portafoglio obbligazionario di un ETF, o in generale quando si opera nel mercato dei bond.

Innanzitutto occorre analizzare i principali liquidity driver del mercato fixed income, che si possono riassumere in quattro caratteristiche: bond age (intesa come gli anni passati dall’emissione); bond maturity; le dimensioni dell’emissione e la qualità del credito.

Il portafoglio obbligazionario ottimale di un ETF ha l’obiettivo di ridurre i costi di transazione, gestendo nel miglior dei modi il tracking error in un determinato range. La minimizzazione dei costi avviene tramite:

  • la stratificazione del campione di riferimento;
  • un’efficiente gestione dei flussi di cassa;
  • monitoraggio della liquidità;
  • decisioni intra-mese che possono apportare benefici al portafoglio, cioè prendere in considerazione le nuove emissioni, le corporate action, i cambiamenti di rating e individuare i titoli che lasciano l’indice;
  • l’uso di derivati.

Attenzione alla size

“Trade di grosse dimensioni non sono necessariamente migliori”, così esordisce Matthias Dettwiler per esortare a porre attenzione anche alla size delle operazioni. Viviamo in un contesto di mercato in cui la liquidità dei bond è ormai in declino per diverse motivazioni: la regolamentazione, la minore disponibilità dei dealer, i flussi dei fondi e i bassi tassi di interesse. I dealer infatti non accettano di quotare bid-ask spread ristretti nel caso di grandi size, a causa della limitata capacità del book e degli alti costi di capitale. Maggiori sono le dimensioni della trade, maggiori sono i costi effettivi a seguito dell’allargamento degli spread.

UBS AM adotta nel trading l’approccio di stratificazione del campione e del 'price conscious' che permette quindi di ridurre i costi di transazione. In particolare in fase di redemption l’asset manager tende a quotare al di sopra del prezzo bid, all’interno dello stesso campione.

L’approccio ESG migliora la performance

Oltre all’analisi di liquidità, il portafoglio obbligazionario ottimale deve garantire una diversificazione a livello globale, sia nel caso di esposizioni core che di mercato, e integrare il processo di investimento con criteri SRI. L’approccio ESG di UBS AM segue sia il principio di esclusione dei titoli controversi, che il ribilanciamento ESG based dell’indice, consentendo di aggiungere valore alle performance finali. “La selezione dei titoli secondo criteri ESG può avere un impatto importante per il portafoglio, perché la maggior parte degli investitori, istituzionali e non, stanno adattando le loro strategie in questa direzione”, commenta Dettwiler.