Il gioco dell'attesa delle Banche centrali. Quanto tempo?

CONTRIBUTO a cura di Nicolas Forest, global head of Fixed Income e Céline Deroux, senior Fixed Income strategist, Global Bonds di Candriam. Contenuto sponsorizzato da Candriam.

Gli obiettivi delle Banche centrali sono compatibili con la stabilità finanziaria in un contesto di inflazione più alta? A seguito dei recenti cambiamenti strategici nelle politiche monetarie e nelle coraggiose risposte post-pandemiche, anche i responsabili delle politiche monetarie stanno bilanciando le disuguaglianze derivanti dal quantitative easing e dal loro ruolo nella lotta ai cambiamenti climatici.

Un equilibrio instabile?

L'inflazione globale resta elevata a causa delle strozzature nelle catene di fornitura e della carenza di manodopera. Con il perdurare delle pressioni sui prezzi, i mercati obbligazionari sono diventati meno accomodanti e hanno già messo alla prova le funzioni di reazione delle banche centrali dei Paesi sviluppati. In particolare, l'Australia ha eliminato la capitalizzazione dei rendimenti che aveva mantenuto sulle obbligazioni a 3 anni.

Fed USA: obiettivo medio di inflazione e piena occupazione

La Federal Reserve statunitense ha un duplice mandato: nello specifico stabilità dei prezzi e piena occupazione. Un anno fa la Fed ha adottato anche un obiettivo flessibile di inflazione media del 2% (FAIT), che deve essere coerente con un mercato del lavoro pienamente attivo. Pertanto, la Fed può accettare un'impennata dell'inflazione finché non sarà stata raggiunta la piena occupazione. Nelle comunicazioni più recenti, la Federal Reserve ha riconosciuto che l'inflazione è superiore al target del 2%, ma ha descritto l'eccesso come transitorio, prevedendo un livello vicino al 2,2% entro la fine del 2022. Mentre l'economia statunitense prosegue la ripresa, la banca centrale ha annunciato una politica di normalizzazione consistente con l'obiettivo di metter fine agli acquisti di obbligazioni verso la fine del secondo trimestre del 2022. Sulla base del "Dot Plot” del FOMC, gli aumenti dei tassi dovrebbero giungere dopo la fine del tapering, poiché l'economia statunitense è ancora lontana dalla piena occupazione (la partecipazione della forza lavoro non è riuscita a risalire, in parte a causa dei programmi di prepensionamento).

Risultato? Dopo un aumento dei prezzi al consumo del 6,2% su base annua a novembre, gli investitori sembrano scontare aumenti dei tassi d'interesse da parte della Fed prima e più aggressivamente di quanto la banca abbia per ora annunciato. Riteniamo che la Fed potrebbe procedere a due aumenti dei tassi nel secondo semestre del 2022. Resta da vedere in che modo la Fed gestirà il suo bilancio sovradimensionato. Una riduzione attiva del bilancio potrebbe aver luogo prima, durante o dopo i primi rialzi dei tassi. Per il momento l'argomento non è stato affrontato, ma farà certamente parte delle decisioni politiche future, poiché potrebbe integrare gli strumenti della Fed nel percorso verso la normalizzazione della politica monetaria.

BCE: obiettivo di inflazione simmetrico e clima

In Europa, la BCE ha adottato un obiettivo di inflazione simmetrico e ha rafforzato la forward guidance. Inoltre, la Banca includerà fattori climatici nella valutazione della politica monetaria. La BCE prevede ancora inflazione a breve termine, in calo nel 2022 prima di scendere al di sotto dell'obiettivo del 2% nel 2023. In termini di acquisti di attivi, il Programma di 1.875 miliardi di dollari proseguirà a un ritmo più lento, fino a marzo 2022. Seguirà un programma di acquisto di attivi più flessibile.

Risultato? Come negli Stati Uniti, le aspettative di un aumento dell'IPC europeo di circa il 4% hanno alimentato le speculazioni su un potenziale rialzo dei tassi nel 2022. Questa opzione è stata ampiamente respinta da Lagarde durante il recente annuncio della BCE sulle decisioni di politica monetaria.

I mercati emergenti in contrasto

Questo approccio paziente delle Banche centrali dei paesi sviluppati contrasta nettamente con le recenti azioni delle Banche centrali dei mercati emergenti. Ad esempio, il Brasile ha innalzato i tassi di 575 pb dall'inizio del 2021, in particolare con un aumento di 150 pb a ottobre, il movimento più grande degli ultimi 20 anni tra quelli adottati in una sola riunione.

Reazioni subito, risultati nel tempo

Da un lato, le banche centrali dei mercati sviluppati corrono il rischio di farsi scavalcare dalla curva, nel qual caso potrebbero dover agire in modo aggressivo se le aspettative di inflazione dovessero schizzare in alto. L'inflazione rappresenta ora la principale fonte di preoccupazione per le aziende, mentre i consumatori risentono dell'impatto di prezzi più elevati. Anche le pressioni salariali vanno sorvegliate da vicino, in quanto potrebbero creare un circolo vizioso che potrebbe trasformare l'inflazione a breve termine in una caratteristica più permanente. D'altro canto, una risposta aggressiva all'inflazione (potenzialmente) transitoria potrebbe mettere a repentaglio la ripresa economica e rischierebbe di innescare un brusco rallentamento, in un contesto caratterizzato da un debito pubblico e dei consumatori più alto a livello globale.

I fattori trainanti dell'aumento dei prezzi - in particolare le strozzature nella catena di fornitura - dovrebbero persistere fino a febbraio, mentre lo shock energetico aggiunge incertezza alla traiettoria di crescita. In questo contesto, le nuove funzioni di reazione delle banche centrali saranno prontamente messe alla prova. Solo il tempo ci dirà se la loro pazienza sarà stata ricompensata da crescita resiliente e stabilità finanziaria.

*Banche centrali - Paesi sviluppati = USA, UE, Regno Unito, Giappone, Canada, Australia, Nuova Zelanda, Norvegia, Svezia, Svizzera; Emergenti = Cina, Messico, Brasile,
Indonesia, Turchia, Russia, Sudafrica, Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia.