Indipendente o brandizzato? (parte II)

Tofanelli-Marco
Funds People

Il modello distributivo delle reti integra oggi la prestazione del servizio consulenziale, abbinando l’assistenza continua di un professionista qualificato alla forza del brand, alla piattaforma di servizio, alle metodologie di ricerca e di analisi dei mercati, ai software per la profilatura della clientela e per la valutazione dell’adeguatezza, agli strumenti digitali, alle procedure di controllo, alla responsabilità patrimoniale dell’intermediario. È un modello efficiente e competitivo.

Un modello costruito su due capisaldi: l’obbligo di avvalersi di un professionista abilitato che opera secondo un rigoroso statuto normativo e l’obbligo di monomandato, che costituisce il presupposto per affermare la responsabilità solidale dell’intermediario. 

Tali capisaldi si sono integrati nel tempo con la disciplina del servizio di consulenza, indipendente e non, e continueranno a formare l’ossatura del sistema anche dopo il recepimento della MiFID2, garantendo concorrenza (già solo tra le prime otto società, otto diversi modi di prestazione del servizio), stretta relazione con i produttori, identificazione chiara del target di riferimento, attenta formazione del consulente, ampia gamma di strumenti finanziari adeguati.

Le reti hanno dimostrato di saper cogliere e soddisfare i bisogni della clientela secondo corretti orizzonti temporali neutralizzando sia le tendenze più speculative sia le remore all’investimento dei periodi di crisi. Oggi le Associate curano il risparmio di 3,5 milioni di clienti che hanno loro affidato masse per circa 350 miliardi; il contributo patrimoniale all’industria degli OICR aperti si attesta al 30% della valorizzazione patrimoniale complessiva. 

La recente iscrizione di un numero elevato di dipendenti bancari all’APF è un segnale evidente della vitalità del settore. Certo, occorre prestare attenzione nel curare l’inserimento efficiente delle nuove forze nel mercato. 

L’iscrizione all’albo non è infatti solo un atto formale; ad essa consegue l’abilitazione allo svolgimento di un’attività riservata che implica e presuppone conoscenze, attitudine, preparazione, capacità di pianificazione dei bisogni finanziari nel contesto di un’attività di wealth management e non solo di asset gathering.