L’estate scorsa – in un momento di grandi turbolenze per la Cina - la società americana specializzata nella costruzione di indici ha deciso di non inserire nel suo MSCI Emerging Markets Index le azioni cinesi quotate a Shanghai e Shenzen, quelle conosciute come di classe A (l’indice è, invece, esposto ad azioni di classe H e a compagnie cinesi quotate negli USA). Tuttavia, il fornitore potrebbe ritornare sui suoi passi, prendendo in considerazione un cambiamento nelle ponderazioni dell’indice dopo aver ripreso il dialogo con le autorità cinesi, come riporta il Financial Times.
La mossa chiave da parte di MSCI è stata la pubblicazione, giovedì scorso, di un documento di consultazione che verrà inviato ai clienti della società per raccogliere le loro impressioni su questo movimento che prevederebbe l’assegnazione di una ponderazione iniziale dell’1,1% alle azioni cinesi di classe A dell’ MSCI Emerging Markets, la cui ponderazione ascenderebbe a 1,5 bilioni di dollari in asset. Il fornitore, però, non prenderà una decisione ufficiale fino a giugno.
“La riapertura della consultazione è in linea con i cambiamenti recentemente adottati dalle autorità cinesi con l’intento di migliorare l’accessibilità del mercato delle azioni cinesi di classe A agli investitori istituzionali stranieri”, spiegano dalla società. Dal canto suo, la prestigiosa testata finanziaria ritiene che “l’inclusione nell’indice MSCI Emerging Markets migliorerebbe la reputazione della Cina all’interno del mercato globale azionario e obbligherebbe i fondi che replicano l’indice in modo passivo a comprare azioni, a prescindere dalla loro fiducia verso questi ultimi.